L’EBA ha pubblicato un’Opinione, diretta alla Commissione Europea, concernente gli strumenti macroprudenziali presenti in CRR e CRD IV. L’obiettivo è valutare se le regole siano efficaci, efficienti e trasparenti, se le disposizioni europee siano coerenti con le norme internazionali e se vi sia rischio di sovrapposizione tra diversi strumenti.
Nuovi standard tecnici sono stati pubblicati per valutare le estensioni e le modifiche dei modelli interni per i rischi di mercato. Tali regole si uniscono ed emendano le regole sul rischio di credito e sul rischio operativo approvati lo scorso mese di maggio.
Tra gli elementi principali: l’introduzione (come per i rischi di credito e operativi) di tre categorie di estensione e cambiamento di modello; la specificazione delle condizioni minime per applicare i modelli interni; l’introduzione di soglie quantitative.
L’EBA ha avviato una consultazione su procedure e metodologie per la valutazione della vigilanza e il processo di valutazione (SREP). Le componenti principali della consultazione sono: (i) l’analisi del modello di business; (ii) la valutazione della governance interna; (iii) la valutazione dei rischi per il capitale e dell’adeguatezza dello stesso; (iv) la valutazione dei rischi per la liquidità e dell’adeguatezza della liquidità. La valutazione finale sarà rappresentata da un punteggio che, se necessario, richiederà di detenere risorse di capitale e di liquidità aggiuntivi.
La consultazione si chiuderà il 7 ottobre 2014.
L’EBA ha pubblicato le linee guida finali per la valutazione dei trasferimenti di rischio significativi (SRT) nelle transazioni di cartolarizzazione. Le linee guida prevedono specifichi obblighi sia per la parte cedente che per le autorità competenti nella valutazione delle transazioni e nelle informazioni da fornire all’EBA.

Le principali banche europee operanti nei paesi periferici stanno riducendo il peso dei finanziamenti nei propri bilanci, anche per effetto dell’alta incidenza delle sofferenze bancarie. A fronte dei minori impieghi bancari, gli istituti di credito spagnoli e italiani hanno però aumentato più che proporzionalmente l’investimento in titoli di Stato, determinando quindi un significativo aumento dei loro bilanci e una maggiore esposizione al rischio debito sovrano.
La struttura del attivo
Dopo aver analizzato le caratteristiche del passivo dei principali gruppi bancari europei (si veda Milani, 2014), in questo approfondimento vengono prese in considerazione le primarie voci dell’attivo. L’analisi è stata effettuata utilizzando il database Thomson-Reuters Datastream. Per ogni paese sono state considerati i primi 3/5 gruppi di cui si disponeva di informazioni per il periodo compreso tra il 2006, anno che ha preceduto la crisi finanziaria, e il 2013.
La voce dell’attivo più rilevante per i bilanci bancari è senz’altro quella relativa ai finanziamenti alla clientela ordinaria. Nel grafico 1, in cui sono riportati gli impieghi al netto dei fondi di svalutazione crediti, si riscontra come l’incidenza più alta nel 2013 si osservi in Spagna (70% circa del totale attivo), seguita da Portogallo (67,3%), Italia (66,8%) e Irlanda (64%). In questi quattro paesi, cosiddetti periferici, si rileva in ogni caso una riduzione dell’incidenza dei finanziamenti rispetto al periodo pre-crisi, mentre nei due paesi core dell’Area euro presi in esame, ovvero Germania e Francia, si è osservata una crescita del peso degli impieghi bancari. Anche nel Regno Unito, dato l’alto livello di indebitamento di famiglie e imprese, si è osservata una minor incidenza dei finanziamenti rispetto al periodo pre-crisi. Dalla dinamica rispetto al 2012 si rileva però una netta inversione di tendenza in UK, in larga parte attribuibile ai buoni risultati ottenuti dal funding for lending, condotto dalla Bank of England, soprattutto con riguardo al comparto dei mutui immobiliari (Barucci, Corsaro, Milani, 2014a).
Grafico 1. Impieghi al netto dei fondi svalutazione crediti
in % del totale attivo
Le sofferenze bancarie
Analizzando la dinamica delle sofferenze, ovvero di quei finanziamenti bancari su cui si sono registrati dei gravi ritardi nei pagamenti da parte di imprese e famiglie, si rileva dal grafico 2 che Irlanda, Italia, Spagna e Portogallo hanno osservato un netto incremento dei crediti di peggiore qualità. In percentuale del totale dei finanziamenti erogati, l’Irlanda è passata dallo 0,8% pre-crisi a quasi il 27% del 2013. Rilevante è anche il peso delle sofferenze in Italia (12,3%) e in Spagna (7,3%). In entrambi i paesi, comunque, nel 2013 si è registrato un miglioramento rispetto all’anno precedente grazie soprattutto alla ripresa delle cessioni dei crediti di peggiore qualità e sotto la spinta del comprehensive assessment della BCE (Barucci, Corsaro, Milani, 2014b). Con riferimento specifico alla Spagna, va sottolineato come l’incidenza delle sofferenze nel totale del settore bancario sia molto più elevata a causa dell’operatività che le medio-piccole banche locali (Cajas) hanno avuto nel comparto dei mutui per acquisto di abitazioni, quello evidentemente più colpito dallo scoppio della bolla immobiliare iberica.
Occorre evidenziare, infine, come un impulso fondamentale all’emersione di sofferenze nei paesi che mostravano livelli bassi di sofferenze nel periodo pre-crisi, ovvero Spagna e Irlanda, sia dovuto all’introduzione di bad banks, veicoli specializzati proprio nella pulizia dei bilanci bancari (Barucci e Milani, 2014). Dal periodo pre al post-crisi il peso delle sofferenze è aumentato di 33 volte in Irlanda e di 12 volte in Spagna, contro le 6 volte circa del Portogallo e le 4 dell’Italia.
Grafico 2. Sofferenze bancarie
in % del totale dei finanziamenti
Il totale dell’attivo e la dinamica dei titoli in portafoglio
Nonostante il difficile contesto macroeconomico e il debole andamento del mercato del credito, il totale dell’attivo delle principali banche dei paesi periferici ha generalmente continuato a registrare una tendenza ad aumentare. L’unica eccezione è costituita dall’Irlanda, che ha invece attuato un’intensa politica di deleveraging: secondo gli ultimi dati, il totale dell’attivo è ora pari a meno di tre quarti del livello osservato nel periodo pre-crisi. Da sottolineare, comunque, che le dimensioni del sistema bancario irlandese sono ancora molto rilevanti se rapportate alla piccola economia nazionale (il totale dell’attivo è pari, a fine 2013, a oltre 6 volte il Pil domestico). La Germania è invece l’unico paese ad aver riportato il totale dell’attivo al livello osservato 2006, dopo gli incrementi registrati nel precedente quinquennio. Francia e Portogallo si attestano su incrementi nell’ordine del 25% rispetto al periodo pre-crisi, mentre il Regno Unito osserva una crescita di circa il 40%. Infine, Spagna e Italia sono i paesi che hanno visto crescere di più il loro totale attivo, con un valore nel 2013 di circa il 50% più elevato rispetto al dato del 2006 e solo in leggera riduzione rispetto all’anno precedente.
Grafico 3. Dinamica del totale dell’attivo
(base 100=2006)
Un contributo fondamentale alla crescita degli attivi delle principali banche spagnole e italiane è dovuto agli acquisti di titoli di Stato, soprattutto domestici, cresciuti di oltre 2 volte rispetto al 2006 in Italia e Spagna per il complesso delle IFM (Istituzioni Finanziarie e Monetarie) e di ben 6 volte in Portogallo.
Rapportando il valore dei titoli di Stato in portafoglio delle IFM allo stock di crediti erogati a imprese e famiglie, valore che fa quindi riferimento all’intera industria bancaria e non solo ai principali gruppi, si osserva nel grafico 4 come Italia, Spagna e Portogallo registrino un trend fortemente crescente dal 2006, chiara evidenza della presenza di un fenomeno di riallocazione dell’attivo verso titoli a minor assorbimento di capitale e ad alto rendimento, visti gli spread osservati tra i titoli governativi dei paesi periferici e quelli dei bund tedeschi.
Grafico 4. Titoli di Stato emessi da paesi dell’Area euro e di proprietà delle IFM
(in % degli impieghi a imprese e famiglie)
Conclusioni
Dall’analisi delle principali poste dell’attivo dei maggiori gruppi bancari europei, emerge una minore focalizzazione del business bancario dei paesi periferici nella tradizionale attività di erogazione dei prestiti. Un fattore fondamentale che ha inciso in questa scelta è stata la crescita dei crediti di peggiore qualità, che ha determinato una netta riduzione dei margini di manovra, a parità di capitale disponibile, necessari per poter continuare a sostenere l’economia reale.
La reazione delle principali banche dei paesi periferici di fronte a questo shock è stata sufficientemente differenziata. L’Irlanda ha attuato un’intensa politica di deleveraging, con conseguente netta riduzione del complesso delle attività bancarie. In Spagna e Italia, grazie anche alla possibilità di ottenere liquidità dalla BCE a tassi particolarmente vantaggiosi, si è osservato una forte riallocazione delle attività bancarie a favore dei titoli di Stato, con contestuale penalizzazione del credito all’economia reale. In altri termini, banche spagnole e italiane hanno attuato una politica di derisking, particolarmente favorita dalle regole di Basilea sul trattamento dei bond governativi in termini di assorbimento di capitale. Le banche portoghesi, infine, si situano a metà tra questi due gruppi di paesi, avendo da un lato investito in abbondanza in titoli di Stato, ma avendo allo stesso tempo contenuto la crescita degli attivi.

The Bank Recovery and Resolution Directive (BRRD, published on June 12) and the Single Resolution Mechanism Regulation (SRMR, to be published by July end) are aimed at harmonising bank crisis management and resolution in the European Union, introducing innovative tools, in particular Resolution Plans and the bail-in (the power to impose losses on creditors even if the bank is not liquidated), and setting up resolution authorities, a single one for significant banks in the Banking Union (Euro Area plus voluntaries).
BRRD and SRMR place Resolution Planning in a key position. When taking resolution actions, resolution authorities, including the Single Resolution Board in the Banking Union, shall take into account and follow the Resolution Plans. Starting from January 2015, these Resolution Plans, which will be confidential, should be drawn up by resolution authorities on the basis of, inter alia, the information provided by the banks concerned.
Resolution Plans can be very useful as a theoretical exercise and complementary (or substitute) to the banking structural reform, but will be not be very useful during resolution (De Serière 2014).
Resolution Planning may be a useful ex-ante theoretical exercise. The European Single Resolution Board shall have the power to require changes to the structure and organization of banks or banking groups in order to remove practical impediments to the application of resolution tools and ensure the resolvability of the entities concerned. The measures that can be required include: limit to the bank maximum individual and aggregate exposures; to divest specific assets; to limit or cease specific existing or proposed activities; to restrict or prevent the development of new or existing business lines or sale of new or existing products; to require changes to legal or operational structures of the entity or any group entity, either directly or indirectly under its control, so as to reduce complexity in order to ensure that critical functions may be legally and operationally separated from other functions; to require an entity to set up a Union parent financial holding company; to issue eligible liabilities. These measures will supplement (or substitute) measures that may be introduced by the so called “Structural Reform” (separation of traditional banking from speculative activities), on which the Commission has issued a draft proposal, and EU competition policies (particularly in the case of state aid). Resolution Plans (and in case the Structural Reform), if decidedly implemented, will enforce the authorities’ vision of “narrow banking”.
However, as resolution tool the Resolution Plan is likely to be not very useful. As any planning exercise it will facilitate decision taking. However, the actual resolution will likely face a difficult valuation exercise (size of losses, valuation of assets, etc.): although updated at least annually, the Resolution Plan will not contain all the information needed, including the most updated ones. To deal with interdependencies may prove to be more difficult that envisaged in the Plan. The non-viability of the bank may reveal the un-sustainability of the core business model, which the Resolution Plan cannot assess ex-ante. More generally, the default of the bank may reveal “unknown unknowns” (De Serière 2014). As a result, resolution objectives will be achieved more effectively by taking actions which are not foreseen in the resolution plans.
The idea that a pre-packaged document (the Resolution Plan), as well as a simple resolution tool like the bail-in (hair-cuts imposed on bank liabilities by the resolution authority) will be sufficient to technically resolve the bank over the resolution week-end is misconceived. In the thirty years before the recent financial crisis, in Europe the authorities had to deal with very few large bank resolutions: one of them was the Banco Ambrosiano in 1982. On the basis of this, for long time almost unique experience, one of the most experienced supervisor of the Bank of Italy provides the following definition of the management and resolution of a banking crisis:
“a long and complicated process that requires the ability to orchestrate rapid responses as well as to take care of the various interests at stake” (Boccuzzi 2011, the underlines are mine).
The notion of “resolution week-end” is in itself misleading (De Serière 2014). Responses have to be “rapid”, but a “long and complicated process” cannot be collapsed into a week-end span. What is necessary over the resolution weekend is “swift action” (De Serière 2014), “improvisation” (Schoenmaker 2013), the “ability to orchestrate” such that the responses are credible to the market on next Monday. The idea that pre-packaged measures and a percentage of losses imposed on a list of creditors will replace these abilities and bring to new life a defaulted bank the next Monday is dangerous and misleading. To imagine that if resolution plans and bail-in were there, Lehman could have gone back to business as usual on September 15 2008, is diabolic and particularly unpleasant to Lehman competitors. A dead bank is a dead bank and cannot be transformed in Frankenstein’s monster, at least without terrifying the alive.
In the best cases, resolution plans will support the decision making process (a “swift action”), which will “improvise” ad hoc solutions in the management of an idiosyncratic bank crisis. In this, the treat of bail-in will facilitate the use of effective resolution tools, such as asset separation and bridge bank, aimed at a private market solution.
In case of a systemic crisis, both resolution plans and the bail-in will be totally useless. However, the introduction of Resolution Plans, together with the set-up of a Resolution Authority and the introduction of bail-in, will have re-legitimised the sole effective resolution tool in systemic crises: the bail-out. Rephrasing Levitin (2011): “When systemic risk materialises the alternative between [resolution] and bail-out is illusory and bail-outs cannot be banned. The real issue is how to re-legitimise bail-out”.
References
Boccuzzi, Giuseppe, “Towards a new Framework for Banking Crisis Management. The International Debate and the Italian Model”, Banca d’Italia, Quaderni di Ricerca Giuridica, ottobre 2011.
Levitin, Adam J., “In Defence of Bailouts”, Georgetown Law Journal, 2011.
Schoenmaker, Dirk, Governance of International Banking: The Financial Trilemma, Oxford University Press, 2013.
De Serière, Victor, “Recovery and Resolution Plans of Banks in the Context of the BRRD and the SRM: Some Fundamental Issues”, forthcoming.
L’ESMA ha pubblicato una breve guida per gli investitori al dettaglio al fine di fornire chiarimenti sull”impatto delle modifiche apportate dalla riforma MiFID II.
L’EBA ha pubblicato le linee guida che individuano modelli armonizzati per il finanziamento di progetti degli istituti di credito. Queste linee guida mirano ad armonizzare la segnalazione di piani di finanziamento in tutta l’UE. Questo insieme di modelli e definizioni comuni fornisce uno strumento per le autorità competenti per valutare la fattibilità, la redditività e la solidità dei piani di finanziamento.
Il 1 luglio 2014 l’Autorità Bancaria Europea (EBA) ha pubblicato un parere relativo al trattamento prudenziale dei covered bond. Pur esprimendo sostegno per l’attuale approccio previsto dal regolamento CRR, l’EBA raccomanda ulteriori criteri per beneficiare di un trattamento preferenziale. Il parere fornisce consigli sul trattamento di alcune attività specifiche di copertura. L’EBA ha, inoltre, individuato le “best practices” per un quadro normativo comune in tutta l’UE per le obbligazioni bancarie garantite.
L’FSB, in qualità di organo fondatore della Global Legal Entity Identifier Foundation (GLEIF), ha approvato i documenti necessari per la sua creazione. La GLEIF sarà costituita come fondazione senza scopo di lucro di diritto svizzero allo scopo di fungere da braccio operativo del sistema LEI Global System approvata dall’FSB nel G-20 del giugno 2012.