ESMA: presentato Report sulla nuova disciplina in materia di benchmark finanziari

Nov 17 2016

L’ESMA ha pubblicato un documento di analisi con il quale fornisce il proprio parere su importanti aspetti riguardanti il nuovo framework normativo per i benchmark finanziari (o indici). Il Report, prodotto in seguito alla richiesta da parte della Commissione Europea, tratta i seguenti temi:

– Utilizzo dei dati raccolti ai sensi delle disposizioni MiFID II e EMIR per il calcolo del valore di riferimento degli indici;

– Criteri per l’utilizzo di benchmark di paesi terzi all’interno dell’Unione Europea;

– Diffusione al pubblico dei valori di un indice.

Un secondo documento riguardante le disposizioni tecniche necessarie per l’implementazione della normativa sarà rilasciato entro il 1 aprile 2017.

Comunicato stampa
Report ESMA sulla normativa dei benchmark finanziari

Banca d’Italia: pubblicati 3 aggiornamenti normativi

Nov 17 2016

La Banca d’Italia ha introdotto delle modifiche normative tramite l’aggiornamento delle seguenti Circolari:

Aggiornamento n. 22 della Circolare n. 115 del 7 agosto 1990 in materia di “Istruzioni per la compilazione delle segnalazioni di vigilanza su base consolidata”.

Aggiornamento n. 63 della Circolare n. 154 del 27 novembre 1991 “Segnalazioni di vigilanza delle istituzioni creditizie e finanziarie. Schemi di rilevazione e istruzioni per l’inoltro dei flussi informativi”. La Circolare detta le istruzioni per la produzione e l’inoltro delle segnalazioni che gli intermediari sono tenuti a trasmettere alla Banca d’Italia;

Aggiornamento n. 19 della Circolare n. 285 del 17 dicembre 2013 concernente “Disposizioni di vigilanza per le banche”. Con il presente aggiornamento viene inserito nella Parte Terza della Circolare il nuovo Capitolo 5 (Gruppo Bancario Cooperativo), con cui è data attuazione agli artt. 37-bis e 37-ter TUB introdotti dalla riforma delle banche di credito cooperativo di cui al decreto legge 14 febbraio 2016, n. 18, convertito in legge, con modifiche, dalla legge 8 aprile 2016, n. 49.

Rilasciato Report EBA sull’applicazione dei nuovi framework regolamentari proposti dal Comitato di Basilea per i rischi di mercato e di controparte

Nov 17 2016

In risposta alla richiesta della Commissione Europea, l’EBA ha pubblicato un documento di analisi riguardante l’adozione a livello europeo di due nuovi impianti regolamentari proposti dal Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria (CBVB). Si tratta, in particolare di:

– un nuovo regime standardizzato per il rischio di controparte (Counterparty Credit Risk o CCR), il cosiddetto approccio SA-CCR;

– un nuovo framework prudenziale sui rischi di mercato noto come “Fundamental Review of the Trading Book” (FRTB).

Nel documento, l’EBA si concentra sull’impatto potenziale che l’applicazione delle nuove disposizioni produrrà in capo a grandi e piccole imprese, sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo. Dall’analisi emerge la presenza di numerose tematiche di carattere interpretativo e operativo che dovranno essere affrontate prima che i nuovi impianti siano definitivamente adottati. In aggiunta, data la complessità tecnica che i nuovi requisiti potrebbero comportare, l’Autorità di vigilanza valuta positivamente l’introduzione di un maggior livello di proporzionalità nell’applicazione dei nuovi framework.

Inoltre, alla luce dei risultati esposti nel documento di analisi, l’EBA formula diverse raccomandazioni rivolte alla Commissione Europea al fine di limitare gli effetti provocati dall’introduzione delle nuove disposizioni regolamentari.

Comunicato stampa
Report EBA su SA-CCR e FRTB

Quel nodo sulle sofferenze bancarie difficile da sciogliere
di Carlo Milani

Ott 21 2016
Quel nodo sulle sofferenze bancarie difficile da sciogliere  di Carlo Milani

La difficoltà delle banche italiane nell’affrontare il problema dei crediti in stato di insolvenza è un tema oramai lungamente dibattuto. Le evidenze degli ultimi stress test, condotti sulle principali 51 banche europee e diffusi a fine luglio dall’EBA, certificano il ritardo con cui il dossier è stato affrontato. Tra le grandi banche europee quelle italiane sono evidenziano la più alta incidenza di crediti non performanti (NPL) verso le società non finanziarie (al netto dei fondi accantonati per coprire le potenziali perdite – grafico 1). Un possibile fattore di mitigazione è attribuibile alla presenza di garanzie reali su tali crediti. Mediamente sul 45% dell’ammontare delle sofferenze le grandi banche italiane vantano garanzie reali, un livello superiore alla media europea. Escutere tali garanzie non è però agevole per due fondamentali ragioni: la lentezza e la farraginosità della giustizia civile, in primo luogo. Il secondo vincolo è legato alla valutazione di questi collaterali: i beni reali e finanziari dati in garanzia spesso non sono aggiornati ai prezzi di mercato, come anche sottolineato da Alessandro Penati, gestore del fondo Atlante. Un capannone industriale, che prima della crisi avrebbe potuto avere un valore elevato, perché inserito in un florido contesto produttivo, oggi, qualora tutt’attorno vi fosse la desertificazione industriale, potrebbe valere poco o addirittura nulla.

Il quadro fin qui dipinto diventa ancor più fosco se si prende in considerazione un altro parametro fondamentale per valutare lo stato di salute di una banca, ovvero il capitale. Le banche italiane mostrano infatti incidenze dei crediti non performanti sul capitale tra i più alti di Europa (grafico 2). Se il problema per Monte dei Paschi di Siena ha assunto una valenza patologica, con i crediti in stato di insolvenza che viaggiano verso un rapporto di 3 a 1 rispetto al capitale disponibile alla fine del 2015, anche per Banco Popolare e UBI si osservano forti criticità. Perfino i due campioni nazionali, ovvero Unicredit e Intesa-SanPaolo, mostrano una fotografia tutt’altro che rosea: il rapporto tra crediti dubbi e capitale è infatti doppio rispetto alla media europea. In definitiva, tra i 51 istituti considerati dall’EBA le 5 banche italiane esaminate occupano le primissime posizioni nella non invidiabile classifica sull’eccessivo peso dei crediti non performanti. Alla luce di questi dati non stupisce quindi che il sistema bancario italiano sia tra gli osservati speciali in Europa.

Per cercare di affrontare il problema diversi strumenti sono stati messi in campo. Tra gli strumenti di mercato si possono citare le cartolarizzazioni, maggiormente utilizzate soprattutto dopo l’avvio dell’Unione Bancaria Europea (Milani, 2016). Sul fronte degli interventi governativi è stata lanciata la garanzia sulle cartolarizzazioni delle sofferenze, o GACS (Barucci e Milani, 2016a) e sono state introdotte alcune innovazioni volte a migliorare l’efficienza della giustizia civile. Tra gli interventi a cavallo tra il mercato e l’azione della mano pubblica vi è infine il Fondo Atlante (Barucci e Milani, 2016b). Nessuno di questi interventi si può però ritenere risolutivo del problema (per una discussione al riguardo si veda CER, 2016).

Per affrontare la questione dei crediti non performanti bisognerebbe prendere spunto dalla Spagna, paese per dimensione macroeconomica e finanziaria simile all’Italia. Le banche spagnole hanno dovuto affrontare un contesto per certi versi peggiore di quello italiano. Ad una caduta del Pil, nella fase più critica della crisi (2009-13) equiparabile a quella dell’Italia, si è infatti sommato in Spagna anche lo scoppio della bolla immobiliare, evento tra i più traumatici che un sistema bancario possa attraversare. Nonostante ciò, ad oggi l’incidenza delle sofferenze verso imprese e famiglie è in Spagna ben più bassa di quella italiana.

Due sono le principali ragioni che possono giustificare questa performance, che spiega, tra l’altro, anche i buoni risultati in termini di crescita del Pil degli ultimi anni. In primo luogo la concretezza e la tempestività del Governo Rajoy che nel corso del 2012 ha avviato, senza esitazioni, la costituzione della bad bank nazionale (Milani, 2013). Tale decisione ha inciso solo indirettamente sulle casse pubbliche perché è stata finanziata dal fondo salva Stati ESFS/ESM. Scarse sono state anche le conseguenze in termini di politiche di austerity imposte dalla Troika, tant’è che ad oggi la Spagna continua ad avere un deficit/Pil ben al di sopra della soglia del 3 per cento. Il Governo Monti e l’industria bancaria italiana hanno mancato l’occasione di chiedere anche per il nostro paese l’applicazione dello stesso strumento, confidando sulla maggiore resilienza degli istituti italiani rispetto a quelli spagnoli. Con il senno di poi tale valutazione è stata nefasta e a pagarne le conseguenze sono state, in prima battuta, le piccole e medie imprese italiane che hanno dovuto fronteggiare negli anni passati una pesante restrizione creditizia. Il peso, via via, si è spostato anche su azionisti e obbligazionisti bancari, come il recente default di quattro istituti italiani ha dimostrato.

Altro fattore chiave del successo delle banche spagnole nell’affrontare la questione delle sofferenze è stato l’approccio verso i debitori in difficoltà. I banchieri hanno infatti compreso che con un mercato immobiliare depresso cercare di escutere le garanzie reali non avrebbe permesso di recuperare molto del credito erogato. Inoltre, determinare il fallimento e/o l’esecuzione immobiliare di un’ampia fetta di imprese e famiglie non avrebbe di certo favorito la ripresa economica. Gli istituti di credito iberici hanno quindi puntato a ristrutturare una quota rilevante dei finanziamenti con un qualche grado di insolvenza, valutando in primo luogo la capacità del debitore di far fronte agli impegni presi in passato grazie a una modifica delle condizioni originarie del finanziamento (ad esempio allungando le scadenze o rivedendo il tasso d’interesse contrattuale). Secondo i dati più recenti, relativi a fine 2015, in Spagna la somma dei crediti non performanti e di quelli ristrutturati (forborne credit) ammonta a circa 215 miliardi di euro, di cui oltre 150 miliardi (70 per cento) sono quelli in cui la banca è venuta incontro al debitore rivendendo le condizioni contrattuali (Banca di Spagna, 2016).

In Italia, invece, a fronte di 350 miliardi di euro di crediti deteriorati solo 17 miliardi sono relativi a crediti ristrutturati, oltretutto concentrati quasi prevalentemente sulle grandi imprese, ovvero il 5 per cento.  Se le banche italiane puntassero di più sulla ristrutturazione dei crediti, riconvertendo eventualmente parte del personale in eccesso a questa attività, i benefici sia per l’industria bancaria che per l’intera economia sarebbero rilevanti.

Bibliografia

Banca di Spagna, 2016, Financial Stability Report 05/2016.

Barucci, E., Milani, C., 2016a, GACS: solo un piccolo passo verso la pulizia dei bilanci bancari, FinRiskAlert.it

Barucci, E., Milani, C., 2016b, Il problema delle banche italiane: “too little, too late”, FinRiskAlert.it.

CER, 2016, Rapporto Banche 1/2016.

Milani C., 2013, Bad Bank, un bell’esempio, LaVoce.info.

Il Comitato di Basilea pubblica l’undicesimo report sull’implementazione della disciplina di Basilea 3

Ott 21 2016

Il Comitato di Basilea sulla Vigilanza Bancaria ha pubblicato un nuovo report sull’adozione del quadro regolamentare di Basilea III da parte delle giurisdizioni membri aggiornata alla fine di settembre 2016. Il documento evidenzia i seguenti punti chiave:

– Tutte le 27 giurisdizioni hanno attivato la versione finale della normativa in tema di risk-based capital, LCR e riserve di conservazione del capitale;

– 26 giurisdizioni membri hanno emanato le disposizioni riguardanti le riserve di capitale anticicliche;

– 25 giurisdizioni hanno emanato in via definitiva (o preliminare) il quadro normativo per le banche di rilevanza sistemica domestica;

– 18 giurisdizioni hanno emanato in via definitiva (o preliminare) le disposizioni in tema di requisiti di margine per i derivati non compensati centralmente.

Inoltre, tutte le giurisdizioni domestiche delle banche di rilevanza sistemica globale si sono dotate della versione finale del quadro normativo apposito (Global SIBs framework). Il lavoro delle giurisdizioni membri è ora volto all’implementazione degli altri aspetti della normativa, quali le disposizioni in materia di Leverage Ratio e NSFR (Net Stable Funding Ratio). Si segnalano, però, delle criticità – segnalate da diverse giurisdizioni – nel rispettare le scadenze previste per l’implementazione di alcune normative. Tra queste si segnalano, il nuovo quadro di riferimento di Terzo Pilastro (entro la fine del 2016), approccio standard per la misurazione del rischio di credito di controparte, requisiti patrimoniali in tema di controparti centrali e investimenti partecipativi in fondi (previste per gennaio 2017).

Comunicato stampa
Report n. 11 sull’implementazione della disciplina di Basilea 3

CRR\CRD IV: parere EBA sull’ambito di applicazione della disciplina

Ott 21 2016

L’Autorità Bancaria Europea (EBA) ha risposto in data 20 ottobre 2016 alla richiesta della Commissione Europea di fornire un parere tecnico sui criteri di individuazione della classe di imprese di investimento a cui si applica il regime prudenziale previsto dalla Direttiva CRD IV (Capital Requirements Directive) e dal Regolamento CRR (Capital Requirements Regulation).
In generale, l’EBA ritiene che la disciplina prudenziale debba trovare piena applicazione solo per le imprese di investimento attualmente identificate come OSII (Other Systemically Important Institutions).  Ciò è in linea con le precedenti raccomandazioni fornite dall’Autotità, in base alle quali i seguenti criteri dovrebbero essere considerati per l’identificazione del perimetro di entità soggette alla disciplina CRR\CRD IV: (i) importanza sistemica, (ii) interconnessione con il sistema finanziario, (iii) complessità e (iv) attività di tipo “bank-like”.

Comunicato stampa
Parere EBA applicazione disciplina CRR\CRD IV

ESMA: pubblicate linee guida sulle pratiche di remunerazione UCITS e AIFMD

Ott 21 2016

L’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA) ha pubblicato due documenti riguardanti le linee guida in materia di pratiche di remunerazione ai sensi delle discipline UCITS (UCITS Remuneration Guidelines) e AIFMD (AIFMD Remuneration Guidelines). Tali linee guida si applicheranno a partire dal 1 gennaio 2017 e verranno tradotte nelle 23 lingue ufficiali dell’Unione Europea.
Lo scopo delle UCITS Remuneration Guidelines è quello di garantire un’applicazione coerente del quadro normativo UCITS e di fornire (i) assistenza sulla gestione della remunerazione, (ii) requisiti di allineamento del rischio, e (iii) trasparenza. Le AIFMD Remuneration Guidelines sono invece volte a sopperire alla potenziale inadeguatezza delle disposizioni CRD (Capital Requirements Directive) in tema di remunerazione all’interno di un gruppo bancario.

Comunicato stampa
UCITS Remuneration Guidelines
AIFMD Remuneration Guidelines

Comitato di Basilea: adottata norma sul trattamento degli strumenti TLAC

Ott 21 2016

Il Comitato di Basilea ha pubblicato la versione finale della disposizione sul trattamento regolamentare della detenzione da parte delle banche dei cosiddetti strumenti con capacità di assorbimento totale delle perdite (TLAC). La norma mira a limitare il contagio all’interno del sistema finanziario, nel caso risoluzione di banca di rilevanza sistemica globale (G-SIB) dovesse.
La norma finale riflette le modifiche apportate in seguito a consultazione pubblica e introduce i seguenti elementi chiave:

– La detenzione di strumenti TLAC, e di strumenti di pari grado rispetto a forme subordinate di TLAC, non ancora inclusi nel capitale regolamentare dovrà essere dedotta dal capitale Tier 2;

– La deduzione è soggetta alle soglie che si applicano alla detenzione di capitale regolamentare e ad una soglia addizionale del 5% in caso di capitale TLAC non regolamentare;

– Affinché si applichi la soglia addizionale del 5%, gli strumenti TLAC dovranno soddisfare alcune condizioni aggiuntive, come ad esempio, essere incluse nel trading book.

La norma entrerà in vigore contemporaneamente ai requisiti minimi di TLCA per ciascuna banca G-SIB (in molti casi, ciò avverrà il 1 gennaio 2019).

Comunicato stampa  
Disposizione sul trattamento delle detenzioni di capitale TLAC 

ESMA e fondazione IFRS rafforzano la cooperazione per lo sviluppo congiunto dei principi contabili

Ott 21 2016

L’ESMA e la Fondazione IFRS hanno pubblicato una serie aggiornata di procedure grazie alle quali le due organizzazioni potranno rafforzare la propria cooperazione per sostenere lo sviluppo dei principi contabili IFRS e la loro costante attuazione e applicazione nell’Unione Europea. Tali procedure si basano sulla collaborazione pluriannuale tra le due organizzazioni e riflettono il lavoro svolto a sostegno degli investitori e dell’efficiente gestione dei mercati di capitali.

Comunicato stampa
Protocollo di intesa ESMA-Fondazione IFRS 

L’EBA conferma le principali scadenze per la presentazione dei dati per l’esercizio di benchmarking 2017

Ott 21 2016

L’EBA ha pubblicato un promemoria riguardante le principali scadenze per la presentazione dei dati per l’esercizio di benchmarking degli approcci interni che si svolgerà il prossimo anno. In particolare, l’esercizio di benchmarking 2017 avrà ad oggetto il rischio di mercato e di credito per i cosiddetti low default portfolios (costituiti da esposizioni nei confronti di società di grandi dimensioni, Stati sovrani e istituzioni finanziarie). Le banche europee che utilizzano gli approcci interni per il calcolo dei requisiti patrimoniali, infatti, saranno oggetto di valutazione e dovranno comunicare alle Autorità competenti le informazioni necessarie rispettando la tempistica individuata dall’EBA.

Comunicato stampa