SVB e Credit Suisse: il fallimento della regolazione e i danni di un eccesso di liquidità
a cura di Emilio Barucci per Huffington Post

Mar 18 2023
SVB e Credit Suisse: il fallimento della regolazione e i danni di un eccesso di liquiditàa cura di Emilio Barucci per Huffington Post

Quella che sembrava essere una crisi bancaria circoscritta, il fallimento di SVB, ha portato ad una settimana di passione nei mercati finanziari di tutto il mondo con l’indice delle banche americane che ha perso il 18%, quelle europee hanno perso il 15%. Nel complesso le banche hanno lasciato sul terreno quasi cinquecento miliardi di dollari di capitalizzazione, una cifra che è pari al 60% della borsa italiana.

SVB, Signature Bank, First Republic Bank, Credit Suisse. Sono queste le banche nell’occhio del ciclone. Le ragioni sono diverse: eccessiva concentrazione del business (SVB e Signature Bank), raccolta da grandi clienti non sottoposta ad assicurazione pubblica (SVB e First Republic Bank), susseguirsi di tanti problemi da lunga data (Credit Suisse). In tutti i casi potremmo parlare di cattiva gestione senza invocare chissà quale alchimia della finanza, è bene essere chiari non siamo di fronte ad una macchinazione del ‘‘turbo capitalismo’’ basata su prodotti finanziari esotici come i derivati, le famigerate cartolarizzazioni dei mutui subprime che prima del 2008 avevano riprodotto un moderno miracolo ‘‘dei pani e dei pesci’’ trasformando oggetti molto rischiosi in asset apparentemente innocui. Assets che avevano ingrassato i bilanci delle banche portando in dote profitti elevati. Qui i problemi derivano da attività abbastanza tradizionali: raccogliere liquidità, investire in titoli sicuri, finanziare società.

La scorsa settimana avevo sottolineato come la lezione della crisi finanziaria del 2008 non fosse stata appresa. A dire il vero, i fatti hanno mostrato che almeno in fase di reazione i governi hanno appreso la lezione. Quando ci si trovò di fronte al crack di Lehman il governo americano tentò di salvarla ma poi, non riuscendovi (erano tanti i dossier sul tappeto), optò per lasciarla fallire sottostimando i rischi per il sistema che derivavano da una banca fortemente interconnessa. Questa volta, almeno nei primi tre casi, non siamo di fronte a banche centrali per il sistema finanziario eppure il governo americano non ha lasciato correre e ha fatto due cose che non avrebbe fatto in tempi normali (assicurare tutti i depositi, anche quelli sopra i 250.000 dollari, fornire assistenza di liquidità e alleviare le minusvalenze sui titoli) e si appresta a fare un’altra cosa, che fece nel 2008 e aveva detto che non avrebbe più fatto: garantire un eventuale compratore di una banca in crisi a fronte di una potenziale perdita. La banca centrale svizzera ha fornito garanzie simili per Credit Suisse.  

La vera lezione del 2008 non è stata però appresa. Di fronte al fallimento di Lehman, più di un regolatore, commentatore, esponente politico disse lasciamola fallire così ne ‘‘puniamo’’ una per educarne cento. Questo non è avvenuto nonostante gli interventi di regolamentazione che hanno sicuramente migliorato il quadro.

La lezione del 2008 non è stata appresa e al contempo ne stiamo apprendendo di nuove.

In primo luogo, l’idea di coprire i depositi delle banche solo fino ad una certa soglia è peregrina. L’idea si basava su questo ragionamento: i piccoli correntisti non possono valutare la solidità di una banca e i loro soldi vanno tutelati, per questo li assicuriamo (in Europa fino a 100.000 euro, negli Stati Uniti fino a 250.000 euro). Affidarsi alla responsabilità degli investitori che lasciano i loro fondi presso una banca è un’illusione smentita dai fatti. I fondi di venture capital di SVB alla bisogna hanno chiesto e ottenuto l’intervento del governo americano. Lo stesso è successo in Svizzera per Credit Suisse. Quindi, è inutile raccontarsela: d’ora in avanti l’idea che si tutelano i depositi soltanto fino a 100.000 euro non è credibile. Che la cosa non funzionasse lo avevamo visto del resto con il bail-in delle banche italiane e il processo lunghissimo per tutelare gli obbligazionisti nel rispetto di una normativa europea che oramai è già morta. Smettiamola di prenderci in giro: una corsa allo sportello importante porterà sempre il sistema bancario o lo Stato ad intervenire. In un modo o nell’altro pagheranno i contribuenti. Le banche continueranno ad essere un potenziale costo per la società e, quindi, la loro regolamentazione deve essere rafforzata in modo deciso a fronte di assicurazioni/sussidi a carico del pubblico. 

La seconda lezione che apprendiamo è che la fiducia riposta nella capacità delle banche di gestire bene i loro rischi è mal risposta. La realtà non è stata all’altezza delle aspettative. Le banche che sono al centro di questa crisi sono state sicuramente oggetto di una cattiva gestione, i rischi (quello di tasso da parte di SVB) non sono stati gestiti. Questo ci dice che il modello di regolazione rivisto e corretto dopo la crisi finanziaria non funziona. Il modello più o meno stabilisce quanto segue: tu banca puoi prendere tutti i rischi che vuoi a condizione che tu li sappia valutare e che tu abbia sufficiente capitale. Ebbene questo approccio non funziona in quanto, come ho cercato di mostrare nel mio libro Chi Salverà la Finanza, il concetto stesso di rischio è difficile da acchiappare e viene manipolato abbastanza facilmente. L’idea di una regolamentazione decentrata con l’autorità di vigilanza che entra nel merito dei processi di valutazione dei rischi delle banche è poco efficace. Occorre tornare ad interventi di regolamentazione più invasivi anche alla luce del costo sociale delle crisi bancarie con una maggiore segmentazione dell’attività creditizia: la banca deve tornare a fare il suo mestiere e forse a restringere il suo raggio d’azione.

La terza lezione da apprendere riguarda la leva bancaria. Nel 2008 la media del leverage delle banche Europee era pari a 28 (rapporto tra attivi e capitale), oggi nell’area dell’Euro siamo attorno a 19, il rapporto capitale su asset pesati per il rischio è oggi pari a 15% mentre nel 2008 era al 9%. Le banche americane hanno una leva superiore ma non in misura molto significativa. La lettura della crisi del 2008 è stata che le banche avevano una leva troppo elevata, oggi le banche hanno molto più capitale, eppure si scoprono fragili. Pensavamo di aver messo a posto i problemi con più capitale, ma ciò non è bastato a metterci al sicuro. Come mai? La ragione è nella liquidità in eccesso fornita dalle banche centrali. Questa crisi deriva dalla liquidità che le banche centrali hanno immesso nel sistema (7400 miliardi di dollari negli Stati Uniti dal 2007 ad oggi). Una liquidità che gioco forza finisce per trovare una falla nel sistema, anche se è fortemente regolato: criptovalute (Signature Bank), bolla hi-tech (SVB), investimenti dubbi (Credit Suisse). Le banche centrali sono al centro dell’attenzione per la decisione di aumentare i tassi e di diminuire la liquidità. Qualche politico, di tutti gli schieramenti in Italia a dire il vero, dall’alto della sua competenza sentenzia che le politiche sarebbero sbagliate. Ebbene invece il problema è che le banche centrali, complice anche l’emergenza pandemica, hanno aspettato troppo a ritirare la liquidità dal sistema. Dovevano agire prima. A tutti piacerebbe vivere in un mondo di bassi tassi e un mare di liquidità, questo mondo porta instabilità finanziaria, questa è la lezione da apprendere.

Continuo a pensare che non siamo di fronte ad una nuova crisi finanziaria come quella del 2008 ma il momento è importante, forse storico per il mondo della finanza. L’eventuale acquisto di Credit Suisse da parte di USB non sarebbe da meno del fallimento di Lehman: la fine di un’epoca. Speriamo che tutto ciò porti consiglio. Le autorità devono prendere atto dell’inadeguatezza del modello di regolazione ed agire di conseguenza: dopo la crisi del 2008 il modello è stato rattoppato alla meglio, bene questa crisi ci mostra che la strada intrapresa non funziona. Inoltre le banche centrali devono tornare a fare quello che devono fare: tenere stabile il potere d’acquisto. 

Crack Silicon Valley Bank, Yellen: «Escludiamo il salvataggio ma evitare contagio»

Mar 12 2023

Dopo il crack della banca, si vedono le prime conseguenze: la valuta digitale USD Coin perde l’aggancio al dollaro e le startup restano senza stipendi. Joe Biden ha chiamato il governatore della California per discutere del fallimento della Silicon Valley Bank. Sono passate circa 48 ore dal crack della Silicon Valley Bank, e già si iniziano a intravvedere alcune delle possibili conseguenze nel mondo delle start-up, delle valute digitali e della finanza…

https://www.ilsole24ore.com/art/valute-digitali-startup-credito-effetti-crack-silicon-valley-bank-AEC47Q2C

Saudi oil giant Aramco posts record $161 billion profit for 2022

Mar 12 2023

Saudi Arabia’s state-controlled oil giant Aramco on Sunday reported a record net income of $161.1 billion for 2022 — the largest annual profit ever achieved by an oil and gas company. Aramco said net income increased 46.5 percent over the year, from $110 billion in 2021. Free cash flow also reached a record $148.5 billion in 2022, compared with $107.5 billion in 2021…

https://www.cnbc.com/2023/03/12/saudi-oil-giant-aramco-posts-record-161point1-billion-profit-for-2022.html

EIOPA launches new survey to map financial innovation in insurance

Mar 12 2023

The European Insurance and Occupational Pensions Authority (EIOPA) is launching a new Digitalisation Market Monitoring Survey to monitor the development of European insurers’ digital transformation strategies and better understand how undertakings use or plan to use innovative business models and technologies. The rapid rate of digital innovation is changing the way businesses operate and the adoption of new business models and technologies can have a significant impact on the insurance value chain…

https://www.eiopa.europa.eu/eiopa-launches-new-survey-map-financial-innovation-insurance-2023-03-06_en

The ECB blog: Channelling Europe’s savings into growth

Mar 12 2023

The European Union is determined to fast-forward its green and digital transition. What we decide today will affect the generations to come. It is our collective responsibility to get it right. Creating net-zero industries, boosting technological competitiveness, and diversifying supply chains will be paramount for Europe’s continued prosperity and strategic sovereignty in the coming decades…

https://www.ecb.europa.eu/press/blog/date/2023/html/ecb.blog.230309~addaac5e08.en.html

Indagine sull’utilizzo degli algoritmi di Machine Learning da parte dalle imprese assicurative nei rapporti con gli assicurati

Mar 12 2023

A fine 2022 l’IVASS ha condotto una rilevazione sull’utilizzo di algoritmi di Machine Learning
(ML) da parte delle imprese di assicurazione in processi con impatto sulla clientela.
L’indagine supporta un obiettivo strategico dell’IVASS, di analisi dell’evoluzione e
dell’impatto delle tematiche InsurTech, favorendo lo sviluppo digitale in un moderno sistema
di tutele per i consumatori…

https://www.ivass.it/pubblicazioni-e-statistiche/pubblicazioni/altre-pubblicazioni/2023/indagine-algoritmi/index.html

Due lezioni dal fallimento Silicon Valley Bank: l’importanza del risk management e i danni dell’eccesso di liquidità
a cura di Emilio Barucci per Huffington Post

Mar 12 2023
Due lezioni dal fallimento Silicon Valley Bank: l’importanza del risk management e i danni dell’eccesso di liquiditàa cura di Emilio Barucci per Huffington Post

Il ricordo della crisi finanziaria del 2008 è talmente vivido che il fallimento di Silicon Valley Bank (SVB) ha fatto subito pensare … ci risiamo, un altro fallimento bancario che potrebbe innescare una nuova crisi finanziaria. Una nuova Lehman, un incubo che pesavamo non si sarebbe più ripetuto.

La decisione della autorità americane di dichiarare il fallimento della sedicesima banca americana con assets per oltre 200 miliardi di dollari decreta il secondo fallimento (per dimensione) nella storia del sistema bancario americano, dopo Washington Mutual nel 2008. Il contagio ha presto preso piede anche in Europa con l’indice della borsa delle banche europee che ha perso quasi il 4%, Deutsche Bank è arrivata a perdere il 7%.

Si tratta di una reazione immotivata, le banche europee (e quelle italiane in particolare) non rischiano niente, i veri rischi sono per il sistema delle startups della Silicon Valley e non solo. E’ notizia di ieri che Circle, la società che sta dietro USD (la seconda stablecoin per capitalizzazione) aveva 3.3 miliardi di dollari depositati presso SVB. Un ammontare di denaro che è di molto superiore ai 250 mila dollari che sono assicurati dalle autorità americane nel caso di fallimento. La possibilità di rientrare in possesso di questi fondi dipende dalla capacità delle autorità americane di trovare un cavaliere bianco, cioè una banca disposta a salvare SVB. Se così non fosse, a Circle non rimarrebbe altro che mettersi in fila aspettando la liquidazione degli assets della banca e recuperare quello che rimane. Il timore che si materializzi questa opzione è tale che la solidità della stablecoin è stata messa in discussione tanto da perdere la parità con il dollaro giungendo a valere 0,88 dollari (invece di 1 dollaro).

Altri fondi di venture capital e  startups si trovano in una situazione simile in quanto utilizzavano SVB per gestire la loro liquidità. Alcune società, soprattutto le più piccole, potrebbero avere difficoltà a corrispondere gli stipendi.

I problemi saranno locali sia geograficamente che a livello di industria (Stati Uniti, California, mondo hi-tech) ma ciò non significa che il fallimento di SVB non sia inquietante. Nonostante il rafforzamento della regolamentazione e del capitale degli intermediari, il sistema creditizio è ancora vulnerabile anche senza uno shock particolarmente significativo. E’ bastato un rialzo dei tassi, drastico quanto si vuole, per far fallire una banca. Cosa difficile da capire.   

Per capire ciò che è successo conviene ripercorrere brevemente la storia di SVB.

SVB era un istituto di credito basato in California specializzato nel fare credito e nel gestire la liquidità delle startups nell’hi-tech della Silicon Valley e dei fondi di venture capital che le finanziano.

La storia è più o meno questa. I depositi della banca sono più che triplicati dal 2019 al 2021. La banca svolgeva solo in parte un’attività creditizia tradizionale. Solo il 40% delle suo attivo consisteva in prestiti, il resto era investito in titoli. Semplicemente aveva un eccesso di liquidità e questa veniva perlopiù da grandi investitori, il 95% dei suoi depositi erano di taglia superiore a 250.000 dollari.

Il modello di business è molto diverso da quello di una banca tradizionale, basti pensare che Bank of America ha circa il 60% di prestiti e il 40% di titoli e soltanto il 38% dei suoi depositi sono di taglia elevata.

Questo modello di business ha funzionato fino al 2022 con la banca che ha generato un margine di interesse netto pari a 4,5 miliardi di dollari. Nell’ultimo anno il mondo hi-tech delle startup si è raffreddato e questo ha portato molte di esse (e i fondi venture capital) a ritirare la loro liquidità. Questo ha innescato una spirale negativa già vista ai tempi di Bear Stearns e Lehman.

Non sapendo bene cosa fare di tutti questi fondi, SVB decise, prima del rialzo dei tassi, di investire circa 90 miliardi in cartolarizzazioni di mutui, titoli a lungo termine sicuri che rendevano assai poco. Il rialzo dei tassi ha portato ad una perdita di quindici miliardi su questi titoli. Non c’è niente di strano tutte le banche sono esposte in titoli a reddito fisso (titoli di stato ad esempio) e un aumento dei tassi porta minusvalenze. Il problema è stata la forte esposizione di SVB. Tanto per fare un esempio, le banche italiane nel loro complesso hanno un’esposizione significativa in titoli di stato, ma l’ammontare nel complesso è 400 miliardi, una quota pari a meno del 10% dei loro attivi.

Questa situazione è divenuta ben presto cosa nota tra gli operatori i quali hanno pensato bene di ritirare la loro liquidità dalla banca. E’ stato tutto molto rapido: 40 miliardi, un quarto di tutti i depositi, sono stati ritirati in un solo giorno. Come nel caso di Bear Stearns, la liquidità è evaporata nel giro di poche ore lasciando un buco di un miliardo, nell’impossibilità di trovare un compratore la banca è stata dichiarata fallita.

Non c’è da incolpare la Federal Reserves per l’aumento sostenuto dei tassi di interesse, né tantomeno trarne considerazioni riguardo a ciò che dovrebbe fare la Banca Centrale Europea. Al riguardo, semmai, il punto è che la stretta monetaria sul fronte della liquidità in eccesso delle banche è arrivata troppo tardi.

Il vero dato inquietante è che c’è un mondo finanziario, quello statunitense, che non ha imparato la lezione. Le autorità di vigilanza americane sono state molli. SVB aveva un modello di business che non rispettava le più semplici regole di gestione dei rischi: forte concentrazione delle fonti di liquidità, mismatch delle scadenze tra attivo e passivo (indebitamento a breve e investimenti a lungo termine), forte esposizione al rischio di tasso, forte concentrazione degli attivi esposti alle fluttuazioni di mercato.

Le banche italiane ed europee sono ben più solide. Non c’è dubbio che l’Europa abbia una regolazione e autorità di vigilanza molto più severe e attive. Ma questo non ci può rassicurare. Questo default è locale, con poche ramificazioni nel sistema finanziario globale esposto a leva, ma ciò non ci autorizza a dormire sonni tranquilli. Se succedesse in una banca più centrale per il sistema finanziario le conseguenze potrebbero essere ben più serie, come è successo nel caso dei mutui subprime. Forse la lezione da imparare è che la regolazione e la vigilanza fanno quello che possono, anche perché qualcuno non fa il proprio dovere, ma vale una regola semplice: un eccesso di liquidità nel sistema prima o poi trova una falla (oggi come nel 2008) e le conseguenze potrebbero essere catastrofiche. Guarda caso, la falla è sempre negli Stati Uniti.

Il termometro dei mercati finanziari (10 Marzo 2023)
a cura di E. Barucci e D. Marazzina

Mar 12 2023
Il termometro dei mercati finanziari (10 Marzo 2023)a cura di E. Barucci e D. Marazzina

L’iniziativa di Finriskalert.it “Il termometro dei mercati finanziari” vuole presentare un indicatore settimanale sul grado di turbolenza/tensione dei mercati finanziari, con particolare attenzione all’Italia.

Significato degli indicatori

  • Rendimento borsa italiana: rendimento settimanale dell’indice della borsa italiana FTSEMIB;
  • Volatilità implicita borsa italiana: volatilità implicita calcolata considerando le opzioni at-the-money sul FTSEMIB a 3 mesi;
  • Future borsa italiana: valore del future sul FTSEMIB;
  • CDS principali banche 10Ysub: CDS medio delle obbligazioni subordinate a 10 anni delle principali banche italiane (Unicredit, Intesa San Paolo, MPS, Banco BPM);
  • Tasso di interesse ITA 2Y: tasso di interesse costruito sulla curva dei BTP con scadenza a due anni;
  • Spread ITA 10Y/2Y : differenza del tasso di interesse dei BTP a 10 anni e a 2 anni;
  • Rendimento borsa europea: rendimento settimanale dell’indice delle borse europee Eurostoxx;
  • Volatilità implicita borsa europea: volatilità implicita calcolata sulle opzioni at-the-money sull’indice Eurostoxx a scadenza 3 mesi;
  • Rendimento borsa ITA/Europa: differenza tra il rendimento settimanale della borsa italiana e quello delle borse europee, calcolato sugli indici FTSEMIB e Eurostoxx;
  • Spread ITA/GER: differenza tra i tassi di interesse italiani e tedeschi a 10 anni;
  • Spread EU/GER: differenza media tra i tassi di interesse dei principali paesi europei (Francia, Belgio, Spagna, Italia, Olanda) e quelli tedeschi a 10 anni;
  • Euro/dollaro: tasso di cambio euro/dollaro;
  • Spread US/GER 10Y: spread tra i tassi di interesse degli Stati Uniti e quelli tedeschi con scadenza 10 anni;
  • Prezzo Oro: quotazione dell’oro (in USD)
  • Euribor 6M: tasso euribor a 6 mesi.
  • Spread 10Y/2Y Euro Swap Curve: differenza del tasso della curva EURO ZONE IRS 3M a 10Y e 2Y;

I colori sono assegnati in un’ottica VaR: se il valore riportato è superiore (inferiore) al quantile al 15%, il colore utilizzato è l’arancione. Se il valore riportato è superiore (inferiore) al quantile al 5% il colore utilizzato è il rosso. La banda (verso l’alto o verso il basso) viene selezionata, a seconda dell’indicatore, nella direzione dell’instabilità del mercato. I quantili vengono ricostruiti prendendo la serie storica di un anno di osservazioni: ad esempio, un valore in una casella rossa significa che appartiene al 5% dei valori meno positivi riscontrati nell’ultimo anno. Per le prime tre voci della sezione “Politica Monetaria”, le bande per definire il colore sono simmetriche (valori in positivo e in negativo). I dati riportati provengono dal database Thomson Reuters. Infine, la tendenza mostra la dinamica in atto e viene rappresentata dalle frecce: ↑,↓, ↔  indicano rispettivamente miglioramento, peggioramento, stabilità rispetto alla rilevazione precedente.

Disclaimer: Le informazioni contenute in questa pagina sono esclusivamente a scopo informativo e per uso personale. Le informazioni possono essere modificate da finriskalert.it in qualsiasi momento e senza preavviso. Finriskalert.it non può fornire alcuna garanzia in merito all’affidabilità, completezza, esattezza ed attualità dei dati riportati e, pertanto, non assume alcuna responsabilità per qualsiasi danno legato all’uso, proprio o improprio delle informazioni contenute in questa pagina. I contenuti presenti in questa pagina non devono in alcun modo essere intesi come consigli finanziari, economici, giuridici, fiscali o di altra natura e nessuna decisione d’investimento o qualsiasi altra decisione.

Il termometro dei mercati finanziari (03 Marzo 2023)
a cura di E. Barucci e D. Marazzina

Mar 05 2023
Il termometro dei mercati finanziari (03 Marzo 2023)a cura di E. Barucci e D. Marazzina

L’iniziativa di Finriskalert.it “Il termometro dei mercati finanziari” vuole presentare un indicatore settimanale sul grado di turbolenza/tensione dei mercati finanziari, con particolare attenzione all’Italia.

Significato degli indicatori

  • Rendimento borsa italiana: rendimento settimanale dell’indice della borsa italiana FTSEMIB;
  • Volatilità implicita borsa italiana: volatilità implicita calcolata considerando le opzioni at-the-money sul FTSEMIB a 3 mesi;
  • Future borsa italiana: valore del future sul FTSEMIB;
  • CDS principali banche 10Ysub: CDS medio delle obbligazioni subordinate a 10 anni delle principali banche italiane (Unicredit, Intesa San Paolo, MPS, Banco BPM);
  • Tasso di interesse ITA 2Y: tasso di interesse costruito sulla curva dei BTP con scadenza a due anni;
  • Spread ITA 10Y/2Y : differenza del tasso di interesse dei BTP a 10 anni e a 2 anni;
  • Rendimento borsa europea: rendimento settimanale dell’indice delle borse europee Eurostoxx;
  • Volatilità implicita borsa europea: volatilità implicita calcolata sulle opzioni at-the-money sull’indice Eurostoxx a scadenza 3 mesi;
  • Rendimento borsa ITA/Europa: differenza tra il rendimento settimanale della borsa italiana e quello delle borse europee, calcolato sugli indici FTSEMIB e Eurostoxx;
  • Spread ITA/GER: differenza tra i tassi di interesse italiani e tedeschi a 10 anni;
  • Spread EU/GER: differenza media tra i tassi di interesse dei principali paesi europei (Francia, Belgio, Spagna, Italia, Olanda) e quelli tedeschi a 10 anni;
  • Euro/dollaro: tasso di cambio euro/dollaro;
  • Spread US/GER 10Y: spread tra i tassi di interesse degli Stati Uniti e quelli tedeschi con scadenza 10 anni;
  • Prezzo Oro: quotazione dell’oro (in USD)
  • Euribor 6M: tasso euribor a 6 mesi.
  • Spread 10Y/2Y Euro Swap Curve: differenza del tasso della curva EURO ZONE IRS 3M a 10Y e 2Y;

I colori sono assegnati in un’ottica VaR: se il valore riportato è superiore (inferiore) al quantile al 15%, il colore utilizzato è l’arancione. Se il valore riportato è superiore (inferiore) al quantile al 5% il colore utilizzato è il rosso. La banda (verso l’alto o verso il basso) viene selezionata, a seconda dell’indicatore, nella direzione dell’instabilità del mercato. I quantili vengono ricostruiti prendendo la serie storica di un anno di osservazioni: ad esempio, un valore in una casella rossa significa che appartiene al 5% dei valori meno positivi riscontrati nell’ultimo anno. Per le prime tre voci della sezione “Politica Monetaria”, le bande per definire il colore sono simmetriche (valori in positivo e in negativo). I dati riportati provengono dal database Thomson Reuters. Infine, la tendenza mostra la dinamica in atto e viene rappresentata dalle frecce: ↑,↓, ↔  indicano rispettivamente miglioramento, peggioramento, stabilità rispetto alla rilevazione precedente.

Disclaimer: Le informazioni contenute in questa pagina sono esclusivamente a scopo informativo e per uso personale. Le informazioni possono essere modificate da finriskalert.it in qualsiasi momento e senza preavviso. Finriskalert.it non può fornire alcuna garanzia in merito all’affidabilità, completezza, esattezza ed attualità dei dati riportati e, pertanto, non assume alcuna responsabilità per qualsiasi danno legato all’uso, proprio o improprio delle informazioni contenute in questa pagina. I contenuti presenti in questa pagina non devono in alcun modo essere intesi come consigli finanziari, economici, giuridici, fiscali o di altra natura e nessuna decisione d’investimento o qualsiasi altra decisione.

BCE, Lagarde: «Probabile» rialzo di 50 punti a marzo. Alle banche: rinegoziate mutui

Mar 05 2023

«È ancora troppo presto per dichiarare la vittoria sull’inflazione». Lo ha affermato la presidente della Bce Christine Lagarde in un’intervista al gruppo editoriale spagnolo Vocento, secondo cui «stiamo facendo dei progressi», ma «c’è ancora molto da fare». «So che le persone stanno soffrendo per l’inflazione – aggiunge – specie quelle più vulnerabili e esposte come i pensionati a basso reddito.

https://www.ilsole24ore.com/art/bce-lagarde-presto-dichiare-vittoria-inflazione-probabile-rialzo-50-punti-marzo-AEEfOJyC