Rinviato il meeting del GHOS dell’8 gennaio: prospettive incerte per la finalizzazione di Basilea III
di Marco Pavoni

Gen 13 2017
Rinviato il meeting del GHOS dell’8 gennaio: prospettive incerte per la finalizzazione di Basilea III   di Marco Pavoni

Il Comitato di Basilea il 3 gennaio ha informato che il meeting del GHOS (il Gruppo dei Governatori delle Banche Centrali ed dei Responsabili della Supervisione di 30 paesi cui riporta il Comitato), previsto l’8, che doveva ratificare l’accordo sulle nuove regole per l’allocazione di capitale regolamentare in particolare per i rischi di mercato e di credito, è stato rimandato a data da destinarsi (http://www.bis.org/press/p170103.htm).

Il successivo meeting del GHOS è in agenda l’1 e 2 marzo.

Il comunicato del Comitato osserva che “più tempo (è) necessario per finalizzare alcune attività, incluso assicurare la calibrazione finale del quadro normativo prima che il GHOS possa rivedere il pacchetto di proposte”.

Mario Draghi, presidente del GHOS e della BCE ha nondimeno sottolineato che il “completamento di Basilea III è un passo importante nella direzione di ristabilire la fiducia nei coefficienti patrimoniali, e che (le autorità) rimangono impegnate a raggiungere questo obiettivo”.

Alcune agenzie di stampa citano fonti che, non sorprendentemente, indicano la misura percentuale del c.d. Floor da applicare allo Standardized Approach (SA), sotto il quale il requisito di capitale regolamentare calcolato secondo l’Internal Model Approach (IMA) non può scendere, come il vero nodo “gordiano” da sciogliere.

Le stesse fonti riportano che il Comitato sta lavorando anche sull’orizzonte temporale (o phase-in) entro il quale le nuove regole andranno a regime, per ammorbidire le posizioni dei membri europei (soprattutto di Francia e Germania) che nei mesi scorsi hanno espresso molte preoccupazioni per gli impatti che requisiti di capitale significativamente più elevati possono avere sulla capacità delle istituzioni bancarie europee di erogare credito e quindi sostenere la precaria ripresa economica in atto.

Reuters in particolare riferisce di un’ipotesi di accordo per un Floor fissato al 55% dal 2020 che sale progressivamente al 75% entro il 2025, a fronte di una proposta iniziale che lo indicava al 90%.

È chiaro che il Floor di cui si parla è quello relativo al Rischio di Credito; nulla è detto rispetto al Rischio di Mercato che certo ha un peso molto inferiore a livello di sistema, ma è tutt’altro che trascurabile almeno per talune istituzioni non solo europee.

Come noto già la riunione del Comitato del 23 novembre in Cile che doveva finalizzare il pacchetto di proposte noto tra gli operatori come Basilea IV, aveva sancito la frattura interna tra i membri europei e quelli statunitensi in particolare proprio sul Floor.

In questo contesto gli esiti del dibattito interno al Comitato, nonostante la volontà del suo presidente e dello stesso Draghi che presiede il GHOS, paiono ancora difficili da prefigurare, ciò anche in considerazione dell’ormai prossimo insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca (il 20 gennaio) alla luce della già manifestata intenzione di volere perseguire una sorta di nuova deregulation di reaganiana memoria. Questo pur tenendo conto della volontà, di segno totalmente opposto, già espressa dalla FED per bocca della presidente Janet Yellen.

Con questi presupposti non si può escludere un ulteriore procrastinamento del confronto in seno al Comitato che si traduce inevitabilmente in un prolungamento della fase di incertezza intorno al quadro regolamentare, aspetto questo che rende da un lato agli investitori problematico apprezzare le dotazioni di capitale delle diverse istituzioni per orientare di conseguenza le proprie decisioni di investimento, ma dall’altro rende arduo anche alle stesse banche pianificare i propri investimenti, in particolare lato IT, e in ultima analisi stabilire in una prospettiva strategica se proseguire lo sviluppo dei modelli interni.

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