BASILEA IV: la fine dei modelli interni? – prima parte
di Marco Pavoni

Set 20 2016
BASILEA IV: la fine dei modelli interni? – prima parte   di Marco Pavoni

L’azione del Comitato di Basilea (Basel Committee on Banking Supervision o BCBS) nel corso degli ultimi due anni e segnatamente nei primi mesi del 2016, è stata chiaramente orientata ad indirizzare il tema della marcata Variabilità osservata degli Attivi Ponderati per il Rischio (Risk Weighted Assets o RWAs) tra le istituzioni bancarie delle diverse giurisdizioni e per conseguenza della ridotta Comparabilità degli stessi in relazione alle diverse tipologie di rischio (mercato, credito e controparte, operativo).

Individuata la causa principale di quella variabilità nelle diverse declinazioni degli approcci metodologici, la strada maestra indicata dal BCBS sembra essere quella di semplificare quegli stessi approcci promuovendo un ricorso crescente a quelli di tipo c.d. Standardizzato unitamente all’applicazione di soglie minime (floor) ai requisiti di capitale determinati attraverso l’utilizzo dei Modelli Interni.

In questo contesto è legittimo chiedersi se, nella prospettiva tracciata dal BCBS, vi sia ancora spazio in futuro (e quale) per i Modelli Interni e quali siano gli impatti potenziali di un loro drastico ridimensionamento.

E’ convinzione di chi scrive che i Modelli Interni non debbano essere accantonati e che possano invece ancora dare un importante contributo sia agli operatori di Risk Management che alle autorità di supervisione in termini di comprensione dei profili di rischio e dei relativi impatti sulla stabilità del sistema finanziario anche all’interno del nuovo quadro normativo che si sta definendo.

Allo stesso tempo gli elementi di incertezza ancora esistenti devono essere prontamente rimossi per consentire alle istituzioni di effettuare tutte le valutazioni ai fini di una chiara programmazione degli investimenti specie in tecnologia e di pianificazione ai fini di una corretta allocazione delle risorse nelle diverse aree di business.

La tendenza sopra citata si è concretizzata nel 2016 in una serie di interventi a carico di tutti i rischi finanziari; interventi che si tradurranno in un set di nuove regole, oggi comunemente qualificate dagli operatori come Basilea IV:

Rischio di Credito: a fine marzo il Comitato ha pubblicato un Consultation Paper che propone alcuni importanti cambiamenti all’approccio Advanced Internal Ratings-based (AIRB) tra cui:

– la rimozione della possibilità di applicare gli approcci IRB per certe esposizioni laddove è stato valutato che i parametri di modello non possono essere stimati con sufficiente affidabilità a fini regolamentari. Queste esposizioni riguardano tra le altre: banche e altre istituzioni finanziarie, le grandi aziende, i c.d. Large Corporates (con un totale attivi > 50 Mdi Euro) e le azioni;

– l’adozione a livello della singola esposizione di soglie minime dei parametri di modello così da assicurare un livello minimo prudenziale per quei portafogli per cui l’approccio IRB è ancora consentito.

Rischio di Controparte: nell’ambito del medesimo documento di consultazione il Comitato ha sostanzialmente proposto che l’adozione di modelli interni non sia più consentita per il calcolo del requisito di capitale connesso al Credit Value Adjustment (CVA). Il regolatore ha in parte giustificato questa decisione citando il crescente ricorso al Clearing Centralizzato (CC) e alla marginazione per le transazioni in derivati non assoggettate a CC. E’ singolare peraltro che tale decisione sia stata assunta dal Comitato mentre era ancora in corso il secondo QIS (Quantitative Impact Study) sui rischi di controparte e quindi ancor prima di avere preso visione dei risultati dello stesso.

Rischio Operativo: poche settimane prima il Comitato aveva pubblicato un documento di consultazione in cui veniva proposto un nuovo approccio Standardizzato (Standardised Measurement Approach o SMA) per il calcolo del requisito di capitale regolamentare per il Rischio Operativo (Operational Risk) mentre era stabilita la rimozione della possibilità di adottare a tal scopo qualsiasi Advanced Measurement Approach (AMA) ovvero di ricorso al Modello Interno.

Rischio di Mercato: a gennaio il Comitato ha pubblicato il documento che definisce il nuovo quadro normativo di applicazione per i rischi di mercato, anche noto come Fundamental Review of the Trading Book (FRTB). In questo contesto oltre ad una profonda revisione dell’approccio basato sui Modelli Interni (Internal Model Approach o IMA) viene tra l’altro rivisto in maniera estensiva l’approccio Standardizzato (Standardized Approach o SA); l’intento è di renderlo maggiormente sensibile alle misure di rischio così da un lato da consentirne il ricorso come credibile soluzione alternativa quando fosse revocata l’autorizzazione all’applicazione dell’IMA, ma dall’altro anche per definire una soglia minima per il requisito di capitale regolamentare determinato attraverso l’IMA (floor). L’ambito di applicazione (a livello di istituzione, di singolo desk o per asset class) nonché la misura della percentuale del requisito basato sullo SA che determinerà il floor sono ancora oggetto di valutazione da parte del BCBS, ma appare chiaro l’intento del regolatore di ridurre anche in questo ambito per quanto possibile l’incidenza dell’IMA, indicato come causa prima della variabilità dei RWA anche per i rischi di mercato.

Con particolare riferimento al Rischio di Mercato, allo scopo di collocare le successive considerazioni in un contesto ben circostanziato, è innanzitutto opportuno riportare gli esiti di un’analisi effettuata da ISDA, GFMA e IIF su un campione significativo di 21 banche e pubblicata il 18 aprile. Lo studio evidenzia in particolare che:

– qualora tutti i desk fossero autorizzati all’applicazione dell’IMA il requisito di capitale regolamentare che ne scaturirebbe sarebbe di 1.5 volte rispetto a quello attuale;

– all’opposto qualora tutti i desk invece dovessero applicare lo SA il requisito di capitale regolamentare che ne scaturirebbe sarebbe di 2.4 volte rispetto a quello attuale;

– l’impatto per le diverse asset class sarebbe molto diverso ma comunque rilevante con punte pari a 6.2 volte per il rischio Tasso di Cambio e a 4.1 volte per il rischio Azionario.

Questi risultati paiono chiaramente in contrasto con il proposito più volte reiterato dallo stesso Comitato di Basilea, di non voler perseguire attraverso la nuova normativa un significativo incremento dei requisiti patrimoniali.

Nondimeno lo stesso BCBS in sede di pubblicazione dei nuovi requisiti a Gen’16 ha stimato l’impatto dell’FRTB in termini di requisito di capitale regolamentare nella misura di un +40%.

In questo quadro è pertanto difficile negare che questa impostazione possa sollevare molti dubbi presso gli operatori in merito all’opportunità di preservare e sviluppare i Modelli Interni per il calcolo del capitale regolamentare necessario per sostenere i diversi rischi finanziari.

 

Bibliografia:

“Reducing variation in credit risk-weighted assets – constraints on the use of internal model approaches” – Consultation Paper – Basel Committee on Banking Supervision – 24 Mar’16

“Standardised Measurement Approach for Operational Risk” – Consultative Document – Basel Committee on Banking Supervision – 4 Mar’16

“Minimum Capital Requirements for Market Risk” – Final Document – Basel Committee on Banking Supervision – 14 Gen’16

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