Euro digital: la rivoluzione che verrà*
a cura di Emilio Barucci

Mag 16 2023
Euro digital: la rivoluzione che verrà*a cura di Emilio Barucci

Grazie all’euro digitale, tra qualche anno sarà possibile effettuare un pagamento elettronico presso un negozio con un grado di privacy simile a quello che sperimentiamo oggi utilizzando le banconote. Sarà possibile tenere i nostri denari formalmente presso una banca ma, di fatto, presso la banca centrale senza avere timore che il bancomat non ce li restituisca. Queste sono le principali novità che l’euro digitale promette di portare con sé nella nostra vita di tutti i giorni.

Il suo disegno comporta scelte politiche che sono strettamente legate ad aspetti tecnologici. Si tratta di valutazioni complesse che fanno capo al Parlamento e alla Commissione Europea. I nodi principali da sciogliere riguardano il livello di privacy, i costi del servizio, il ruolo del pubblico e del privato, il livello di diffusione della nuova moneta.

Dovremo attendere le decisioni politiche per capire come sarà l’euro digitale emesso dall’Eurosistema. Anche la stessa decisione di emetterlo deve essere ancora presa, ma ci sono tutte le condizioni perché si vada in questa direzione. Se questo sarà il caso, la domanda da porsi è la seguente: con quali strumenti effettueremo pagamenti in futuro, tramite banconote, euro custoditi in un deposito bancario o euro digitali custoditi presso un wallet? Le banconote sono destinate a svolgere un ruolo sempre più marginale, il punto è capire come ci orienteremo tra depositi bancari e wallet di euro digitali.

Questi interrogativi portano a due diverse questioni. Nel breve periodo, il problema è incentivare l’adozione dell’euro digitale superando l’inerzia che ogni nuovo strumento di pagamento si porta appresso, nel lungo periodo bisogna capire quale delle due forme è destinata a prevalere, una sola o ambedue?

Il destino dipenderà da quattro considerazioni che ruotano attorno all’euro digitale.

I denari depositati in banca fruttano degli interessi, non si sa ancora con precisione probabilmente anche il wallet in euro digitale sarà remunerato, ma in misura minore rispetto ai depositi bancari. La sua adozione dipenderà dal livello dello spread nella remunerazione tra le due monete.

Il costo dei due servizi potrebbe differire in quanto l’Eurosistema gestirà l’infrastruttura dell’euro digitale mentre i servizi di pagamento al cittadino saranno gestiti dagli intermediari, il ruolo della banca centrale sarà dunque più centrale rispetto a quanto accade adesso nei pagamenti elettronici, questo potrebbe portare ad una qualche forma di sussidio dei servizi di pagamento in euro digitale a carico dell’Eurosistema e, quindi, ad un risparmio per il cittadino. L’euro digitale potrebbe svolgere la funzione di servizio universale.

Sul fronte della privacy non ci dovrebbe essere partita, i pagamenti in euro digitale avranno un livello di privacy almeno pari a quello degli attuali pagamenti effettuati online, il livello sarà superiore nel caso dei pagamenti di prossimità e di piccolo ammontare.

Anche sul fronte dei rischi finanziari l’euro digitale dovrebbe essere superiore rispetto ai pagamenti effettuati tramite deposito bancario, che scontano la possibilità che la banca possa fallire. 

La BCE sta cercando di costruire l’euro digitale in modo tale che il livello di adozione non sia né troppo elevato né troppo basso scongiurando da un lato il rischio che l’euro digitale sia marginale rispetto agli attuali sistemi di pagamento, fallendo così l’obiettivo del recupero di centralità della moneta di banca centrale, e dall’altro di drenare una parte rilevante della raccolta bancaria compromettendo l’attività di intermediazione creditizia con un danno per tutta la società. Il trade-off è tra soddisfare l’esigenza del cittadino e il recupero della centralità monetaria, da un lato, e garantire un bene pubblico quale di fatto è l’intermediazione creditizia dall’altro.

Per raggiungere questo difficile obiettivo, la BCE sta mettendo a punto un meccanismo di remunerazione, vincoli al possesso/alle transazioni in euro digitale e sta cercando di definire la divisione del lavoro tra pubblico e privato. E’ ancora presto per capire cosa succederà, le valutazioni/scelte preliminari sono state condivise con l’industria (intermediari e negozianti) e con le associazioni dei consumatori. L’impostazione che emerge appare solida, il rischio è che possa apparire complessa, scongiurando l’adozione da parte dei cittadini, e che possa essere superata rapidamente dagli eventi, dall’innovazione finanziaria o dai cittadini che potrebbero un domani voler effettuare pagamenti in euro digitale senza vincoli come espressione di libertà, una richiesta che potrebbe trovare ascolto presso le istituzioni politiche Europee. Questo scenario porterebbe ad un massiccio utilizzo dell’euro digitale con un declino della moneta commerciale. Se così fosse, potremmo assistere ad un ridimensionamento strutturale del ruolo degli intermediari creditizi, uno scenario che cambierebbe radicalmente il sistema finanziario. 

Nel tratteggiare quelli che potrebbero essere gli scenari futuri, rischiamo di fare il conto senza l’oste che è rappresentato dalla tecnologia necessaria per emettere l’euro digitale. Alcune funzionalità (utilizzo online/offline, diverso grado di privacy, meccanismo di funding/defunding) richiedono tecnologie che sono disponibili ma che non sono mai state sviluppate per un progetto di così larga portata. Questo è forse l’aspetto che fa tremare davvero i polsi ai banchieri centrali: un conto è emettere banconote, gestire le riserve di qualche migliaio di intermediari, come fa adesso l’Eurosistema, un conto sarà gestire la base monetaria interfacciandosi con milioni di cittadini. Andando a toccare la base monetaria in formato elettronico, i rischi con l’euro digitale saranno davvero molto più rilevanti di quelli che dovette fronteggiare James Bond nel film Agente 007-Missione Goldfinger quando i malfattori volevano contaminare le riserve di oro della Federal Reserves.

Nonostante i rischi e i cambiamenti anche significativi che si prospettano per il sistema finanziario, l’euro digitale si farà perché è il progresso tecnologico a reclamarlo. Siamo di fronte ad un cambiamento delle abitudini dei cittadini dettato dalle nuove tecnologie. Riguardo ciò che ci aspetta possiamo trarre ispirazione da un altro Premio Nobel per l’Economia, Angus Deaton, che nei suoi studi sulla povertà ci invita a guardare il progresso come un fattore che da sempre accompagna la crescita del benessere dell’umanità nonostante gli incidenti di percorso. Sono convinto che sarà così anche per l’euro digitale senza escludere una fase di sperimentazione che sarà tutt’altro che lineare e che lascerà vinti e vincitori sul suo cammino.

*Estratto dalle conclusioni del libro dell’autore Euro digitale, una sfida da vincere nell’interesse di tutti, EGEA editore

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