EBA: annunciati i dettagli dell’esercizio di trasparenza 2017

Giu 02 2017

L’Autorità bancaria europea (EBA) ha comunicato i dettagli riguardanti il prossimo esercizio annuale di trasparenza riguardante il settore bancario europeo.

L’esercizio – che prenderà avvio nel mese di settembre – coinvolgerà un campione di istituzioni in linea con quello considerato per il Risk Assessment Report (RAR) 2017. I dati oggetto dell’esercizio, riferiti al periodo dicembre 2016 – giugno 2017, riguardano in particolare la struttura finanziaria, il profilo di utili e perdite, la leva finanziaria (novità dell’esercizio 2017), l’esposizione ai rischi e le attività ristrutturate e in sofferenza.

L’esercizio di trasparenza rientra nelle misure messe in atto dall’’EBA per promuovere la disciplina del mercato, migliorare la comprensione del sistema bancario europeo e garantisce una rappresentazione dettagliata e coerente dei dati.

L’Autorità europea prevede di pubblicare i risultati all’inizio del mese di dicembre 2017, unitamente alla pubblicazione del Report RAR 2017.

Comunicato stampa

MAR: nuove norme ESMA in termini di cooperazione tra le autoritá nazionali.

Giu 02 2017

L’ESMA ha emesso la versione finale delle disposizioni (ITS) riguardanti la cooperazione tra le autorità nazionali competenti (NCAs) ai sensi del Regolamento sull’Abuso di Mercato (MAR).

L’abuso di mercato può assumere diverse forme e riguardare contemporaneamente diversi mercati. Poiché l’integrazione dei mercati continua ad aumentare, una cooperazione sistematica tra le NCAs è importante al fine di individuare comportamenti abusivi. Pertanto, gli ITS dell’ESMA definiscono tecniche e modalità per lo scambio di informazioni e facilitare la cooperazione tra NCAs.

L’ESMA ha trasmesso gli ITS alla Commissione Europea che avrà a sua volta tre mesi per approvare il testo.

Comunicato stampa

Le banche centrali del SEBC esprimono soddisfazione per la pubblicazione del Foreign Exchange Global Code of Conduct

Giu 02 2017

Il Sistema europeo di banche centrali (SEBC) esprime soddisfazione per la pubblicazione del Foreign Exchange Global Code of Conduct (Codice) e della documentazione sui meccanismi di adesione ad esso correlata. Si tratta di un’iniziativa di rilevanza internazionale, volta a promuovere un mercato dei cambi (FX) solido, equo, liquido, aperto e trasparente, sorretto da standard etici, del quale beneficeranno tutti gli operatori del mercato dei cambi all’ingrosso. Il buon funzionamento dei mercati finanziari è importante per le banche centrali, perché assicura una trasmissione uniforme della politica monetaria all’economia reale di cui, fondamentalmente, beneficiano tutti i cittadini.

Le banche centrali del SEBC sono fortemente impegnate nel sostenere e promuovere l’adesione al Codice all’interno delle proprie giurisdizioni, per l’importanza del ruolo che esse svolgono nel mercato dei cambi globale; a tal fine si impegnano ad aderire ai principi del Codice quando operano nel mercato dei cambi e si aspettano che anche le loro controparti sul mercato aderiscano al Codice.
Le banche centrali del SEBC invitano inoltre gli operatori nelle loro giurisdizioni a sviluppare le proprie prassi in coerenza con i principi del Codice e a dimostrare la propria adesione sottoscrivendo lo Statement of Commitment ad esso allegato; si attendono, infine, un’evoluzione coerente delle prassi di mercato.

L’equity crowdfunding, una opportunità per diversificare gli investimenti finanziari
di Giancarlo Giudici, Marco Strapparava e Michele Troncatti

Mag 26 2017
L’equity crowdfunding, una opportunità per diversificare gli investimenti finanziari  di Giancarlo Giudici, Marco Strapparava e Michele Troncatti

L’equity crowdfunding consiste nella raccolta di capitale di rischio attraverso un appello diretto sul web lanciato da una società e la sottoscrizione online delle quote stesse. Normalmente un’operazione di questo tipo richiede la pubblicazione di un prospetto informativo approvato dalla Consob, ma sulla scia di quanto avvenuto in altri Paesi (in primis il Regno Unito e gli USA) l’Italia si è recentemente dotata di una nuova regolamentazione (attraverso il D.L. 179/2012) che apre questa opportunità, a condizione che l’offerta venga veicolata su un portale autorizzato da Consob.

Va premesso che aderire ad una campagna di equity crowdfunding rappresenta un investimento dal rischio elevato. Stiamo parlando di quote societarie non trattate sui mercati borsistici (quindi illiquide) emesse da società spesso di piccola dimensione, se non addirittura startup, con un livello di trasparenza non comparabile alle grandi imprese. La redditività attesa dipende quindi essenzialmente dalla ‘speranza’ di sostenere imprese che in futuro avranno successo, come avviene nel mondo del private equity e del venture capital. Le ricerche accademiche mostrano però che alla base delle motivazioni dell’equity crowdfunding non vi è solo la ricerca di un rendimento potenzialmente elevato, ma anche la soddisfazione per sostenere finanziariamente ed essere comproprietari di un’idea di business innovativa e stimolante.

Il 2016 è stato l’anno di ‘decollo’ dell’equity crowdfunding in Italia, e il 2017 può rappresentare l’anno di ‘consacrazione’ effettiva a seguito delle interessanti novità introdotte dalla Legge di Stabilità che nel seguito andiamo a descrivere.

Secondo i dati raccolti dall’Osservatorio Crowdfunding del Politecnico di Milano, nel 2016 sono state ben 28 le campagne di equity crowdfunding chiuse sui portali autorizzati italiani, con un aumento del 75% rispetto all’anno precedente. Due terzi di queste (19) si sono chiuse con successo, mentre le altre purtroppo non hanno raggiunto la soglia di raccolta desiderata e quindi sono state annullate. In totale nel 2016 sono stati raccolti sul mercato € 4,36 milioni, una cifra ancora modesta rispetto al potenziale effettivo, ma con un aumento del 140% rispetto al 2015. Il 2017 è partito molto bene, con già 16 offerte chiuse con successo, alcune in pochissimi giorni. In aggregato, dall’avvio della legge sono stati raccolti circa € 10 milioni.

Come evidenziano le statistiche in figura, i portali al momento autorizzati in Italia per ospitare campagne di equity crowdfunding sono 17. Le offerte pubblicate fino alla data del 20/5/2017 sono 99. Di quelle chiuse, il 57,5% ha raggiunto il target minimo di raccolta stabilito. Alla stessa data, erano ben 19 le offerte ancora aperte sui portali. La stragrande maggioranza delle offerte è stata finora proposta da startup innovative, 4 da PMI innovative, una da un veicolo societario che investe prevalentemente nel capitale di startup e PMI innovative. In effetti fino ad oggi la legge attribuiva l’opportunità di raccogliere capitale di rischio attraverso il web solo a questa tipologia di imprese.

Il valore medio dell’obiettivo di raccolta è abbastanza basso (€ 257.234); il valore massimo possibile in base alle Direttive europee è € 5 milioni. In cambio, le imprese hanno offerto una quota del capitale mediamente pari al 18,75%. Una semplice proporzione fra le due statistiche precedenti ci dà un’idea di quale possa essere la valutazione delle imprese implicita nell’offerta (e quindi del sovrapprezzo richiesto dai fondatori agli investitori). Va notato che in diversi casi la tipologia di quote offerte non è di tipo ordinario, ma si tratta di quote con diritto di voto limitato o addirittura senza diritto di voto. Il numero medio di finanziatori per ogni campagna è pari a 45, ma è abbastanza variabile (addirittura ci sono campagne che sono state coperte integralmente da un unico finanziatore).

Figura. L’equity crowdfunding in Italia: statistiche aggregate al 20/5/2017. Fonte: www.osservatoriocrowdinvesting.it

Ma chi sono tipicamente gli investitori nell’equity crowdfunding? Innanzitutto è utile notare come il numero totale degli investitori sia quasi raddoppiato nel 2016 rispetto all’anno precedente (raggiungendo le 769 unità). L’ammontare investito medio è diminuito, passando da € 9.800 nel 2014 a € 5.600 nel 2016. Il profilo tipico è quello di una persona fra 40 e 50 anni, di sesso maschile. Alcuni di essi hanno investito in più campagne; non mancano anche i business angels, ovvero investitori che sistematicamente sono a caccia di nuove imprese da finanziare, per poi supportarle nella crescita con un contributo di natura manageriale.

Venendo alle novità per il 2017, il Governo ha voluto introdurre alcuni interessanti opportunità per gli investitori. Innanzitutto la possibilità di raccolta tramite equity crowdfunding viene estesa a tutte le PMI attive sul mercato italiano (manca solo l’aggiornamento del Regolamento da parte di CONSOB per la piena operatività). Questo punto è particolarmente significativo essendo l’economia italiana costituita per il 22% da tali imprese. In secondo luogo vengono confermati e aumentati gli incentivi fiscali che spettavano agli investitori, come indica la Tabella. Tali incentivi continueranno a riguardare però solo startup e PMI innovative. In particolare, la detrazione per le persone fisiche (così come la deduzione per le persone giuridiche) sale fino al 30%. Ciò implica che se un individuo investe € 1.000 in una campagna di equity crowdfunding, l’anno successivo potrà detrarre dalla tasse nella dichiarazione dei redditi ben € 300. Lo sgravio fiscale massimo annuale cresce da € 500.000 a € 1.000.000 per gli investitori di natura fisica, mentre rimane invariato il tetto di € 1.800.000 per gli investitori di natura giuridica.

Dal punto di vista dell’investitore, il periodo minimo di mantenimento dell’investimento effettuato con il crowdfunding cresce da 2 a 3 anni, pena l’annullamento degli incentivi fiscali. Ulteriori buone notizie sulla detassazione dei proventi potrebbero poi arrivare dai PIR (i nuovi Piani Individuale di Risparmio) non appena saranno meglio definite alcune modalità operative.

Si tratta di novità che rappresentano un nuovo punto di svolta nello scenario italiano dell’equity crowdfunding. Numerose ricerche accademiche mostrano che questa opportunità consente alle imprese di diversificare i propri canali di finanziamento, ottenendo anche maggiore visibilità. È chiaramente interesse di tutti sostenere le imprese, in particolare le startup innovative, perché generano tecnologia e occupazione. Dal punto di vista del wealth management, senza dimenticare che si tratta di investimenti illiquidi e rischiosi, allocare una piccola quota degli investimenti in questa nuova asset class consente di diversificare ulteriormente il portafoglio e di giocarsi un’opzione sulla possibilità di avere ‘scovato’ la prossima Google, la prossima Apple o la prossima Amazon.

 

Avviata consultazione ESMA sui fondi di investimento monetari

Mag 26 2017

L’ESMA ha pubblicato un documento di consultazione avente ad oggetto la disciplina dei fondi di investimento monetari. Le proposte principali riguardano la liquidità delle attività e del profilo creditizio, la creazione di un modello di segnalazione e la definizione di scenari di stress test.

La consultazione avrà termine il 7 agosto 2017.

Comunicato stampa
Documento di consultazione

MIFID II – MiFIR: Parere ESMA sull’applicabilità degli obblighi di informativa e trasparenza TOTV alle operazioni in derivati OTC

Mag 26 2017

L’ESMA ha rilasciato un Parere per chiarire il concetto di strumento finanziario “negoziato presso un sistema di negoziazione” (“traded on a trade venue” o TOTV), rilevante per una serie di disposizioni rientranti nel perimetro della direttiva MiFID II e del Regolamento MiFIR.

Il Parere specifica quali transazioni in derivati ​​concluse al di fuori delle sedi di negoziazione (OTC) siano soggette ai requisiti in materia di informativa e di trasparenza che si applicano per gli strumenti TOTV. In particolare – come illustrato nel Parere ESMA – tali obblighi si applicano alle negoziazioni OTC solo nei casi in cui gli strumenti derivati abbiano gli stessi dati di riferimento di strumenti ammessi alla negoziazione TOTV.

Comunicato stampa
Parere ESMA

CRR: Aggiornato l’elenco EBA degli strumenti CET1

Mag 26 2017

L’Autoritá Bancaria Europea (EBA) ha pubblicato il nuovo elenco degli strumenti di capitale classificati come CET1 (Common Equity Tier 1) dalle Autorità di vigilanza europee. L’aggiornamento di tale elenco rientra nei compiti assegnati all’Autorità di Vigilanza ai sensi del Regolamento CRR (Capital Requirements Regulation). In particolare, l’EBA è tenuta a monitorare la qualità dei nuovi strumenti emessi dalle istituzioni europee e a valutare la loro conformità ai criteri di idoneità previsti dalla disciplina CRR.

Comunicato stampa
Elenco strumenti CET1 EBA – maggio 2017

Fondi pensione: l’EIOPA annuncia secondo stress test europeo

Mag 26 2017

L’EIOPA ha lanciato un esercizio di stress test per gli enti pensionistici aziendali o professionali (Institutions for Occupational Retirement Provision o IORP) europei. Lo stress test mira a fornire una panoramica dei rischi e delle vulnerabilità del settore dei fondi pensione europei. Questo è il secondo esercizio condotto da EIOPA in questo settore.

L’esercizio è stato progettato per valutare la resilienza del settore pensionistico europeo a uno scenario di mercato avverso. In particolare, lo scenario di stress – denominato scenario “double-hit” – è stato sviluppato in cooperazione con il Comitato europeo per il rischio sistemico e combina una riduzione del tasso di interesse risk-free con una diminuzione del valore delle attività detenute dai fondi pensione.

Le istituzioni partecipanti avranno tempo fino al 13 luglio 2017 per completare l’esercizio di stress test. I risultati saranno pubblicati in forma aggregata entro la fine del 2017.

Comunicato stampa

Banche: profitti ed efficienza legati al digitale
di Carlo Milani

Mag 19 2017
Banche: profitti ed efficienza legati al digitale  di Carlo Milani

Uno dei problemi più pressanti che le banche europee hanno affrontato negli ultimi anni, e che dovranno fronteggiare anche nel prossimo futuro, è la bassa redditività (EBA, 2016). La media del ROE di tutti i paesi dell’UE28 per il periodo compreso tra il 2010 e il 2015 è stata negativa per quattro punti percentuali. Tra i principali paesi europei la Francia ha registrato un modesto +6%, UK +3%, Germania +2%, Spagna 0% e infine l’Italia -4%. Molto negativo è stato il risultato delle banche cipriote e slovene (-28%), così come di quelle croate (-15%) e greche (-12%).

Tra i fattori che hanno contributo alla bassa profittabilità va citata, in primo luogo, la crisi finanziaria, che ha fatto emergere le carenze con cui le banche commerciali valutavano nel periodo pre-crisi l’affidabilità dei debitori, soprattutto quelli di maggiore dimensione. Anche i tassi d’interesse vicino allo zero, se non anche negativi (Milani, 2014), indotti dalle politiche monetarie accomodanti e la rigidità dei costi operativi hanno evidentemente avuto un ruolo rilevante in questo quadro. A ciò si è aggiunta anche l’innovazione digitale, che se da un lato ha permesso di offrire servizi bancari evoluti attraverso il web (il cosiddetto e-banking), ha allo stesso tempo consentito ad operatori extra-bancari di conquistare grosse quote di mercato su segmenti in passato di esclusivo appannaggio degli istituti di credito, come i mezzi di pagamento. Ma anche sul fronte del mercato del credito comincia a farsi sentire la spinta delle tecnologie applicate alla finanza (cosiddetto FinTech).

L’industria bancaria ha spesso vissuto questi cambiamenti con angoscia, subendoli piuttosto che calvandoli nella ricerca di trovare quelle innovazioni che potrebbero intercettare l’interesse della clientela, attuale e futura. Dall’innovazione tecnologica gli istituti di credito possono invece trovare spunti per riguadagnare efficienza e redditività.

Internet banking: quale impatto sui conti bancari?

Nel Rapporto sull’e-banking 2017 di BEM Research è presente una valutazione degli effetti della diffusione dell’internet banking nei diversi sistemi bancari europei. Nello specifico è stato stimato empiricamente l’impatto sull’efficienza, misurata attraverso il cost-income ratio, e sulla redditività, rappresentata dal ROE e dal ROA (Return on Asset), del grado di diffusione dell’e-banking nei paesi dell’UE28.

Per verificare che la relazione non dipenda da altri fattori sono state considerate una serie di variabili di controllo, tra cui:

  • Il rapporto tra numero di sportelli per abitante;
  • Il rapporto tra numero di abitanti e dipendenti bancari;
  • Il rapporto tra impieghi e totale attivo bancario (dati consolidati);
  • Il Tier1 ratio, indicatore della dotazione patrimoniale calcolata secondo i principi di Basilea;
  • Il tasso di rendimento a 10 anni dei tassi governativi;
  • Il rapporto tra totale attivo bancario e Pil nominale;
  • Il tasso di crescita del Pil reale;
  • La quota di totale attivo in capo alle prime 5 banche operanti in un paese.

La stima è stata condotta utilizzando come fonti Eurostat, BCE e Thomson-Reuters. I dati utilizzati hanno frequenza annuale e sono compresi nel periodo 2004-2015 (in altri termini il database è costituito da un panel). I risultati delle stime sono riportati nella tabella 1.

Considerando l’intero campione dei paesi UE28 si riscontra come la diffusione dell’e-banking abbia un effetto negativo, ma non statisticamente significativo, sul cost-income ratio (modello 1). Una maggiore presenza di sportelli, rispetto alla popolazione, fa invece aumentare significativamente l’incidenza dei costi operativi rispetto ai ricavi. Anche l’incidenza dei dipendenti bancari ha un coefficiente positivo, ma non statisticamente significativo.

Sui due indicatori di redditività considerati, ovvero ROA (modello 2) e ROE (modello 3), l’internet banking ha un effetto positivo e statisticamente molto significativo. Sia la diffusione degli sportelli che l’incidenza dei dipendenti bancari non risultano invece impattare significativamente sulla redditività, sia in un verso che nell’altro.

Per valutare se le stime siano condizionate dall’inclusione nel campione di paesi di medio-grande dimensione, e con sistemi bancari di grandezza anomala, la stima si è poi focalizzata su un sottocampione. Nello specifico, sono stati esclusi dall’analisi il Lussemburgo e l’Irlanda: il primo svolge una funzione di hub finanziario europeo, tant’è che il totale attivo bancario ammonta a più di 20 volte il Pil domestico. Anche il secondo ha una funzione analoga, favorito tra l’altro dall’adottare come lingua ufficiale l’inglese e da un regime fiscale molto conveniente: il totale attivo bancario irlandese è pari a circa 6 volte il Pil nazionale. Escludendo questi due paesi, che basano molto delle loro attività su relazioni con imprese piuttosto che con famiglie, si osserva come l’internet banking abbia un effetto negativo e statisticamente significativo sul cost-income ratio (modello 4). Permane comunque l’effetto positivo e significativo della diffusione degli sportelli sui costi operativi.

Relativamente alla redditività, i risultati descritti in precedenza con riferimento all’e-banking sono confermati (modelli 5 e 6). Si osserva però che nel sottocampione che esclude Lussemburgo e Irlanda la diffusione degli sportelli risulta impattare negativamente e significativamente sul ROE. Anche nel sottocampione l’incidenza dei dipendenti bancari non sembra avere conseguenze né sull’efficienza né sulla redditività.

Conclusioni

Dal passaggio verso una maggiore digitalizzazione dei rapporti con la clientela retail le banche potrebbero ottenere positivi riscontri economici. I servizi di e-banking, così come altre modalità di interazioni a distanza, stentano però nel prendere piede in Italia. Alla base ci sono probabilmente vincoli di natura culturale dal lato della domanda che per essere superati richiedono un maggiore impegno anche da parte dell’industria bancaria. Si dovrebbe, ad esempio, sfruttare gli sportelli per accompagnare famiglie e piccoli imprenditori alla comprensione  delle modalità di utilizzo della tecnologia. Le filiali bancarie potrebbero diventare un punto di contatto per avviare sempre più una modalità di relazione multicanale, che sfrutti appunto il web, ma anche i promotori finanziari e i call center per dialogare al meglio con famiglie e imprese.

Bibliografia

BEM Research, 2017, Rapporto sull’e-banking. Internet banking in Europa: diffusione e impatto sui conti bancari.

EBA, 2016, Risk assessment of the European Banking System.

Milani C., 2014, Tassi negativi: quando la liquidità diventa un problema, FinRiskAlert.it.