L’ESMA ha aggiornato il proprio Q&A concernente l’applicazione del regolamento 648/2012(EMIR).
La Commissione Europea ha aperto una consultazione per stabilire il contributo che gli istituti di credito dovranno fornire per l’attuazione dei nuovi accordi (creazione dei 28 fondi di risoluzione nazionali e del fondo di risoluzione unico). Tra gli elementi che verranno tenuti in considerazione, vi sono la dimensione e il profilo di rischio delle banche.
La consultazione si chiuderà il 14 luglio.
Il Consiglio dell’UE ha approvato, in data odierna, un regolamento per la creazione di un nuovo veicolo per l’investimento fondi. I fondi di investimento a lungo termine europei (ELTIF) avranno l’obiettivo di garantire agli investitori rendimenti stabili a lungo termine e di fornire finanziamenti per la costruzione di progetti che richiedono impegni a lungo termine.
Da ieri e sino al 26 settembre 2014 è aperta una consultazione pubblica sul Pillar 3. Essa ha l’obiettivo di aumentare la comparabilità tra le banche, rendendo più omogenee le modalità tramite cui le banche stesse rendono note le proprie informazioni sull’esposizione al rischio.

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La Banca Centrale Europea si sta preparando ad assumere le responsabilità di supervisione bancaria, come previste dal Meccanismo di Vigilanza Unico – MVU – (ovvero il Single Supervisory Mechanism – SSM) che entrerà in vigore il prossimo 4 novembre. Il MVU creerà un nuovo sistema di supervisione finanziaria europea, unendo le attuali competenze delle Autorità Nazionali Competenti – ANC – dei paesi membri partecipanti a quelle della BCE.
L’obiettivo principale del MVU è quello di assicurare la solidità del sistema bancario europeo: sotto il nuovo sistema di vigilanza, la BCE vigilerà direttamente sugli istituti di credito ritenuti più “significativi” per mezzo di Gruppi di Vigilanza Congiunti (Joint Supervisory Teams), e collaborerà strettamente con le ANC per la vigilanza di tutti gli altri istituti di credito. La BCE si occuperà quindi direttamente della vigilanza di circa 130 istituti di credito, rappresentati circa l’85% dei totali asset bancari dell’Eurozona. Un elenco degli istituti partecipanti al Comprehensive Assessment, e quindi potenziali candidati quali istituti “significativi”, si può trovare qui, mentre la pubblicazione ufficiale dell’elenco delle banche significative avverrà entro il 4 settembre 2014.
- IL SECONDO QUARTERLY REPORT
Durante l’ultimo mese è stato pubblicato il secondo Quarterly Report – Progress in the operational implementation of the Single Supervisory Mechanism Regulation, che riporta i progressi nell’implementazione della regolamentazione del MVU.
I risultati più significativi raggiunti durante lo scorso trimestre (dal 4 febbraio al 3 maggio 2014) sono i seguenti:
1- Regolamento del MVU e Gruppi di Vigilanza Congiunti
Pubblicazione del Regolamento sul MVU (SSM Framework Regulation ), lo scorso 25 aprile; costituzione dei Gruppi di Vigilanza Congiunti, i rispettivi coordinatori dovrebbero essere nominati entro fine giugno, i gruppi dovrebbero diventare operativi entro fine estate.
Il Regolamento del MVU stabilisce le modalità pratiche di attuazione della cooperazione tra BCE e ANC nell’ambito del MVU. In particolare viene chiaramente specificato che per ogni soggetto significativo vigilato verrà istituito un Gruppo di Vigilanza Congiunto composto da personale della BCE e delle ANC. I compiti di questo Gruppo sono di effettuare il processo di revisione e valutazione prudenziale (Supervisory Review and Evaluation Process – SREP), predisporre un programma di revisione prudenziale e attuarlo, dopo approvazione della BCE.
2- Istituzione delle Direzioni Generali
In seno alla BCE sono state create quattro Direzioni Generali (DG) e un apposito Segretariato del Consiglio di Vigilanza per espletare le funzioni di vigilanza previste dal MVU da parte della BCE.
Le DG di Vigilanza Microprudenziale I e II si dedicheranno alla vigilanza diretta giornaliera dei circa 130 gruppi bancari
significativi; le 30 banche di maggiore rilevanza sistemica saranno assegnate alla DG I e le altre alla DG II.
La DG di Vigilanza Microprudenziale III sarà incaricata della vigilanza indiretta delle banche meno significative. Infine, DG IV provvederà a servizi orizzontali rispetto alle altre DG, occupandosi tra le altre cose di Modelli interni, Metodologie standard, Gestione crisi, Politiche di vigilanza e Analisi dei rischi.
3- Manuale di Vigilanza
Nel mese di aprile è stato approvato dal Consiglio di vigilanza un Manuale, documento interno del MVU, che illustra procedure e metodologia per la vigilanza degli istituti significativi e meno, e dove inoltre si descrivono le modalità di cooperazione tra MVU e autorità esterne. Tale documento interno descrive il quadro di rilevazione dei dati, ed è stato impostato in considerazione dei dati necessari per il funzionamento di un Sistema di Analisi dei Rischi (Risk Assessment System – RAS) accentrato. Il manuale continuerà ad essere aggiornato prima e dopo il 4 novembre, ed è attualmente in fase di elaborazione un documento pubblico, con pubblicazione prevista nel mese di novembre, che costituirà una guida alle prassi di vigilanza nel MVU, che assicurerà trasparenza per i soggetti vigilati circa i principi di analisi di vigilanza in generale e le ispezioni in loco, previste dalla normativa.
4- Contributi per le attività di vigilanza.
In conformità del regolamento sul MVU, la BCE imporrà il pagamento di contributi annuali agli enti creditizi presenti in uno Stato membro partecipante (o alle succursali presenti in Stati membri partecipanti facenti capo a enti ubicati in Stati membri non partecipanti). Il 27 maggio è stato pubblicato un paper in public consultation sulla bozza della Regolamentazione della BCE sui contributi per la vigilanza (Supervisory Fees). La regolamentazione vuole stabilire in che modo la BCE recupererà le spese di vigilanza delle banche dell’Eurosistema, stimando un costo di circa 260 milioni di euro per il 2015. La maggior parte delle banche dovrà contribuire per un ammontare tra gli 0.7 e i 2 milioni di euro l’anno, arrivando fino ai circa 15 milioni che pagheranno le banche di maggiori dimensioni. Il metodo per il calcolo del contributo prevede che l’ammontare annuale dipenda dallo stato dell’organismo vigilato, in modo da riflettere i vari tipi di vigilanza applicati ai diversi istituti. I contributi sono quindi divisi in un ammontare dovuto dai maggiori istituti vigilati e quello dovuto dagli istituti meno significativi, rispettivamente 225 e 45 milioni di euro. Per ogni singola unità il contributo sarà poi costituito da una parte fissa e una variabile, determinata sulla base di totale dell’attivo e il totale del ritorno sull’attivo.
Per i maggiori istituti il contributo varierà circa tra i 150 mila e i 15 milioni di euro, mentre per gli istituti meno significativi il contributo dovrebbe variare tra i 2 mila e i 210 mila euro.
- LA RACCOLTA DATI
Come considerato all’interno del Manuale di Vigilanza, è chiaro che nell’ambito del processo di revisione prudenziale la metodologia per l’analisi dei rischi e la quantificazione del capitale e della liquidità dipende in ampia misura dalla disponibilità e dalla qualità dei dati di vigilanza disponibili. Sono quindi stati condotti con le ANC tre esercizi pilota per la raccolta di dati, grazie ai quali sono stati individuati considerevoli problemi in termini di comparabilità e qualità dei dati, riconducibili alle differenze tra discipline contabili nazionali e tra coefficienti di liquidità e indicatori del rischio di tasso di interesse.
Per ampliare l’insieme di dati disponibili e permettere dei controlli incrociati sui dati, sono anche state ampliate le fonti dei dati di mercato, includendo dati provenienti da fornitori esterni e le soluzioni disponibili presso la BCE e l’Eurosistema.
- Il COMPREHENSIVE ASSESSMENT
Ignazio Angeloni, Direttore di General Financial Stability at the ECB, in una conferenza stampa sul SSM tenutasi a Francoforte il 23 ottobre 2013 , sottolineava l’importanza del Comprehensive Assessment, non solo per la raccolta dei dati, ma come un importante passo per l’Europa nel riparare i danni reputazionali causati dalla crisi, assicurando una maggiore trasparenza sui bilanci bancari.
“Riguardo alla metodologia, vogliamo che l’esercizio comprenda tutte le maggiori fonti di rischio. Prima verrà fatto un Supervisory Risk Assessment per cercare di individuare tutti i potenziali fattori di rischio dei bilanci bancari. Questo Assessment sarà condotto con un nuovo sistema basato su una serie di indicatori armonizzati tra le diverse banche, che sono scelti pesando tra i sistemi di supervisione nazionali esistenti. Questo tipo di Risk Assessment, sebbene comune nelle pratiche di supervisione internazionale, viene applicato in modo leggermente diverso per l’autorità di supervisione europea: verranno individuate le migliori esecuzioni tra le varie autorità nazionali, e queste saranno spunto per sviluppare un sistema armonizzato che sfrutti il nuovo meccanismo”
Oltre a una necessaria raccolta di dati per ampliare le attuali serie temporali a disposizione delle autorità di vigilanza, un elemento fondamentale nella preparazione per il MVU è quello di porre maggiore trasparenza nei bilanci delle banche, identificare e sviluppare misure correttive dove si ritenga opportuno, e quindi promuovere una maggiore fiducia nel sistema bancario.
Per far questo, la BCE ha lanciato un Comprehensive Assessment basato su due pilastri fondamentali:
– un’Asset Quality Review (AQR), (di cui già si è parlato in clicca qui e qui ),
– uno stress test, per esaminare la risposta dei bilanci a degli scenari di stress economico. L’11 marzo 2014 è stato pubblicato il manuale contenente la metodologia specifica per la seconda fase, che dovrà essere completata entro la fine di luglio. Il test prevede ipotesi che vanno a coprire diversi tipi di rischi, inclusi il rischio di credito e di mercato, l’esposizione verso cartolarizzazioni e il rischio sovrano. Per assicurare consistenza, è stato imposto un bilancio statico per tutti e tre gli anni dello scenario stressato. Lo scenario avverso riflette i rischi sistemici che sono al giorno d’oggi ritenuti la maggior causa di preoccupazione per la stabilità finanziaria dell’Eurozona. In particolare vi sono quattro categorie di rischio che permettono di dare un’idea della severità del test: un aumento nello yield dei bond globali, amplificato da un brusco peggioramento della valutazione dei rischi, specialmente sui mercati emergenti; un peggioramento della qualità del credito di quei paesi che già presentano una debole domanda; uno stallo nella politica di riforme, che diminuisca la fiducia nella sostenibilità delle finanze pubbliche; e infine la mancanza di operazioni di messa in sicurezza dei bilanci bancari, laddove le banche non siano più obbligate a mantenere finanziamenti sostenibili dal mercato.
Mentre la soglia patrimoniale per lo scenario di base è fissata all’8% del CET1, per lo scenario avverso si applicherà una soglia del 5.5%. L’orizzonte temporale sarà di tre anni, dal dicembre 2013 al dicembre 2016.
In caso di carenze patrimoniali, le banche interessate dovranno presentare piani di ricapitalizzazione in cui si precisano le soluzioni individuate. A partire dalla pubblicazione dei risultati, il prossimo ottobre, queste carenze dovrebbero essere colmate entro sei mesi, mentre quelle individuate nello scenario avverso potranno essere colmate sanate entro nove mesi.
Sarà inoltre di particolare importanza assicurare la qualità dei dati raccolti durante l’Assessment, in modo da salvaguardare l’integrità e la confrontabilità dei risultati e garantire che tutte le istituzioni e le nazioni saranno trattate alla pari. A questo fine, è stata stabilita una struttura basata su tre diversi livelli di controllo di qualità:
i- i team di ispezione delle ANC, composti da supervisori e auditor, responsabili di validare la qualità dei dati che saranno sottomessi;
ii- i team di controllo qualità e assistenza tecnica interni alle ANC, che condurranno ulteriori controlli e validazioni tra le banche delle corrispettive giurisdizioni;
iii- l’ufficio centrale di project management della BCE e i team nazionali revisioneranno i dati sottomessi da ogni nazione, e porteranno anche avanti controlli e analisi tra i risultati forniti dalle diverse nazioni.
La cooperazione tra queste parti contribuirà significativamente ad assicurare consistenza nell’applicazione della metodologia comune, obiettivo fondamentale dell’esercizio.
SFIDE FUTURE
La presidente del Consiglio di vigilanza Danièle Nouy, nel discorso tenuto a Vienna il 12 maggio scorso, in occasione della Conferenza Economica dell’OeNB [8], si è mostrata soddisfatta dei risultati ottenuti riguardo l’implementazione del MVU negli ultimi sei mesi. Ricorda però che molto rimane ancora da fare, e in particolare le due pietre miliari: finalizzare il modello di vigilanza, e assumere persone competenti per i ruoli di supervisori.
La sfida a lungo termine sarà quella di attuare una vigilanza da una prospettiva realmente europea, nella quale i diversi GVU, formati da persone con diversi background, collaboreranno sfruttando la loro esperienza locale a livello centrale. Idealmente la regolamentazione bancaria europea dovrebbe essere completamente armonizzata, ed è per questo che la presidente Nouy è particolarmente favorevole all’adozione di un unico regolamento.

Sulla base dei dati annuali di bilancio più recenti si analizzano le dinamiche di capitale, depositi e obbligazioni dei principali gruppi bancari europei che sono oggetto del comprehensive assessment condotto dalla BCE. Il quadro sulla dotazione di capitale non è pienamente rassicurante, le banche italiane sembrano essere in ritardo nell’aggiustamento delle passività per tenersi al riparo da eventuali shock futuri.
La struttura del campione
L’analisi della struttura dei bilanci dei principali gruppi bancari europei è stata effettuata utilizzando il database Thomson-Reuters Datastream. Per ogni paese sono state considerati i primi 3/5 gruppi di cui si disponeva di informazioni per il periodo compreso tra il 2006, anno che ha preceduto la crisi finanziaria, e il 2013 (ultimo disponibile – tabella 1). I gruppi considerati sono quelli che sono oggetto del comprehensive assessment condotto dalla BCE (si veda Barucci, Corsaro e Milani, 2014). Per l’Italia sono stati presi in esame Unicredit, Intesa-SanPaolo, MPS, UBI e Banco Popolare. Nel complesso sono stati analizzati i bilanci di circa 30 gruppi bancari europei.
Tabella 1. Campione di gruppi bancari considerati
Nei successivi paragrafi verranno approfondite, per il campione considerato, le caratteristiche delle principali voci del passivo dello stato patrimoniale. Rinviamo a successivi approfondimenti le questioni legate alla struttura dell’attivo e alle principali componenti reddituali.
1. La struttura del passivo: il capitale
Il primo elemento da considerare per valutare la solidità di una banca è la sua dotazione di capitale. In questa prospettiva si possono prendere in esame due diverse grandezze.
La prima fa riferimento al ratio di capitale calcolato secondo le regole di Basilea. Al riguardo si può osservare come il Tier1 ratio sia andato nettamente aumentando rispetto al periodo pre-crisi (grafico 1). Tra i paesi europei considerati, il Regno Unito è quello che mostra il livello più elevato di Tier1 ratio (14,2%), evidenziando anche un significativo rafforzamento rispetto al 2012. L’Italia è invece il paese con il Tier1 ratio più contenuto (11,5%), seppur in crescita rispetto all’anno precedente. Tra i paesi considerati solo l’Irlanda ha registrato una flessione del Tier1 ratio tra il 2012 e il 2013 (dal 14,8 al 13,3%).
Grafico 1. Tier1 ratio
Note: medie semplici delle banche incluse nel campione.
Fonte: elaborazioni su dati Thomson-Reuters Datastream.
L’altro importante indicatore del livello di dotazione di capitale delle banche è rappresentato dall’incidenza del capitale e delle riserve sul totale attivo. A differenza del Tier1 ratio, questo indicatore non è aggiustato per tener conto del livello del rischio determinato secondo i modelli, più o meno evoluti, di valutazione adottati dalle diverse banche. Il quadro che emerge mostra un rafforzamento della dotazione di capitale più limitato rispetto a quanto evidenziato sopra (grafico 2). L’Irlanda in questo caso è il paese con la dotazione più elevata (7,2%), seppur in riduzione rispetto al livello del 2012. Il Regno Unito si pone solo al quarto posto (5.3%) dopo Spagna (6,9%) e Italia (6,2%). Quest’ultima, tenendo conto del livello di capitale nel periodo pre-crisi (6%), mostra solo un leggero rafforzamento. Tra i paesi considerati, Germania e Francia sono quelli che evidenziano la dotazione meno elevata (4% circa), mentre il Portogallo è l’unico che ha evidenziato una flessione dell’incidenza del capitale rispetto al periodo pre-crisi (5,3% nel 2006, 5,1 nel 2013).
Grafico 2. Capitale e riserve
in % del totale attivo
Note: medie semplici delle banche incluse nel campione.
Fonte: elaborazioni su dati Thomson-Reuters Datastream.
2. La struttura del passivo: i depositi bancari
Un secondo fattore rilevante al fine di valutare la robustezza delle banche agli shock è legato allo spazio dei depositi bancari tra le fonti di finanziamento. Dal confronto internazionale emerge come tutti i paesi periferici abbiano aumentato l’incidenza di questa forma di finanziamento, divenendo la principale fonte di approvvigionamento di fondi. L’Italia rappresenta un’eccezione: i depositi, pur in aumento rispetto al 2012, si attestano nel 2013 su un livello inferiore rispetto a quello del periodo pre-crisi (38,4% nel 2006 in termini di totale attivo, contro il 37,7% del 2013).
Grafico 3. Depositi bancari
in % del totale attivo
Note: medie semplici delle banche incluse nel campione.
Fonte: elaborazioni su dati Thomson-Reuters Datastream.
3. La struttura del passivo: le obbligazioni bancarie
Le obbligazioni bancarie costituiscono un’altra fondamentale forma di finanziamento per gli istituti di credito. Tra i paesi considerati, l’Italia è quella che evidenzia la maggiore incidenza sul totale attivo (44,9%), presentando un livello anche superiore rispetto a quanto osservato nel periodo pre-crisi (43,9% – grafico 4). Specularmente a quanto osservato nel grafico 3, gli altri paesi periferici hanno invece radicalmente diminuito il ricorso alle obbligazioni bancarie per far fronte alle loro esigenze di finanziamento. Questa tendenza la possiamo osservare anche per i paesi core, con una flessione particolarmente ampia in Germania e Regno Unito, mentre in Francia la riduzione è stata abbastanza limitata.
Grafico 4. Obbligazioni bancarie
in % del totale attivo
Note: medie semplici delle banche incluse nel campione.
Fonte: elaborazioni su dati Thomson-Reuters Datastream.
Conclusioni
Il quadro che emerge dall’analisi della struttura del passivo dei principali gruppi bancari europei, sulla base dei dati annuali più recenti, desta qualche preoccupazione. Se le banche europee hanno infatti ampiamente rafforzato i requisiti patrimoniali basati sui criteri contabili di Basilea, a tale risultato si è giunti soprattutto attraverso il deleveraging e il derisking, cioè attraverso una rimodulazione delle attività e dei loro criteri di valutazione al fine di determinare un minor assorbimento di capitale. Guardando all’incidenza del capitale non aggiustata per il rischio, lo scenario non appare invece essere molto rassicurante circa la capacità delle banche europee di far fronte ad eventuali futuri shock sistemici.
Nel caso delle banche italiane, un fattore di debolezza è legato all’eccessivo peso delle obbligazioni e alla speculare bassa incidenza dei depositi. I problemi di reperimento di fonti di finanziamento stabili nelle fasi di turbolenza finanziaria, come osservato ad esempio nel caso delle crisi di Northern Rock e Lehman Brothers (si veda D’Apice e Ferri, 2011), hanno spinto i gruppi bancari europei a rivedere pesantemente la loro struttura del passivo, cosa che invece in Italia non si è ancora verificata. Questo aspetto presenta criticità anche alla luce dell’entrata in vigore del bail-in che porterà queste forme di finanziamento a partecipare alle potenziali perdite della banca (Brescia Morra e Mele, 2014).
Riferimenti
Barucci Emilio, Stefano Corsaro, Carlo Milani, (2014), Asset quality review e stress test. Cosa ci aspetta?, FinRiskAlert.it.
Brescia Morra, Concetta, Giulia Mele, (2014) Una vera rivoluzione: il Single Resolution Mechanism, FinRiskAlert.it.
D’Apice Vincenzo e Giovanni Ferri, (2011), Crisi finanziarie e regolamentazione. Politiche economiche per un capitalismo stabile, Carocci editore.
Il PRA (Prudential Regulation Authority) ha pubblicato due elaborati in materia di vigilanza per le assicurazioni e per le banche. Le due pubblicazioni si prefiggono due obiettivi: il primo è quello di promuovere la sicurezza e la solidità degli enti che il PRA regola, con particolare attenzione agli effetti negativi che tali enti possono avere sulla stabilità del sistema finanziario del Regno Unito; il secondo è specifico per gli enti assicurativi ed è quello di contribuire a garantire che gli assicurati siano adeguatamente protetti.
E’ stato pubblicato sulla GUUE il regolamento delegato (UE) n. 667/2014 della Commssione che integra il regolamento (UE) n. 648/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio avente ad oggetto “le norme procedurali relative all’imposizione di sanzioni ai repertori di dati sulle negoziazioni da parte dell’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati, comprese norme sui diritti di difesa e disposizioni temporali“.
Il Regolamento entrerà in vigore il 22 giugno 2014.