ESMA explores risk exposures to real estate in EU securities markets and investment funds

Gen 13 2024

The European Securities and Markets Authority (ESMA), the EU’s financial markets regulator and supervisor, is publishing its first analysis of the exposures the EU securities and markets and asset management sector have to real estate…

https://www.esma.europa.eu/press-news/esma-news/esma-explores-risk-exposures-real-estate-eu-securities-markets-and-investment

Il termometro dei mercati finanziari (15 Dicembre 2023)
a cura di E. Barucci e D. Marazzina

Dic 17 2023
Il termometro dei mercati finanziari (15 Dicembre 2023)a cura di E. Barucci e D. Marazzina

L’iniziativa di Finriskalert.it “Il termometro dei mercati finanziari” vuole presentare un indicatore settimanale sul grado di turbolenza/tensione dei mercati finanziari, con particolare attenzione all’Italia.

  • Rendimento borsa italiana: rendimento settimanale dell’indice della borsa italiana FTSEMIB;
  • Volatilità implicita borsa italiana: volatilità implicita calcolata considerando le opzioni at-the-money sul FTSEMIB a 3 mesi;
  • Future borsa italiana: valore del future sul FTSEMIB;
  • CDS principali banche 10Ysub: CDS medio delle obbligazioni subordinate a 10 anni delle principali banche italiane (Unicredit, Intesa San Paolo, MPS, Banco BPM);
  • Tasso di interesse ITA 2Y: tasso di interesse costruito sulla curva dei BTP con scadenza a due anni;
  • Spread ITA 10Y/2Y : differenza del tasso di interesse dei BTP a 10 anni e a 2 anni;
  • Rendimento borsa europea: rendimento settimanale dell’indice delle borse europee Eurostoxx;
  • Volatilità implicita borsa europea: volatilità implicita calcolata sulle opzioni at-the-money sull’indice Eurostoxx a scadenza 3 mesi;
  • Rendimento borsa ITA/Europa: differenza tra il rendimento settimanale della borsa italiana e quello delle borse europee, calcolato sugli indici FTSEMIB e Eurostoxx;
  • Spread ITA/GER: differenza tra i tassi di interesse italiani e tedeschi a 10 anni;
  • Spread EU/GER: differenza media tra i tassi di interesse dei principali paesi europei (Francia, Belgio, Spagna, Italia, Olanda) e quelli tedeschi a 10 anni;
  • Euro/dollaro: tasso di cambio euro/dollaro;
  • Spread US/GER 10Y: spread tra i tassi di interesse degli Stati Uniti e quelli tedeschi con scadenza 10 anni;
  • Prezzo Oro: quotazione dell’oro (in USD)
  • Euribor 6M: tasso euribor a 6 mesi.
  • Spread 10Y/2Y Euro Swap Curve: differenza del tasso della curva EURO ZONE IRS 3M a 10Y e 2Y;

I colori sono assegnati in un’ottica VaR: se il valore riportato è superiore (inferiore) al quantile al 15%, il colore utilizzato è l’arancione. Se il valore riportato è superiore (inferiore) al quantile al 5% il colore utilizzato è il rosso. La banda (verso l’alto o verso il basso) viene selezionata, a seconda dell’indicatore, nella direzione dell’instabilità del mercato. I quantili vengono ricostruiti prendendo la serie storica di un anno di osservazioni: ad esempio, un valore in una casella rossa significa che appartiene al 5% dei valori meno positivi riscontrati nell’ultimo anno. Per le prime tre voci della sezione “Politica Monetaria”, le bande per definire il colore sono simmetriche (valori in positivo e in negativo). I dati riportati provengono dal database Thomson Reuters. Infine, la tendenza mostra la dinamica in atto e viene rappresentata dalle frecce: ↑,↓, ↔  indicano rispettivamente miglioramento, peggioramento, stabilità rispetto alla rilevazione precedente.

Rapporto ESG 2023 del QFinLab sulle società quotate
a cura di Emilio Barucci e Davide Stocco

Dic 17 2023
Rapporto ESG 2023 del QFinLab sulle società quotatea cura di Emilio Barucci e Davide Stocco

Il decreto legislativo n.254/2016, ha introdotto l’obbligo di pubblicare una Dichiarazione di carattere Non Finanziario (DNF di seguito) per le società italiane quotate nel mercato regolamentato italiano o in uno dell’Unione Europea.

Il laboratorio QFinLab del Dipartimento di Matematica-Politecnico di Milano predispone annualmente un Rapporto, giunto alla III edizione, in collaborazione con Iason Ltd. L’obiettivo è fornire un’analisi degli indicatori ESG delle società quotate italiane. L’analisi fa riferimento alle informazioni riguardo all’esercizio 2022.

Il Rapporto riporta informazioni sui tre pillar (Environment, Social, Governance) e fornisce un approfondimento sulle società che appartengono all’indice Mib ESG.

Il 2022 segna l’uscita dalla pandemia COVID 2019. Un passaggio che ha portato con sé una maggiore consapevolezza da parte della popolazione sui temi ESG e una sostenuta ripresa dell’attività economica (crescita del 3,7% del PIL nel 2022 e dell’8,3% nel 2021). Questi fenomeni si riflettono nel Rapporto: da un lato, la sua copertura è più ampia con un numero sempre maggiore di società che rilasciano informazioni dettagliate su temi ESG, dall’altro la ripresa dell’attività ha portato ad un peggioramento di alcuni indicatori sul fronte dell’ambiente e dei temi sociali. 

Per quanto riguarda i primi due pillar sono state utilizzate le informazioni contenute nelle DNF delle società. Al 15 settembre 2023, sono state raccolte relazioni di 174 società: 40 Ftse-Mib, 59 Mid Cap, 75 Small Cap. Rispetto al Rapporto del 2022, l’analisi è stata significativamente ampliata (+33 società).

Per quanto riguarda la governance e la struttura proprietaria, le informazioni sono quelle disponibili sul sito della Consob e nelle relazioni sulla corporate governance. Le società censite a questo riguardo sono 230: 34 Ftse-Mib, 57 Mid Cap, 139 Small Cap. 

Non esistono, ad oggi, standard univoci di reportistica in ambito di sostenibilità. Diverse iniziative sono nate per rendere omogenea la comunicazione in materia, una delle più riconosciute a livello internazionale è la Global Reporting Initiative (GRI), che ha come obiettivo quello di definire gli standard di rendicontazione delle DNF delle organizzazioni. Riguardo ai primi due pilastri il rapporto si concentra su un sottoinsieme degli indicatori proposti nella documentazione GRI. La selezione è stata guidata da due criteri: la necessità di individuare un indicatore quantitativo, l’estensione della copertura nel database. Il primo aspetto assume particolare rilievo: in molte DNF vengono riportate considerazioni di tipo qualitativo, una informazione che non è stata presa in considerazione. Il rapporto si concentra su dati quantitativi che permettono di avere una maggiore omogeneità. Nonostante questo, per alcune informazioni raccolte, la disomogeneità nella misurazione dell’indicatore quantitativo non è stata ancora superata.

I principali risultati del Rapporto possono essere così riassunti:

  • L’attenzione al tema ESG è aumentata. La pubblicazione delle DNF e la copertura del database è più ampia.
  • La ripresa dell’attività economica ha portato ad un peggioramento di alcuni idnciatori sul fronte delle emissioni (per dipendente) mentre il dato sull’utilizzo di materiali rinnovabili mostra un miglioramento.
  • Il rapporto della remunerazione uomo-donna si colloca tra l’80% e il 90%. La quota femminile della forza lavoro è pari al 40%.
  • La struttura proprietaria vede un rafforzamento della quota del primo azionista, che spesso esercita il controllo, la quota degli azionisti rilevanti e piccoli è in diminuzione.
  • Si assite ad un calo della presenza di amministratori di minoranza e ad un aumento di quelli indipendenti.
  • L’indice ESG presenta delle differenze in positivo in tema di emissioni perlopiù non statsiticamente significative rispetto alle aziende a maggiore capitalizzazione.

ESMA consults on draft guidelines for supervision of corporate sustainability information

Dic 17 2023

The European Securities and Markets Authority (ESMA), the EU’s financial markets regulator and supervisor, has launched a consultation on a set of draft Guidelines on Enforcement of Sustainability Information and is inviting comments from interested stakeholders by 15 March 2024…

https://www.esma.europa.eu/press-news/esma-news/esma-consults-draft-guidelines-supervision-corporate-sustainability

Il termometro dei mercati finanziari (8 Dicembre 2023)
a cura di E. Barucci e D. Marazzina

Dic 11 2023
Il termometro dei mercati finanziari (8 Dicembre 2023)a cura di E. Barucci e D. Marazzina

L’iniziativa di Finriskalert.it “Il termometro dei mercati finanziari” vuole presentare un indicatore settimanale sul grado di turbolenza/tensione dei mercati finanziari, con particolare attenzione all’Italia.

  • Rendimento borsa italiana: rendimento settimanale dell’indice della borsa italiana FTSEMIB;
  • Volatilità implicita borsa italiana: volatilità implicita calcolata considerando le opzioni at-the-money sul FTSEMIB a 3 mesi;
  • Future borsa italiana: valore del future sul FTSEMIB;
  • CDS principali banche 10Ysub: CDS medio delle obbligazioni subordinate a 10 anni delle principali banche italiane (Unicredit, Intesa San Paolo, MPS, Banco BPM);
  • Tasso di interesse ITA 2Y: tasso di interesse costruito sulla curva dei BTP con scadenza a due anni;
  • Spread ITA 10Y/2Y : differenza del tasso di interesse dei BTP a 10 anni e a 2 anni;
  • Rendimento borsa europea: rendimento settimanale dell’indice delle borse europee Eurostoxx;
  • Volatilità implicita borsa europea: volatilità implicita calcolata sulle opzioni at-the-money sull’indice Eurostoxx a scadenza 3 mesi;
  • Rendimento borsa ITA/Europa: differenza tra il rendimento settimanale della borsa italiana e quello delle borse europee, calcolato sugli indici FTSEMIB e Eurostoxx;
  • Spread ITA/GER: differenza tra i tassi di interesse italiani e tedeschi a 10 anni;
  • Spread EU/GER: differenza media tra i tassi di interesse dei principali paesi europei (Francia, Belgio, Spagna, Italia, Olanda) e quelli tedeschi a 10 anni;
  • Euro/dollaro: tasso di cambio euro/dollaro;
  • Spread US/GER 10Y: spread tra i tassi di interesse degli Stati Uniti e quelli tedeschi con scadenza 10 anni;
  • Prezzo Oro: quotazione dell’oro (in USD)
  • Euribor 6M: tasso euribor a 6 mesi.
  • Spread 10Y/2Y Euro Swap Curve: differenza del tasso della curva EURO ZONE IRS 3M a 10Y e 2Y;

I colori sono assegnati in un’ottica VaR: se il valore riportato è superiore (inferiore) al quantile al 15%, il colore utilizzato è l’arancione. Se il valore riportato è superiore (inferiore) al quantile al 5% il colore utilizzato è il rosso. La banda (verso l’alto o verso il basso) viene selezionata, a seconda dell’indicatore, nella direzione dell’instabilità del mercato. I quantili vengono ricostruiti prendendo la serie storica di un anno di osservazioni: ad esempio, un valore in una casella rossa significa che appartiene al 5% dei valori meno positivi riscontrati nell’ultimo anno. Per le prime tre voci della sezione “Politica Monetaria”, le bande per definire il colore sono simmetriche (valori in positivo e in negativo). I dati riportati provengono dal database Thomson Reuters. Infine, la tendenza mostra la dinamica in atto e viene rappresentata dalle frecce: ↑,↓, ↔  indicano rispettivamente miglioramento, peggioramento, stabilità rispetto alla rilevazione precedente.

L’user experience sarà cruciale per il successo dell’euro digitale
a cura di E. Barucci

Dic 11 2023
L’user experience sarà cruciale per il successo dell’euro digitalea cura di E. Barucci

Articolo uscito anche per il sito www.huffingtonpost.it

Sull’emissione dell’euro digitale da parte della Banca Centrale Europea aleggia un fantasma: che sia come una carta prepagata e che quindi (almeno in Italia) venga utilizzato da poche persone. Le carte prepagate rappresentano infatti appena il 15% delle carte in circolazione con una preponderanza schiacciante di quelle di debito (bancomat).

La scorsa settimana su questo sito, partendo da un intervento del governatore della Banca d’Italia, ho cercato di spiegare le ragioni per cui l’emissione dell’euro digitale sia una strada obbligata. Sostanzialmente l’euro digitale serve a ristabilire la sovranità monetaria, cioè la centralità della moneta avente corso legale emessa da banca centrale. La diminuzione dell’uso del contante, la possibilità che le grandi piattaforme tecnologiche promuovano una loro moneta rendono necessario che le banche centrali si avventurino nel terreno inesplorato delle monete digitali per i pagamenti al dettaglio. Se non lo facessero, correrebbero il serio rischio di venire spazzate via da una moneta emessa da una piattaforma tecnologica. Una eventualità che renderebbe impossibile alla banca centrale di assolvere al suo compito: garantire la stabilità monetaria e la stabilità finanziaria. Si tratta di una sfida che va presa sul serio e che potrebbe avere serie conseguenze.   

La Banca Centrale Europea sarà pure una mastodontica burocrazia poco adusa a considerazioni commerciali ma ha ben presente che emettere un euro digitale non sarà una cosa semplice. A Francoforte e in tutte le banche centrali dell’area dell’euro stanno lavorando sodo per giungere a definire le caratteristiche dell’euro digitale, hanno coinvolto e coinvolgeranno i cittadini, gli operatori di mercato. Poi che il risultato sarà all’altezza delle aspettative è tutto da vedere.

Emettere un euro digitale non è come il passaggio dalla lira all’euro. In quel caso ci furono enormi problemi infrastrutturali, organizzativi, culturali da affrontare ma tutto sommato il problema era abbastanza semplice, il potere dell’autorità fu decisivo: da un certo punto in avanti soltanto gli euro vennero adottati nelle transazioni e questo eliminò tutti i problemi. Nel caso dell’euro digitale si dovrà invece passare per la libera scelta del cittadino che, posto di fronte alla possibilità di usare il contante, i bonifici bancari, le carte di credito e di debito e l’euro digitale, deciderà di utilizzare quest’ultimo. Per far ciò, dovremo aprire un wallet in euro digitale (oltre al conto corrente) presso un intermediario, depositarvi del denaro e attivare una app o un device elettronico dedicato ai pagamenti in euro digitale.    

La parola d’ordine a Francoforte, lanciata dallo stesso Panetta, è che l’euro digitale deve ‘‘avere successo ma non troppo’’. Queste parole rendono conto del problema. Non siamo di fronte ad una impresa ‘‘commerciale’’, come nel caso un lancio di un prodotto nel qual caso ci si prefigge di raggiungere un numero di clienti più ampio possibile, ma ad una operazione controllata. E’ facile capire che trovare la giusta misura, soprattutto se si deve passare per le decisioni dei cittadini senza molte leve che permettano l’adozione d’imperio, non sarà una cosa facile.      

Deve avere successo, giungendo ad un ammontare pari grosso modo a quello del contante in circolazione, ma non troppo. La ragione di questa limitazione risiede nel fatto che l’euro digitale potrebbe essere utilizzato al posto del contante o dei depositi bancari causando un deflusso per le banche con un aumento dei costi di raccolta e, in definitiva, un minore flusso di credito all’economia.

Il punto è che devono essere i cittadini ad utilizzare l’euro. Se sul fronte delle limitazioni all’utilizzo dell’euro digitale, la Banca Centrale Europea ha più di uno strumento a disposizione per garantire il risultato di non danneggiare in modo significativo le banche (sostanzialmente limiti al quantitativo detenuto), non altrettanto può essere detto riguardo alla necessità di favorire l’adozione.

I motivi che dovrebbero indurre i cittadini ad adottare l’euro digitale sono sostanzialmente tre: a) il denaro depositato sotto forma di euro digitale dovrebbe godere di un maggiore livello di privacy rispetto alle transazioni fatte oggi con le carte di pagamento, b) il denaro custodito sotto forma di euro digitale non sarebbe a rischio nel caso di stress finanziario (fallimento di una banca), c) un pagamento in euro digitale almeno nella sua forma base non dovrebbe essere costoso per il cittadino.

Il punto è che le prime due considerazioni non sembrano solleticare l’interesse del cittadino. Gli italiani, ad esempio, non sono molto sensibili alla privacy dei pagamenti, e se dovessero scegliere tra pagamenti tramite carta, tramite euro digitale o contante finirebbero per optare con ogni probabilità per le banconote temendo una Banca Centrale Europea in versione ‘‘grande fratello’’. Il secondo argomento in tempi normali non sembra avere molto appeal in quanto le persone si ritengono ampiamente tutelate dalla garanzia sui depositi fino a 100.000 euro. Probabilmente sottostimano i rischi ma questa è il loro atteggiamento. Probabilmente l’euro digitale potrebbe catturare la loro attenzione ma solo in caso di stress conclamato causando più problemi che benefici (bank run digitale). Il terzo aspetto sembra essere quello decisivo ma il problema è che già oggi i pagamenti digitali con carta sono apparentemente a costo zero. Il costo è sopportato dal negoziante e sembra che l’euro digitale sarà caratterizzato da una struttura di costi simile. Se così fosse il cittadino non avrebbe un beneficio dall’utilizzare l’euro digitale. Una transazione in euro digitale potrebbe essere meno costosa per il negoziante, che il beneficio passi poi anche al cittadino favorendo la sua adozione è tutto da vedere.

C’è un altro ostacolo serio che riguarda appunto il modello ‘‘carta prepagata’’ e che potrebbe portare ad una limitazione nell’adozione dell’euro digitale. Il cittadino dovrà aprire un digital wallet, depositarvi del denaro e poi utilizzarlo. Ci sarà un limite superato il quale entrerà in funzione un meccanismo di waterfall per cui se ho 3000 euro digitali sul conto e voglio fare un pagamento di 4000 andrò a reperire i 1000 euro, che mi mancano, sul conto corrente. Il wallet digitale dovrà contenere degli euro digitali prima di effettuare un pagamento, lo potrò alimentare per mia libera scelta o con un meccanismo automatico. Un sistema di questo tipo rischia di essere più complicato di quello che sovraintende all’utilizzo di una carta di credito o di debito. Anche la modalità di pagamento, che sembra passerà tramite un QR code, piuttosto che tramite una carta, potrebbe essere uno ostacolo.

In definitiva l’adozione dell’euro digitale si giocherà sull’user experience e sull’apprezzamento da parte dei cittadini degli indubbi vantaggi che porterà con sé. Il rischio è che un meccanismo complesso per il suo utilizzo scoraggi l’adozione. Questo è il vero problema e la sfida per la Banca Centrale Europea.