Pubblicato primo Report della Commissione Europea sulla realizzazione della Capital Market Union

Apr 28 2016

La Commissione Europea ha pubblicato il primo CMU (Capital Market Union) Status Report riguardante i progressi compiuti nell’attuazione del Capital Markets Union Action Plan lanciato nel mese di settembre 2015. La CMU rappresenta, infatti, un elemento chiave del programma della Commissione per il sostegno dell’occupazione, della crescita e degli investimenti. Il Report illustra le misure già adottate, tra le quali:

– Nuove regole per sostenere gli investimenti delle imprese di assicurazione e riassicurazione in progetti infrastrutturali;

– Proposta legislativa per riavviare i mercati europei delle cartolarizzazioni;

– Proposta per la semplificazione della normativa sui prospetti degli strumenti finanziari;

Il documento delinea le prossime iniziative della Commissione, evidenziando l’attività di consultazione avviata per il riassetto della disciplina in tema di ristrutturazione aziendale e insolvenza e l’obiettivo di promuovere lo sviluppo dei sistemi di pensione complementare. Nuove misure saranno adottate, inoltre, per stimolare la crescita dei mercati europei di venture capital e migliorare le norme in materia di passporting per la distribuzione cross-border dei prodotti di investimento.

La Commissione Europea ha anche pubblicato la nuova versione dello European Financial Stability and Integration Review (EFSIR) che verte, quest’anno, sulla realizzazione della CMU e sulle possibili politiche da implementare per il rafforzamento dei mercati finanziari europei.

Pubblicata la lista EBA delle istituzioni O-SIIs europee

Apr 28 2016

L’EBA ha pubblicato il primo elenco delle istituzioni UE rientranti nelle cosiddette O-SIIs (Other Systemically Important Institutions). Si tratta delle istituzioni finanziarie, diverse dalle G-SIIs (Global Systemically Important Institutions), considerate di importanza sistemica dalle Autorità competenti tramite l’applicazione dei criteri comuni individuati dall’EBA. Unitamente alla pubblicazione della lista, l’EBA ha specificato gli eventuali buffer addizionali di capitale richiesti alle singole istituzioni.
L’identificazione delle istituzioni O-SIIs si è basata sui dati del 2015 e gli aggiornamenti avranno cadenza annuale, così come l’individuazione degli obblighi patrimoniali aggiuntivi. Tali misure addizionali saranno efficaci solo dopo – almeno – un anno dalla pubblicazione della lista stessa, in modo da permettere alle istituzioni interessate di adottare le politiche necessarie per l’adeguamento.

Comunicato stampa
Lista EBA O-SIIs 2015

Il Comitato di Basilea pubblica le nuove disposizioni in materia di rischio di tasso di interesse nel banking book

Apr 28 2016

Il Comitato di Basilea ha pubblicato i nuovi standard riguardanti il rischio di tasso di interesse nel banking book (IRRBB). I nuovi standard modificano le disposizioni emesse dal Comitato nel 2004 – contenute nel documento “Principles for the management and supervision of interest rate risk” – circa le aspettative di vigilanza per l’identificazione, misurazione, monitoraggio e controllo dell’IRRBB da parte delle banche.

Le modifiche principali all’impianto precedente riguardano:

– Linee guida più dettagliate e articolate in materia di gestione dell’IRRBB in aree quali lo sviluppo di scenari di shock nei tassi di interesse e la definizione degli aspetti chiave delle ipotesi modellistiche e comportamentali;

– Requisiti di trasparenza addizionali al fine di promuovere maggiore coerenza, trasparenza e comparabilità nella misurazione e nella gestione dell’IRRBB. Tra le nuove misure rientrano i gli obblighi quantitativi di trasparenza basati su scenari comuni di shock nei tassi di interesse;

– Aggiornamento dell’impianto di calcolo standardizzato al fine di catturare più adeguatamente l’IRRBB;

– Introduzione di un livello soglia più stringente per l’individuazione delle istituzioni che presentano valori anomali. Si passa, infatti, dal 20% del total capital della banca al 15% del TIER 1. Inoltre, l’esposizione al rischio di tasso di interesse sarà misurata dalla variazioni massima del patrimonio netto prodotta da scenari predefiniti di shock nei tassi di interesse.

Le nuove regole in materia di IRRBB riflettono le modifiche occorse nelle prassi e nelle misure adottate dalle istituzioni e dalle autorità di vigilanza negli ultimi anni, con particolare riguardo alle dinamiche indotte dall’attuale contesto caratterizzato da tassi di interesse estremamente bassi.

Le nuove disposizioni saranno implementate entro il 2018.

Solvency II: consultazione EIOPA sul calcolo dell’Ultimate Forward Rate

Apr 28 2016

L’EIOPA ha pubblicato un documento di consultazione riguardante la metodologia di calcolo dell’Ultimate Forward Rate (UFR) e la sua implementazione ai sensi della disciplina Solvency II. La normativa stessa, infatti, prevede che l’UFR debba essere stabile nel tempo e riflettere solamente le variazioni nelle aspettative di lungo periodo su inflazione e tassi di interesse reali.
Al fine di garantire la protezione degli investitori in prodotti assicurativi, la metodologia di calcolo dell’UFR deve essere chiaramente specificata e determinata in modo trasparente, oggettivo e coerente nel tempo.
L’approccio proposto mira a bilanciare la stabilità dell’indicatore nel tempo e la necessità di riflettere le dinamiche delle aspettative di lungo periodo.

La consultazione avrà termine il 18 luglio 2016.

L’EIOPA prevede di decidere su eventuali modifiche da introdurre entro il mese di settembre 2016. Nessun cambiamento, però, verrà apportato all’attuale sistema di calcolo dei tassi UFR prima della fine del 2016.

Comunicato stampa
Documento di consultazione

Finalmente il fondo Atlante: sarà piccolo ma è pur sempre una bad bank
di Emilio Barucci e Carlo Milani

Apr 20 2016
Finalmente il fondo Atlante: sarà piccolo ma è pur sempre una bad bank  di Emilio Barucci e Carlo Milani

Finally (che viene tradotto dall’inglese come ‘‘alla fine’’ accompagnato spesso da un’esclamazione ‘‘era ora!’’) abbiamo una bad bank. Eh sì perché il fondo Atlante non è altro che una bad bank, ed in quanto tale non può essere che ben accolto per i motivi che abbiamo più volte ricordato su questo sito (Barucci e Milani, 2015). Il fondo avrà una dotazione di 5-6 miliardi, sarà partecipato da banche, Cassa Depositi e Prestiti, fondazioni bancarie e compagnie di assicurazioni. Fino al 70% dei fondi sarà destinato agli aumenti di capitale delle banche in crisi, il resto all’acquisto di non performing loans (NPL) delle banche (con un focus sulle sofferenze).

Vale la pena spendere due parole sul passato. La bad bank arriva con cinque anni di ritardo ed è testimone dei limiti della nostra classe dirigente e della pochezza del dibattito nostrano su questi temi. L’ex ministro Tremonti ha ragione nel ricordare che l’offerta dei ‘’Tremonti bonds’’ (obbligazioni con eventuale conversione in azioni) fu lasciata cadere nel vuoto dalla quasi totalità del sistema bancario per paura dell’ingerenza del MEF. Più nello specifico occorre ricordare almeno due episodi.

Mentre Germania, Inghilterra, Irlanda, Spagna non hanno avuto problemi a mettere sul piatto ingenti risorse per entrare nel capitale delle banche in crisi ricorrendo eventualmente al Fondo Salva Stati/banche, in Italia si sono consumati fiumi di parole sul fatto che lo Stato nel capitale delle banche era un tabù. Oggi che il MEF è il primo azionista del Monte dei Paschi, solo per effetto della conversione in azioni degli interessi dovuti sui Monti bonds, si avverte un certo disagio sia da parte del Governo che dal mondo bancario e ci si affretta a precisare che il Governo non interverrà nella gestione, come se seguire l’esito di un investimento fosse un peccato. Per tale motivo, nonché per le più stringenti regole sugli aiuti di Stato decise dalla Commissione Europea, si è arrivati a promuovere il fondo Atlante che garantirà gli aumenti di capitale di Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca. Bene alla buon ora ….. non sarà una nazionalizzazione ma un’operazione di ‘‘sistema’’. Speriamo sia fatta bene e comunque ce n’era bisogno. Si farà ora per le banche venete quello che non si è fatto per il Monte dei Paschi, lasciando che la terza banca del paese andasse in malora. Non un gran bel risultato. C’è almeno da augurarsi che si sia imparata la lezione e che la curiosa saldatura tra le posizioni ultraliberiste, secondo cui è bene far fallire una banca, e quelle demagogiche, secondo cui salvare una banca equivale a salvare i banchieri, non abbia più spazio in futuro.

Secondo episodio. Passata la crisi acuta della ricapitalizzazione delle banche, si è aperta la stagione della bad bank con Ministri, Banca d’Italia e sistema bancario strenui oppositori. Bene, adesso oltre alla bad bank delle quattro banche in crisi varata a fine 2015 (Etruria, Marche, etc.) ne avremo una di sistema. Il tutto avverrà cinque anni dopo le esperienze irlandese e spagnola che hanno potuto godere di vincoli europei più permissivi. Un capolavoro!

Vale la pena ricordare che gli argomenti decisivi in tutti e due frangenti sono stati il no ideologico allo Stato nelle banche e il mantra della solidità del sistema bancario italiano che è assurto a dogma fino a che non si è scontrato con gli arbitri di Francoforte. Anche l’argomento decisivo ‘‘non possiamo salvare le banche perché verremmo commissariati dall’Europa’’ ha mostrato la sua inconsistenza, siamo di fatto stati commissariati più a lungo di altri paesi, come la Spagna, che sono usciti prima di noi dalla crisi.

Demagogia e autoreferenzialità l’hanno fatta da padrone negli ultimi cinque anni, veniamo all’oggi.

Come detto, il progetto ha una sua validità. In primo luogo il fondo è privato. Non c’è dubbio che la regia sia pubblica (MEF e Banca d’Italia) e la partecipazione (rilevante ma niente affatto dominante) di Cassa Depositi e Prestiti ne è testimone, ma i fondi sono in larga misura privati (con l’unica zona grigia rappresentata dalle Fondazioni). Questo significa che il contribuente rischia assai poco e che coloro che ci mettono i soldi devono garantirsi un buon rendimento. Questa considerazione è una garanzia e dovrebbe porre l’iniziativa al riparo dall’accusa di aiuti di Stato.

I punti critici sono tre.

In primo luogo le condizioni delle operazioni messe in campo. L’iniziativa deve avere una sua redditività (si parla di un 6% che appare a dire il vero ottimistico). A questo fine occorre che l’acquisto delle azioni delle banche e dei NPL avvenga a condizioni prossime a quelle di mercato. Per definizione, accogliendo l’inoptato delle banche in sede di aumento di capitale, le azioni delle banche non saranno acquisite a condizioni di mercato. Qualche margine in più c’è invece sul fronte dei NPL. Non c’è dubbio che gli investitori privati, soprattutto operatori esteri come il fondo Apollo, cerchino di chiudere le operazioni a condizioni oltre modo penalizzanti per le banche (19% del nominale) contando sulla pressione della BCE nel ripulire i bilanci e l’assenza di operatori nostrani specializzati. Il fondo dovrebbe calmierare il mercato puntando su alcune specificità che potrebbero favorirlo nell’acquisire i crediti a prezzi superiori a quelli a sconto proposti attualmente: l’orizzonte temporale più lungo di fondi hedge o di private equity, la possibilità di arbitraggi regolamentari per le banche conferitarie dei NPL in termini di risk weights, la logica di sistema dovrebbe permettere di raggiungere una massa critica significativa che dovrebbe favorire una buona gestione/diversificazione. Un apporto potrebbe derivare anche dalla maggiore incisività del Governo nel migliorare le procedure giudiziarie per il recupero dei crediti. In definitiva, il prezzo di acquisto potrebbe aggirarsi intorno al 30% del nominale, valore inferiore rispetto al valore iscritto in bilancio (in media il 40%) ma che comporterebbe una svalutazione inferiore rispetto alle condizioni di mercato attuali.

Queste considerazioni portano con sé la possibilità di conflitti di interesse che sono tipici di operazioni di sistema, come Atlante, che vede le banche agire sia come sottoscrittori di quote (interessate a massimizzare il ritorno) sia come cedenti di NPL. Ci sarà un guadagno? Probabilmente sì per loro, ci sarà anche per gli investitori che non cedono i NPL (come le compagnie di assicurazioni)?  E’ tutto da vedere.

Il secondo punto riguarda l’ammontare dell’intervento. A fronte di sofferenze nette per 80 miliardi il fondo avrà una dotazione da destinare all’acquisto di sofferenze di circa 2/3 miliardi (di più se non ci sarà bisogno di entrare nel capitale delle banche). Sembra poca cosa. Non abbiamo ancora dettagli ma si parla di potenziare la portata di Atlante sfruttando l’effetto leva e/o concentrandosi sulle tranche junior in operazioni che coinvolgono la GACS per tranche senior. Staremo a vedere. La strada sembra comunque difficilmente percorribile: le operazioni di cartolarizzazione non possono stare in piedi se il mercato non digerisce le tranche junior. L’effetto leva può essere sfruttato se la redditività sarà appetibile e qui si torna al primo punto. Si parla di una leva pari a 10 (forse concentrandosi appunto sulle tranche junior) che appare difficile da raggiungere. Da non sopravvalutare infine l’effetto calmierazione: l’intervento di un operatore non sanguisuga porterà in generale ad una lievitazione dei prezzi dei NPL, ma l’effetto sarà limitato se l’intervento sarà modesto.

Il terzo punto critico è collegato ai precedenti due. Con poche risorse a disposizione e l’esigenza di operare a leva acquistando solo la tranche equity, difficilmente si riuscirà a gestire il portafoglio crediti con la finalità di aggregare e/o ristrutturare le aziende in difficoltà (si veda al riguardo Barucci e Milani, 2016). Un recente studio di Banca d’Italia (Carpinelli, Cascarino, Giacomelli e Vacca, 2016) ha posto in evidenza come le ristrutturazioni richiedano molti anni per poter essere portate avanti, con risultati spesso insoddisfacenti (solo il 15% delle aziende che hanno ottenuto la ristrutturazione del debito torna in equilibrio finanziario). Atlante sembra avere il difetto di essere pensato soprattutto per “sorreggere” le banche, meno le imprese finite in difficoltà. Gestire ed estrarre valore da crediti in sofferenza è un mestiere difficile.

Un’ultima osservazione. L’operazione rischia di minare la credibilità del bail-in proposto dalla normativa europea. Ha ragione il governo italiano nel chiedere da subito l’attivazione del back stop pubblico (tramite linee di credito dall’ESM), l’instabilità dei titoli azionari di tutta Europa dimostra che senza di esso, e senza la garanzia unica sui depositi bancari, la Banking Union è un’anatra zoppa. Bene, ma rimane il fatto che la necessità di promuovere il fondo Atlante mostra l’impossibilità tecnica (almeno al momento) di procedere con la risoluzione di una banca di medie-grandi dimensioni. Non ci possiamo permettere la risoluzione di due banche come quelle venete, anche per i riflessi che avrebbe sulle prime due banche del paese, Intesa e Unicredit, che si sono fatte garanti dell’aumento di capitale inoptato, e quindi creiamo un paracadute che sarà privato ma di sistema. Non una grande soluzione: di fatto un bail out non da parte dello Stato ma del sistema. Ci dobbiamo solo domandare cosa succederebbe se il Monte dei Paschi fosse chiamato a ricapitalizzare di qui a breve. In definitiva, dopo ben otto anni dal default di Lehman Brothers, e molteplici interventi sulla regolamentazione finanziaria, il sistema bancario italiano è tutt’altro che risanato. Gli esiti negativi degli stress test del 2014 (Barucci e Milani, 2014) dovevano probabilmente destare maggiore preoccupazione.

Atlante mostra che l’epoca dei salvataggi pubblici o bail out delle banche è tutt’altro che finita. Qualche riflessione andrebbe fatta sia sulle strategie portate avanti a livello nazionale sia sulla nuova regolamentazione messa in campo a livello europeo e internazionale.

Bibliografia

  • Barucci E., Milani C. (2014), La brutta pagella del comprehensive assessment, FinRiskAlert.it.
  • Barucci E., Milani C. (2015), L’infinito dibattito sulla band bank, FinRiskAlert.it.
  • Barucci E., Milani C. (2016), GACS: solo un piccolo passo verso la pulizia dei bilanci bancari, FinRiskAlert.it.
  • Carpinelli L. , Cascarino G., Giacomelli S. e Vacca V., 2016, La gestione dei crediti deteriorati: un’indagine presso le maggiori banche italiane, Banca d’Italia, Questioni di Economia e Finanza.

EMIR: l’ESMA estende l’obbligo di clearing ad alcune tipologie di derivati di credito

Apr 20 2016

L’ESMA ha pubblicato un nuovo aggiornamento del Public Register for the Clearing Obligation riguardante l’inserimento dei derivati di credito nella lista degli strumenti finanziari sottoposti ad obbligo di clearing, ai sensi della disciplina EMIR. Si tratta in particolare di CDS sugli indici iTraxx Main e Crossover.

L’estensione dell’obbligo di clearing per le transazioni aventi ad oggetto questi derivati di credito è introdotta formalmente dai nuovi RTS (Regolamento delegato (UE) 2016/592 della Commissione del 1 marzo 2016) pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea del 19 aprile.

Il Regolamento entrerà in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.

Solvency II: IVASS avvia consultazione su Regolamento per le operazioni infragruppo e le concentrazioni di rischi

Apr 20 2016

L’IVASS ha pubblicato il documento di consultazione n. 8/2016 contenente lo Schema di Regolamento recante le disposizioni in materia di vigilanza sulle operazioni infragruppo e sulle concentrazioni di rischi di cui al Titolo XV, Capo III del Codice delle Assicurazioni (di seguito Codice).

Con questo Regolamento l’Autorità di vigilanza assicurativa intende:

– dare attuazione agli articoli 215-quater, comma 2 e 216, comma 3, del novellato Codice che rinviano alla normativa secondaria la disciplina di dettaglio in materia di operazioni infragruppo e concentrazioni di rischi;

– aggiornare, alla logica Solvency II, la vigente disciplina in tema di operazioni infragruppo, contenuta nel Regolamento ISVAP n. 25 del 27 maggio 2008 che sarà, pertanto, abrogato riunendo in un unico compendio normativo anche le previsioni sulle concentrazioni di rischi;

– recepire due linee guida EIOPA, appartenenti al set governance del I° Pilastro, riguardanti i processi di monitoraggio in tema di concentrazioni di rischio a livello di gruppo (linea guida 68) ed operazioni infragruppo (linea guida 69).

La consultazione avrà termine il 13 giugno 2016.

Documento di consultazione IVASS n. 8/2016

Consultazione EIOPA sul trattamento delle infrastructure corporates

Apr 20 2016

L’EIOPA ha posto in consultazione la bozza di Technical Advice richiesto dalla Commissione Europea in materia di identificazione e calibrazione degli investimenti in società di gestione delle infrastrutture (o infrastructure corporates) ai sensi della disciplina Solvency II. Le principali tematiche oggetto della consultazione sono:

– Definizione delle metodologie di calibrazione per gli investimenti in infrastructure corporates che siano coerenti con la disciplina patrimoniale di Solvency II (formula standard);

– Specificazione di criteri per individuare gli investimenti “sicuri” in strumenti finanziari collegati a infrastructure corporates;

– Modifica delle indicazioni in merito ai progetti infrastrutturali formulate nel precedente Advice del 29 settembre 2015;

– Definizione della disciplina in materia di gestione del rischio.

La consultazione avrà termine il 16 maggio 2016.

EIOPA: pubblicato parere sugli IORP

Apr 20 2016

L’EIOPA ha pubblicato un Parere sulla costituzione di un quadro di riferimento comune per la valutazione del rischio e la trasparenza per i fondi IORP (Institution for Occupational Retirement Provision).

Il Parere – indirizzato al Parlamento Europeo, alla Commissione Europea e al Consiglio – evidenzia la necessità di rafforzare la regolamentazione esistente in materia di fondi IORP introducendo un approccio standardizzato per la misurazione del rischio. Tale misura, continua il documento, permetterebbe di calcolare in modo coerente l’impatto di scenari avversi predefiniti sui bilanci dei fondi.

Gli IORP, inoltre, dovrebbero aumentare la trasparenza nei confronti degli aderenti, degli sponsor e delle altre parti interessate attraverso la pubblicazione periodica dei dati di bilancio e dei risultati della misurazione del rischio. Ciò richiede anche che le autorità di vigilanza nazionali dispongano di poteri sufficienti per agire in risposta alle criticità potenziali individuate dall’attività di misurazione del rischio.

Per minimizzare l’impatto sugli IORP di minori dimensioni, l’EIOPA raccomanda che l’applicazione delle disposizioni avvenga in modo proporzionale, approntando metodi e strumenti semplificati. È prevista anche la possibilità di esentare gli IORP più piccoli e di ridurre la frequenza della loro misurazione del rischio da annuale a triennale.

L’ESMA annuncia il primo stress test per le CCP Europee

Apr 20 2016

L’ autorità di vigilanza dei mercati finanziari europei, ESMA, ha annunciato la pubblicazione del primo esercizio di stress test rivolto alle CCP (Central Counterparty) europee, come richiesto ai sensi della disciplina EMIR.

Scopo dell’esercizio di stress test è di valutare la capacità di assorbimento delle perdite e la solidità delle CCP al fine di identificare possibili vulnerabilità per i mercati finanziari europei.

L’attenzione dell’ESMA si concentrerà soprattutto sull’analisi del rischio di controparte che le CCP si troveranno ad affrontare in scenari caratterizzati dal fallimento multiplo di clearing members e da shock simultanei dei prezzi di mercato.