Il crowd-investing in Italia supera la prova Covid-19
a cura di Stefano Frenati Giancarlo Giudici

Ago 14 2020
Il crowd-investing in Italia supera la prova Covid-19 a cura di Stefano Frenati Giancarlo Giudici

È stato pubblicato nei giorni scorsi il nuovo Report italiano sul Crowdinvesting della School of Management del Politecnico di Milano, giusto ormai alla quinta edizione.

Il crowdinvesting è un sottoinsieme del crowdfunding, laddove singole persone fisiche (ma anche investitori istituzionali e professionali) possono, attraverso una piattaforma Internet abilitante, aderire direttamente ad un appello rivolto alla raccolta di risorse per un progetto imprenditoriale, concedendo un prestito (lending-based model) piuttosto che sottoscrivendo quote del capitale di rischio della società (equity-based model).

Pur senza dimenticare altre forme del crowdfunding (come il modello reward-based, che dà l’opportunità alle imprese di raccogliere denaro in cambio di una ricompensa non monetaria, come un prodotto o un servizio, nonché il modello donation-based, più adatto a organizzazioni senza scopo di lucro o al mecenatismo) il crowdinvesting è un’opportunità interessante sia per le imprese che intendono finanziare le proprie attività, sia per gli investitori a caccia di rendimenti.

Gli ultimi 12 mesi, da luglio 2019 a giugno 2020, hanno confermato e rafforzato la forte crescita dell’industria. Alla data del 30 giugno 2020, come evidenzia la Figura 1, l’equity crowdfunding è arrivato a € 159 milioni raccolti (il valore cumulato un anno fa era circa la metà, € 82 milioni), mentre il lending è arrivato a ben € 749 milioni (un anno fa il valore cumulato era € 435 milioni). La raccolta nell’ultimo anno è stata quindi pari rispettivamente a € 77 milioni e € 314 milioni.

Figura 1. Il flusso di raccolta delle campagne di equity e lending crowdfunding in Italia. Dati in € milioni

Gli ultimi mesi hanno portato alcune interessanti novità regolamentari per l’equity crowdfunding. Si tratta in particolare della possibilità per i portali autorizzati di collocare titoli di debito, seppure con alcune limitazioni – il primo portale è partito a gennaio 2020 – e di offrire delle ‘vetrine’ per la compravendita delle azioni sottoscritte.

Alla data del 30 giugno 2020 risultavano autorizzati in Italia 42 portali, 7 in più dell’anno scorso, ma un buon numero di questi non ha ancora pubblicato una singola campagna. Le campagne di raccolta sono state finora 595, organizzate da 547 imprese diverse (vi sono diversi casi di round ulteriori organizzati dalle stesse aziende). Le emittenti censite per la prima volta negli ultimi 12 mesi sono ben 177. Il tasso di successo continua a mantenersi elevato: nei primi 6 mesi del 2020 è pari al 75,0% (la media generale dell’intero campione dal 2014 è pari a 72,7%).

Il valore medio del target di raccolta per i progetti non immobiliari è pari a € 192.481 mentre quello dei progetti immobiliari è pari a € 804.914. Mediamente per i progetti non immobiliari viene offerto in cambio il 10,4% del capitale (valore mediano 5,9%); si conferma la prassi di offrire titoli senza diritto di voto sotto una certa soglia di investimento (e votanti sopra la soglia).

Fra le emittenti, le PMI guadagnano spazio, ma il mercato è ancora dominato dalle startup innovative (58% dei casi nell’ultimo anno, cui si aggiunge il 13% delle PMI innovative). La grande maggioranza opera in Lombardia (seguono Lazio ed Emilia Romagna) ed è operativa nel settore dei servizi di informazione e comunicazione. Gli obiettivi principali correlati alla raccolta di capitale sono investire nel marketing e nel brand (49% dei casi) e nello sviluppo della piattaforma ICT (30%). Purtroppo nel 16% dei casi non si riscontrano indicazioni valide sugli obiettivi specifici della campagna. La valutazione pre-money mediana si aggira intorno a € 1,6 milioni.

La piattaforma che ha finalizzato e raccolto più capitale, come evidenzia la Figura 2, è Mamacrowd (sfiora € 34 milioni effettivi al 30/6/2020) seguita da Crowdfundme (€ 28,77 milioni, che però ha pubblicato più campagne in assoluto) e da Walliance (con € 21,7 milioni). Nell’ultimo anno è però in cima al podio Crowdfundme (€ 13,78 milioni) seguita da Backtowork24 (€ 13,55 milioni, grazie alla campagna di Fin-novia che ha raccolto da sola € 7,6 milioni).

Figura 2. Capitale raccolto fino al 30/6/2020 dai portali italiani di equity crowdfunding autorizzati da Consob. Valori in € milioni

In media ogni campagna riceve il sostegno di 96,2 investitori. L’importo medio investito dai sottoscrittori è pari a € 3.222 per le persone fisiche e € 20.000 per le persone giuridiche ed è sensibilmente aumentato negli ultimi 12 mesi rispetto al passato. Gli investitori continuano ad essere soprattutto maschi, età media intorno ai 45 anni.

Dopo la campagna di raccolta, alcune aziende riescono a crescere in termini di fatturato e marginalità, ma altre rimangono al palo. Poche diventano profittevoli nell’immediato, pochissime riescono a ‘battere’ i target previsti nel business plan iniziale.

Negli ultimi 12 mesi si sono registrate nuove exit, attraverso rimborsi di capitale, IPO o acquisizioni, ma anche nuovi write-off, oltre a diversi secondi (e terzi) round di raccolta. Su questa base alla data del 30 giugno 2020 l’Italian Equity Crowdfunding Index ideato dal nostro Osservatorio calcola un apprezzamento complessivo teorico del valore di portafoglio investito pari al 10,41%.

Per quanto riguarda il lending, alla data del 30 giugno 2020 risultavano attive in Italia 6 piattaforme destinate a finanziare persone fisiche (consumer, numero costante rispetto all’anno scorso) e 11 destinate a finanziare imprese (business) di cui ben 7 specializzate nel real estate, aumentate rispetto all’anno scorso.

Alcune piattaforme prevedono fondi di protezione per ripagare eventuali prestiti in sofferenza, altre fanno leva sulla garanzia pubblica del Fondo statale per le PMI.

Nel prestito ai privati, la piattaforma leader è sempre Younited Credit (che però non raccoglie dai piccoli risparmiatori di Internet) con un totale erogato di € 327 milioni (€ 110 milioni negli ultimi 12 mesi). Smartika è invece quella con più prestatori attivi mentre Soisy è quella che ha erogato più prestiti nell’ultimo anno. La raccolta cumulata totale del mercato è stata pari a € 409,8 milioni, di cui € 134,6 milioni nell’ultimo anno (+10% rispetto al flusso dell’anno prima).

Nel prestito alle imprese, come evidenzia la Figura 3, Credimi Futuro (altra piattaforma che non fa raccolta retail), Borsadelcredito.it e October occupano il podio. In questo ambito il volume complessivo cumulato risulta essere € 339,2 milioni, con un contributo dell’ultimo anno pari a € 179,6 milioni (+113% sul flusso precedente).

Figure 3: Ammontare dei prestiti erogati dalle piattaforme di lending crowdfunding italiane attive nell’ambito business, alla data del 30/6/2020: valori totali e flusso annuale in milioni di euro. Fonte: dati forniti dalle piattaforme

Uno dei principali fattori di crescita dell’industria è stato il successo delle operazioni destinate a finanziare progetti immobiliari, sia nel lending, sia nell’equity. La raccolta sul mercato e il flusso degli investimenti non sembra essere stato impattato dalla crisi, ed anzi – sotto alcuni aspetti – il crowdinvesting è stato rivalutato quale fonte ‘rapida’ di liquidità per le imprese, di fronte alle lentezze della burocrazia pubblica e di quella bancaria.

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