Covered bonds e ABS: too little, too late
di Stefano Corsaro

Nov 12 2014
Covered bonds e ABS: too little, too late <small><small><I> di Stefano Corsaro </I></small></small>

Con una mossa parzialmente innovativa, il Consiglio della BCE ha deciso lo scorso 2 ottobre di acquistare obbligazioni garantite (meglio conosciute come covered bonds; in seguito OG) e ABS.

Acquisti di OG erano già stati attuati due volte, tra luglio 2009 e giugno 2010 e tra novembre 2011 e ottobre 2012. In entrambi i casi, i titoli acquistati provenivano sia dal mercato primario che dal secondario, le emittenti dovevano avere base nell’eurozona, i titoli dovevano essere denominati in euro e rispondere ai dettami della direttiva UCITS (o avere garanzie analoghe). Due differenze emergono tra le due fasi: l’emissione minima a fronte della quale la BCE avrebbe valutato l’opportunità di acquisti calò, tra la prima e la seconda fase di acquisti, da 500 a 300 milioni; il rating minimo dei titoli diminuì a sua volta da AA a BBB-. L’ammontare nominale di acquisti era di 60 miliardi per il Covered Bond Purchase Programme (CBPP) 1 e di 40 miliardi per il CBPP 2. I titoli acquistati nell’ambito del CBPP 1 avevano maturity residua tra i 3 e i 7 anni; in entrambi i casi, la BCE ha deciso di mantenere i titoli sino a scadenza e attualmente detiene 45 miliardi di OG[1] (BCE, 2009; BCE, 2010; BCE, 2011).

Il CBPP 3, partito ai primi di ottobre, conferma il rating minimo a BBB- – aprendo però anche all’acquisto di titoli greci e ciprioti sprovvisti di tale requisito -, nonché le caratteristiche delle istituzioni emittenti e dei titoli, ma presenta due importanti novità: non sono previste soglie minime di emissione e, soprattutto, non si stabilisce la quantità di titoli da acquistare. Si prevede, invece, che verranno acquistati sino al 70% dei titoli di ciascuna emissione (30% nei casi cipriota e greco) (BCE, 2014a).

La vera novità nel provvedimento dell’istituto guidato da Draghi consiste nell’acquisto di Asset Backed Securities (ABS). Le banche creano special purpose vehicles (SPV), cui conferiscono pacchetti di titoli di vario genere; gli SPV, al fine di raccogliere la liquidità necessaria per l’acquisto, emettono obbligazioni (gli ABS) il cui rimborso e pagamento delle cedole, come evidenziato dall’acronimo stesso, è assicurato dai titoli sottostanti.

I lavori preparatori per l’acquisto di ABS e covered bonds sono durati oltre sei mesi e hanno evidenziato una significativa sinergia tra la BCE e la Banca centrale d’Inghilterra (BOE), autrici ad aprile di uno short paper e a maggio di un discussion paper. I temi principali analizzati dalle due banche centrali sono tre: la rimozione di norme internazionali che penalizzano gli ABS; la differenziazione tra titoli semplici e titoli complessi; maggiore trasparenza.

I regolamenti internazionali e le recenti proposte del Comitato di Basilea non hanno ancora reso stabile il quadro normativo e i requisiti di capitale richiesti per le emissioni di ABS; inoltre, il trattamento previsto è ingiustificatamente conservativo, se paragonato a quello adottato per i covered bonds tenendo conto anche dei bassi tassi di insolvenza di queste cartolarizzazioni. Dall’inizio della crisi, i tassi di default su ABS in Europa si sono attestati tra lo 0,6% e l’1,5%, rispetto al 9,3 – 18,4% per le cartolarizzazioni statunitensi; ciononostante, le tranche senior sono attualmente sottoposte a un risk weighting (RW) del 6%, mentre, a parità di rating, il RW per i corporate loans è pari al 4%. La situazione non cambia per strumenti con rating diverso. Oltre a prevedere un trattamento meno conservativo in termini di requisiti di capitale, è fondamentale differenziare titoli complessi, come i Collateralized Debt Obligation (CDO), da cartolarizzazioni più semplici e robuste, come gli ABS. La maggiore trasparenza (ad esempio tramite la messa a disposizione di dati più approfonditi e di informazioni sulle performance passate di uno specifico titolo), infine, renderebbe più comprensibili le valutazioni di rating e favorirebbe l’abbassamento dei requisiti di capitale (BOE & BCE, 2014; Claeys et al., 2014).

Oltre a un coinvolgimento per ‘dare credibilità e massimizzare i […] benefici di un mercato delle cartolarizzazioni ben funzionante’, nonché per ‘prevenire la ricreazione di mercati non aderenti a standard di stabilità finanziaria’, la BCE ha deciso di acquistare ABS sui mercati primari e secondari. I requisiti sono gli stessi previsti per le OG, compresa la deroga per i titoli di Cipro e Grecia: vengono conseguentemente escluse le cartolarizzazioni strutturate con crediti erogati al di fuori dell’UE. Le tranche di ABS che verranno considerate per l’acquisto sono le senior e le mezzanine, queste ultime solo se fornite di garanzie statali (BOE e BCE, 2014; BCE, 2014b; BCE, 2014c). Anche in questo caso non si stabilisce un ammontare predefinito di acquisti: l’obiettivo della BCE è di aumentare tramite le TLTRO e gli acquisti di OG e ABS il proprio bilancio di circa mille miliardi.

Possibili effetti dell’acquisto di OG e ABS

Gli obiettivi degli acquisti di OG e ABS sono quattro: garantire più fondi all’economia reale; diversificare, geograficamente e in termini di liquidità, l’esposizione al rischio; trasferire il rischio, diminuendone la sua entità; trasformare prestiti illiquidi in attività liquide (Bassanini e Reviglio, 2014; BOE e BCE, 2014).

Gli effetti delle operazioni CBPP 1 e CBPP 2 sono stati limitati. Gli acquisti della prima fase sono stati in grado di rianimare il mercato delle OG, ma ciò è avvenuto a discapito delle operazioni non garantite, non attraverso l’aumento dell’offerta totale di obbligazioni. Il CBPP 1 ha fatto diminuire i rendimenti delle OG di 12 punti: il calo si è concentrato all’atto dell’annuncio degli acquisti, mentre l’attuazione non ha portato effetti benefici. Tale effetto positivo non è stato però duraturo, in quanto la successiva crisi del debito sovrano ha del tutto compensato tale miglioramento (Kilponen et al., 2012; Beirne et al., 2011).

Come detto, la decisione di acquistare ABS ha rappresentato una novità da parte della BCE. Essa non è però un unicum nel panorama internazionale: all’inizio del secolo, infatti, già la Banca centrale giapponese (BoJ) aveva preso la stessa decisione, al fine di rilanciare l’economia nazionale. Molte le similitudini tra la situazione nipponica e quella attuale dell’eurozona: la fragilità del sistema finanziario, la mancanza delle necessarie riforme come ‘‘spiegazione’’ della crisi; una crescita del PIL e dell’inflazione inferiore o pari allo zero; la decisione di acquisire ABS presa dopo che i tassi di interesse avevano già raggiunto lo ‘zero lower bound’. Il progetto giapponese ha avuto corso dal 2003 al 2006 e l’importo totale di acquisti ha raggiunto i mille miliardi di yen. La politica della BoJ si è dimostrata efficace nel favorire l’accesso al credito alle piccole e medie imprese, contribuendo al calo del numero di aziende in bancarotta da quasi 20.000 nei primi anni del secolo a meno di 15.000 a partire dal 2005; al tempo stesso, gli effetti su prezzi dei titoli azionari e tassi di interesse e di cambio sono stati concreti ma sono scomparsi nel lungo periodo (Kurihara, 2014).

La scelta della BCE di acquistare ABS e OG potrà avere effetti positivi, ma di portata limitata. I motivi che spiegano i dubbi sono molteplici.

Il mercato di ABS all’interno del quale la BCE si propone di agire a partire da dicembre è di dimensioni troppo ridotte: dopo il picco di emissioni di 1.200 miliardi di dollari nel 2008 (circa 900 miliardi di euro), le nuove emissioni di ABS sono crollate. Lo stock di cartolarizzazioni oggi esistente in Europa è di poco inferiore a 1.500 miliardi di euro, di cui 690 miliardi di ABS; negli USA le cartolarizzazioni in circolazione ammontano a 10.000 miliardi di dollari, cinque volte l’ammontare europeo. Nei paesi in cui il mercato degli ABS è maggiormente sviluppato, tra cui Germania, Italia, Olanda, il calo dal 2008 è stato tra il 73% e l’80%, mentre nei paesi più piccoli l’emissione di ABS si è quasi azzerata (con diminuzioni sino al 95%) (grafici 1 e 2) (Altomonte e Bussoli, 2014; BOE e BCE, 2014; Constâncio, 2014).

Grafico 1                                                                                                                            Grafico 2

Emissione di cartolarizzazioni in Europa                                                       Emissione di ABS in Europa

Corsaro 1                  Corsaro 2

Fonte: BOE e BCE 2014

 

Il mercato delle cartolarizzazioni ha un potenziale che viene stimato tra i 3000 e i 4000 miliardi (Altomonte e Bussoli, 2014). Sarebbe stato dunque preferibile agire prima al fine di permettere alle emissioni di ABS di tornare a livelli soddisfacenti, ma il protrarsi della crisi e l’opposizione di una parte del Consiglio della BCE, che ha votato contro l’acquisto di questi titoli, hanno reso impossibile prendere decisioni in tal senso.

I limiti nella regolamentazione rappresentano un ulteriore ostacolo. La rivitalizzazione del mercato auspicata dalla BCE non potrà aver luogo senza una adeguata armonizzazione normativa; essa presuppone però il coinvolgimento di diverse istituzioni internazionali (Comitato di Basilea, Financial Stability Board, Commissione Europea), nonché dei governi nazionali europei, che dovrebbero rendere compatibili normative come le leggi sul default e i criteri per concedere prestiti, che ora differiscono da paese a paese. È evidente come questi processi richiedano tempi lunghi, incompatibili con l’attuale urgenza economica (Altomonte e Bussoli, 2014; BOE e BCE, 2014).

Le nuove regole sull’idoneità di OG e ABS hanno aumentato la quantità di titoli acquistabili sul mercato secondario: si stimano 1.000 miliardi di titoli potenzialmente oggetto di acquisti, di cui 600 miliardi di OG (su 1200 esistenti) e 400 di ABS (su un totale di 690) (Constâncio, 2014). Sebbene vi sia la volontà di limitare gli acquisti al fine di non alterare il funzionamento del mercato, la possibilità di acquistare il 70% di tutte le emissioni sul primario e sul secondario presenta un importante rischio di distorsione del mercato stesso, con un crollo dei prezzi e una fornitura di fondi alle banche, principali emettitrici di ABS, slegata dall’obbligo di prestare soldi a imprese e famiglie, in contraddizione con le TLTROs.

Bibliografia

Altomonte, Carlo, Patrizia Bussoli. Asset-backed securities: the key to unlocking Europe’s credit markets? Bruegel Policy Contribution, issue 07 (luglio), 2014.

Bassanini, Franco, Edoardo Reviglio. Long-term investment in Europe. The origin of the subject and future prospectsAstrid rassegna n.11 . 2014.

BCE. Decisioni assunte dal Consiglio direttivo della BCE (in aggiunta a quelle che fissano i tassi di interesse). Comunicato stampa. 2014b.

BCE. DECISION OF THE EUROPEAN CENTRAL BANK of 2 July 2009 on the implementation of the covered bond purchase programme (ECB/2009/16)Official Journal of the European Union. 2009.

BCE. DECISION OF THE EUROPEAN CENTRAL BANK of 3 November 2011 on the implementation of the second covered bond purchase programme (ECB/2011/17). Official Journal of the European Union. 2011.

BCE. ECB announces details of its new covered bond purchase programme (CBPP3). Annex to press release. 2014a.

BCE. ECB announces details of the asset-backed securities purchase programme (ABSPP). Annex to press release. 2014c.

BCE. The ECB’s response to the financial crisis. Monthly Bulletin, October. 2010.

Beirne, John, Lars Dalitz, Jacob Ejsing, Magdalena Grothe, Simone Manganelli, Fernando Monar, Benjamin Sahel, Matjaž Sušec, Jens Tapking, Tana Vong. The eurosystem’s covered bond purchase programme on the primary and secondary markets. European Central Bank. Occasional Paper Series, n. 22. 2011.

BOE e BCE. The case for a better functioning securitization market in the European Union. Discussion Paper. 2014.

Claeys, Grégory, Silvia, Merler, Zsolt Darvas, Guntram B. Wolff. Addressing weak inflation: the ECB’s shopping list – it was a mistake that the ECB did not act earlier. Bruegel. 2014.

Constâncio, Victor. A new phase of the ECB’s monetary policy. Banca Centrale Europea. Comunicato stampa. 2014

Kilponen, Juha, Helinä Laakkonen, Jouko Vilmunen. Sovereign risk, European crisis resolution policies and bond yields. Bank of Finland Research. Discussion paper n. 22. 2012.

Kurihara, Yutaka. Has the Bank of Japan’s ABS Purchases Effectively Influenced Financial Markets? Economics world, vol. 2, n. 3, marzo. 2014.

 

[1] Per i dati aggiornati, fare riferimento al seguente link: https://www.ecb.europa.eu/mopo/liq/html/index.en.html#portfolios

Finanza Quantitativa: aperte le iscrizioni ai singoli moduli

Nov 10 2014
A seguito del processo di integrazione e di liberalizzazione dei mercati, gli intermediari finanziari (bancari, non bancari, assicurativi) hanno ampliato il loro raggio di azione giungendo ad operare in un ampio insieme di mercati e con strumenti complessi. Questo ha portato all’impiego sempre più significativo degli strumenti quantitativi in diversi ambiti della finanza, dalla gestione dei portafoglio, alla valutazione e trading dei prodotti finanziari, fino alla gestione del rischio e alle assicurazioni.
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EBA: consultazione sul riconoscimento contrattuale del bail-in

Nov 07 2014

L’EBA ha aperto una consultazione su una bozza di RTS avente l’obiettivo di favorire l’applicazione dei poteri di annotazione e conversione di passività soggette al diritto di un paese terzo. La direttiva BRRD prevede che il creditore riconosca tale opportunità, nonché la possibilità di una riduzione del credito dovuto in conseguenza di ciò.
Il termine ultimo per l’invio di commenti è il 5 febbraio 2015.

Comunicato stampa
Paper per la consultazione

EIOPA sulla Direttiva IORP II
di Silvia Dell’Acqua

Nov 06 2014
EIOPA sulla Direttiva IORP II <small><small><I>di Silvia Dell’Acqua </I></small></small>

Il contesto pensionistico è in continua evoluzione e gli enti pensionistici faticano a mantenere quanto promesso a causa della maggiore longevità unita al contesto economico di bassi tassi di interesse, crescente disoccupazione, carenza di budget e peso del debito pubblico:

–       gli schemi pensionistici pubblici “pay as you go”, in cui i benefici sono finanziati contestualmente alla loro erogazione da contributi di altri soggetti, soffrono dell’abbassamento del versamento dei contributi dovuto alla minore occupazione e aumentano la pressione sulle già vacillanti finanze pubbliche; i governi per sanarle si vedono costretti a introdurre riforme mirate alla riduzione delle somme erogate;

–       gli schemi pensionistici privati soffrono la volatilità del valore degli attivi e i bassi rendimenti, che riducono a loro volta il valore delle pensioni erogate; questi effetti spesso non sono chiari ai contribuenti ed accrescono la mancanza di fiducia nel settore.

Il contesto pensionistico in Europa è assai eterogeneo e mostra nei 28 stati membri grosse differenze di diffusione delle pensioni professionali e private, con una percentuale complessiva di copertura che è ancora molto bassa: la disomogeneità è il frutto di diverse culture e tradizioni, ma soprattutto di diversi approcci e tempistiche di attuazione delle riforme: il Regno Unito negli ultimi dieci anni ha avuto il coraggio di apportare significativi cambiamenti a tutti e tre i pilastri, istaurando ad esempio l’”automatic enrolement” nelle pensioni pubbliche (ovvero la procedura per cui ogni cittadino aderisce automaticamente al sistema pensionistico “state second pension” a meno che non manifesti volontà contraria – una specie di tacito consenso; la “state second pension” si affianca alla “basic state pension” con lo scopo di effettuare una redistribuzione della ricchezza).

Si ricorda che i tre pilastri del sistema pensionistico sono:

  1. Sistema previdenziale pubblico: rappresentato dalla previdenza obbligatoria (in Italia erogata da Inps, Inpdap, Casse professionali, ecc.), che assicura l’erogazione della pensione di base a tutti i cittadini;
  2. Previdenza complementare: finalizzata ad erogare una pensione aggiuntiva a quella di base e rivolta a membri di una ben definita collettività (es. lavoratori dipendenti di un’azienda o di aziende di un determinato settore economico, membri di associazioni professionali, …) e aperta a condizioni più vantaggiose di quelle previste a livello individuale. Le prestazione in caso di vita consiste nell’erogazione di una pensione, in caso di decesso nell’erogazione di un capitale o una rendita a favore dei superstiti e in caso di invalidità nell’erogazione di una pensione aggiuntiva o di un capitale;
  3. Assicurazione privata individuale: rivolta a sottoscrittori di rendite vitalizie, assicurazioni con prestazioni in caso di morte e di invalidità.

Il 3 Giugno 2003 entrò in vigore la Direttiva 2003/41/CE sulle attività e supervisione delle IORPs (Institutions for occupational retirement provision), che riconosceva l’importanza delle pensioni lavorative nel supporto delle sempre più ridotte pensioni pubbliche; la direttiva fu recepita da tutti gli stati membri nel 2007. Lo scopo della Direttiva IORP I era costruire una struttura prudenziale per i fondi pensione basata su una “minimum harmonisation” (ovvero doveva essere adottata da tutti i paesi membri) e su di una “mutual recognition” (ovvero le norme definite in un paese membro dovevano essere riconosciute anche negli altri paesi membri), struttura capace di garantire la creazione di fondi pensione pan-Europei che gestissero gli schemi pensionistici di lavoratori di diversi stati membri.

La Direttiva IORP I imponeva che i fondi pensione dovessero:

–       possedere attivi sufficienti a copertura degli impegni pensionistici

–       essere guidati da persone qualificate, con procedure amministrative affidabili e adeguati meccanismi di controllo interno

–       risultare trasparenti nei confronti dei beneficiari comunicando in maniera chiara il livello di prestazione atteso, il rischio sottostante e i costi di gestione.

Nel Marzo 2011, la Commissione Europea chiese ad EIOPA (European Insurance and Occupational Pension Authority) un parere sulla revisione della Direttiva IORP I, al fine di creare un nuovo framework legislativo europeo basato sul rischio, per facilitare le attività transfrontaliere. Dopo due consultazioni pubbliche EIOPA consegnò il suo parere finale alla Commissione Europea il 15 Febbraio 2012, in cui proponeva di dividere la nuova Direttiva IORP II in tre pilastri, analogamente a Solvency II:

     I.        requisiti quantitativi

    II.        requisiti qualitativi

  III.        requisiti di reportistica e disclosure.

Con riferimento al primo pilastro, uno degli elementi chiave è la revisione dell’armonizzazione tra le regole di solvibilità e di valutazione dei fondi pensione europei attraverso un nuovo strumento di supervisione: l’approccio “Holistic Balance Sheet” (bilancio olistico). Tale approccio dovrebbe permettere alle IORPs di valutare a mercato le loro securities (sponsor support, pension protection funds) e meccanismi di adjustment (conditional, mixed and discretionaty benefits e benefits reductions) in modo da poterli incorporare in un bilancio armonizzato. L’Holistic Balance Sheet intende incorporare anche alcuni requisiti di solvibilità in stile SII, come ad esempio l’SCR (Solvency Capital Requirement) e l’MCR (Minimum Capital Requirement). Con riferimento ai pilastri II e III la Commissione Europea intende applicare i requisiti tipo SII alle IORPs su aspetti che riguardano la governance, il risk management, l’informativa ai beneficiari e alle autorità di vigilanza.

Il parere richiesto dalla Commissione Europea ad EIOPA rese necessario lo svolgimento di un QIS (Quantitative Impact Study) che fornisse aspetti quantitativi a supporto della proposta di una nuova Direttiva IORP. Il QIS fu proposto a metà Ottobre 2012 e portato a termine da 9 paesi (Belgio, Francia, Germania, Irlanda, Olanda, Norvegia, Portogallo, Svezia e Regno Unito) il 17 Dicembre 2012, con risultati resi pubblici da EIOPA il 4 Luglio 2013. Nel QIS si testavano tre scenari principali (“upper bound”, “lower bound” e “benchmark”); nel “benchmark scenario” si richiedeva alle IORPs di includere nell’Holistic Balance Sheet tutte le securites e meccanismi di benefit adjustment, escluse invece negli altri scenari; attivi e passivi dovevano essere valutati a mercato, scontando i flussi di cassa futuri al tasso di interesse privo di rischio. I partecipanti interpetarono le specifiche tecniche in modi diversi, a seconda delle specificità nazionali, producendo per il benchmark scenario risultati non comparabili (con eccesso di attivi su passivi e di surplus su SCR che variavano da grossi deficit a surplus sostanziali). A seguito di questi risultati, il 23 Maggio 2013 il commissario per il mercato interno e i servizi, Michel Barnier, annunciò che la prossima Direttiva IORP II avrebbe coperto solamente requisiti qualitativi e di disclosure e che ulteriori approfondimenti sarebbero stati necessari per finalizzare il concetto di un bilancio olistico.

Sulla base delle evidenze fornite da EIOPA, il 27 Marzo 2014 la Commissione Europea ha adottato una proposta legislativa per le nuove regole da applicare alle IORPs, la così detta Direttiva IORP II (proposta COM(2014) 167 final 2014/0091 (COD)), varando un pacchetto complessivo che prevede un piano per soddisfare le esigenze di finanziamento a lungo termine dell’economia europea e una comunicazione in tema di “crowdfunding” (finanziamento collettivo) per offrire possibilità di finanziamento alternative per le piccole e medie impresse (MEMO/14/240). Il tema centrale proposto dalla Commissione Europea è quello di favorire l’istituzione di fondi comuni europei specializzati nell’investimento di lungo termine in determinate attività produttive in tutto il territorio dell’Unione che possano favorire la crescita sostenibile, aumentando la competitività e creando occupazione in modo intelligente; questo permetterebbe di migliorare l’accesso ai finanziamenti per le piccole e medie imprese, che rappresentano la spina dorsale dell’economia europea. La proposta legislativa è volta al miglioramento della governance e della trasparenza dei fondi comuni in Europa, quindi all’incremento della stabilità finanziaria ed alla promozione delle attività transfrontaliere, al fine di sviluppare ulteriormente i fondi pensionistici aziendali e professionali come imprescindibili investitori a lungo termine. La proposta di Direttiva IORP II è volta alla tutela degli aderenti alle forme di previdenza complementare dai rischi di gestione e all’incentivo dei benefici derivanti da un mercato unico delle pensioni aziendali o professionali, in modo da rafforzare la capacità dei fondi pensione di investire in attività finanziarie con un profilo economico a lungo termine, sostenendo il finanziamento della crescita nell’economia reale: si tratta di favorire l’utilizzo dei finanziamenti privati, in aggiunta a quelli pubblici, per investimenti in infrastrutture e migliorare il quadro complessivo del finanziamento sostenibile a lungo termine.
EIOPA sta ancora lavorando per definire una proposta robusta circa i requisiti di solvibilità dei fondi pensione e lo scorso 13 Ottobre 2014 ha pubblicato un “Consultation Paper on Further Work on Solvency of IORPs” al fine di raccogliere le opinioni degli stakeholder sulle questioni tecniche legate al bilancio olistico (la consultazione avrà termine il 13 Gennaio 2015). Nel documento EIOPA fornisce un maggiore dettaglio circa definizioni e metodologie da applicare per la valutazione del bilancio olistico, come ad esempio la valutazione degli “sponsor support”, il meccanismo di “benefit reduction” e la definizione dei “contract boundaries” e chiede un confronto sui possibili modi di utilizzare il bilancio olistico in un’ottica regolamentare (spaziando da uno strumento per definire requisiti di finanziamento a uno strumento di gestione del rischio capace di testare la sostenibilità di lungo termine delle IORPs). EIOPA sta portando avanti questo lavoro di propria iniziativa, in qualità di consulente indipendente delle istituzioni politiche europee e ritiene che i risultati di questa indagine genereranno consapevolezza sull’attuale situazione finanziaria dei fondi pensione, stimolando riforme laddove necessarie (dal precedente QIS era emerso che i fondi pensione stanno promettendo prestazioni pensionistiche non sostenibili e le autorità nazionali di supervisione dovrebbero intervenire a sanare la situazione). L’approccio proposto nel consultation paper è simile a quello adottato nel Regno Unito, ma EIOPA precisa di non star promuovendo una “taglia unica” per tutti, poiché un generico regime prudenziale deve essere abbastanza flessibile da poter essere impiegato dai vari stati membri, evitando un meccanismo di investimento da parte dei fondi pensione che risulti essere a breve termine e pro ciclico in momenti di mercati turbolenti. EIOPA ritiene essenziale che il bilancio olistico possa essere implementato in maniera graduale senza imporre alti costi ai fondi pensione.

Per finalizzare questo lavoro, EIOPA sta preparando uno stress test per le pensioni, che lancerà nel 2015; l’esercizio permetterà di testare la pro ciclicità degli investimenti dei fondi pensione negli ultimi dieci anni, inclusa la crisi finanziaria del 2008: lo stress test è volto a verificare la resilienza ed il comportamento delle IORPs in condizioni di mercato avverse, quali il perpetrarsi di bassi tassi di interesse, un’improvvisa e significativa revisione dei premi di rischio e l’incremento della longevità.

Creare sistemi pensionistici adeguati e sostenibili è una delle maggiori sfide che l’Europa si troverà ad affrontare nei prossimi anni: i pilastri II e III dovranno compensare il declino del I. Una strategia per raggiungere questo obiettivo è fornire un framework regolamentare europeo capace di aumentare la fiducia dei cittadini europei nei sistemi pensionistici privati e, secondo EIOPA, per implementare questa strategia è necessario garantire tre aspetti fondamentali: sostenibilità, un sistema di governance affidabile e una completa trasparenza.