Speech by the Governor of the Bank of Italy Ignazio Visco Rome, 2 February 2019 – 25th ASSIOM FOREX Congress
Published as part of the ECB Economic Bulletin, Issue 1/2019.
Activity in the euro area is expected to continue to expand at a moderate pace, while more elevated uncertainty points to intensified downside risks to the growth outlook. Heightened uncertainties at the global level, the prospect of Brexit, escalating protectionism, volatility in emerging market economies (EMEs) and policy uncertainty in some parts of the euro area pose major challenges to the sustainability of domestic demand going forward. According to the December 2018 Eurosystem staff macroeconomic projections, the growth outlook is expected to be underpinned by sustained growth in domestic demand over the next few years, notwithstanding a very limited contribution from net exports and inventories (see Chart A). Even though growth is expected to slow, which is consistent with a maturing business cycle in which labour supply shortages increase in some countries and saving ratios recover from their low levels, activity is expected to be relatively resilient owing to a number of factors, including the expected continued expansion of global activity, the accommodative monetary policy stance supporting financing conditions, improving labour markets, rising wages and some fiscal loosening. This box reviews the factors underpinning domestic expenditure and assesses the potential adverse effects on domestic activity of heightened global uncertainty. [Read More]

L’iniziativa di Finriskalert.it “Il termometro dei mercati finanziari” vuole presentare un indicatore settimanale sul grado di turbolenza/tensione dei mercati finanziari, con particolare attenzione all’Italia.

Significato degli indicatori
- Rendimento borsa italiana: rendimento settimanale dell’indice della borsa italiana FTSEMIB;
- Volatilità implicita borsa italiana: volatilità implicita calcolata considerando le opzioni at-the-money sul FTSEMIB a 3 mesi;
- Future borsa italiana: valore del future sul FTSEMIB;
- CDS principali banche 10Ysub: CDS medio delle obbligazioni subordinate a 10 anni delle principali banche italiane (Unicredit, Intesa San Paolo, MPS, Banco BPM);
- Tasso di interesse ITA 2Y: tasso di interesse costruito sulla curva dei BTP con scadenza a due anni;
- Spread ITA 10Y/2Y : differenza del tasso di interesse dei BTP a 10 anni e a 2 anni;
- Rendimento borsa europea: rendimento settimanale dell’indice delle borse europee Eurostoxx;
- Volatilità implicita borsa europea: volatilità implicita calcolata sulle opzioni at-the-money sull’indice Eurostoxx a scadenza 3 mesi;
- Rendimento borsa ITA/Europa: differenza tra il rendimento settimanale della borsa italiana e quello delle borse europee, calcolato sugli indici FTSEMIB e Eurostoxx;
- Spread ITA/GER: differenza tra i tassi di interesse italiani e tedeschi a 10 anni;
- Spread EU/GER: differenza media tra i tassi di interesse dei principali paesi europei (Francia, Belgio, Spagna, Italia, Olanda) e quelli tedeschi a 10 anni;
- Euro/dollaro: tasso di cambio euro/dollaro;
- Spread US/GER 10Y: spread tra i tassi di interesse degli Stati Uniti e quelli tedeschi con scadenza 10 anni;
- Prezzo Oro: quotazione dell’oro (in USD)
- Spread 10Y/2Y Euro Swap Curve: differenza del tasso della curva EURO ZONE IRS 3M a 10Y e 2Y;
- Euribor 6M: tasso euribor a 6 mesi.
I colori sono assegnati in un’ottica VaR: se il valore riportato è superiore (inferiore) al quantile al 15%, il colore utilizzato è l’arancione. Se il valore riportato è superiore (inferiore) al quantile al 5% il colore utilizzato è il rosso. La banda (verso l’alto o verso il basso) viene selezionata, a seconda dell’indicatore, nella direzione dell’instabilità del mercato. I quantili vengono ricostruiti prendendo la serie storica di un anno di osservazioni: ad esempio, un valore in una casella rossa significa che appartiene al 5% dei valori meno positivi riscontrati nell’ultimo anno. Per le prime tre voci della sezione “Politica Monetaria”, le bande per definire il colore sono simmetriche (valori in positivo e in negativo). I dati riportati provengono dal database Thomson Reuters. Infine, la tendenza mostra la dinamica in atto e viene rappresentata dalle frecce: ↑,↓, ↔ indicano rispettivamente miglioramento, peggioramento, stabilità rispetto alla rilevazione precedente.
Disclaimer: Le informazioni contenute in questa pagina sono esclusivamente a scopo informativo e per uso personale. Le informazioni possono essere modificate da finriskalert.it in qualsiasi momento e senza preavviso. Finriskalert.it non può fornire alcuna garanzia in merito all’affidabilità, completezza, esattezza ed attualità dei dati riportati e, pertanto, non assume alcuna responsabilità per qualsiasi danno legato all’uso, proprio o improprio delle informazioni contenute in questa pagina. I contenuti presenti in questa pagina non devono in alcun modo essere intesi come consigli finanziari, economici, giuridici, fiscali o di altra natura e nessuna decisione d’investimento o qualsiasi altra decisione deve essere presa unicamente sulla base di questi dati.
Digital Transformation has led to significant changes in all business models and sectors, particularly in the financial industry. New technologies and new methodologies are changing the way to do business.
Today, it is necessary to shift perspective and update one’s specific skillset: to accomplish this task, the Politecnico di Milano Graduate School of Business has developed a highly professional training programme which is able to respond in a timely manner to the needs of the market.
The International Master in Fintech, Finance and Digital Innovationis the programme developed by MIP Politecnico di Milano, in cooperation with the Department of Mathematics, the Department of Management Engineering and the Department of Electronics, Information and Bioengineering of the Politecnico di Milano, to provide all the skills and competencies needed to face the Fintech revolution.
The 12-month Master, entirely taught in English, offers a comprehensive education in finance and an in-depth understanding of digital technologies and their applications in the financial sector (banking, insurance companies, asset management). The programme targets young graduates who want to specialise in the Fintech area and its aim is to train professionals to be able to understand and manage the digital transformation, building on their different skills and capabilities. The Master builds on the collaboration with our partners from the financial industry –Aviva, Deloitte, Fabrick Spa, IBM and Intesa Sanpaolo Group – in order to combine theoretical competencies on methods and technologies with the expertise of the financial world and Fintech applications. The Master also boasts the cooperation with Fintech companies such as Moneyfarm, Net Insurance and ZeroKMFinance.
The programme is structured in three building blocks, designed to guide all participants through a learning funnel that enables the attainment of an in-depth understanding of the Fintech revolution. Starting from a strong basis in Finance, Information Technology, Computer Programming and Quantitative Finance, students will understand the foundations of the Fintech ecosystem. The Master then covers digital innovation technologies that play a preeminent role in Fintech, such as big data, cybersecurity, distributed ledger technologies, smart contracts, blockchain, machine learning, natural language processing and data visualisation. Finally, the programme enters into the Fintech domain, analysing how these technologies/methodologies can transform classical intermediation activity and how they can disintermediate traditional players in a peer-to-peer perspective.
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L’iniziativa di Finriskalert.it “Il termometro dei mercati finanziari” vuole presentare un indicatore settimanale sul grado di turbolenza/tensione dei mercati finanziari, con particolare attenzione all’Italia.

Significato degli indicatori
- Rendimento borsa italiana: rendimento settimanale dell’indice della borsa italiana FTSEMIB;
- Volatilità implicita borsa italiana: volatilità implicita calcolata considerando le opzioni at-the-money sul FTSEMIB a 3 mesi;
- Future borsa italiana: valore del future sul FTSEMIB;
- CDS principali banche 10Ysub: CDS medio delle obbligazioni subordinate a 10 anni delle principali banche italiane (Unicredit, Intesa San Paolo, MPS, Banco BPM);
- Tasso di interesse ITA 2Y: tasso di interesse costruito sulla curva dei BTP con scadenza a due anni;
- Spread ITA 10Y/2Y : differenza del tasso di interesse dei BTP a 10 anni e a 2 anni;
- Rendimento borsa europea: rendimento settimanale dell’indice delle borse europee Eurostoxx;
- Volatilità implicita borsa europea: volatilità implicita calcolata sulle opzioni at-the-money sull’indice Eurostoxx a scadenza 3 mesi;
- Rendimento borsa ITA/Europa: differenza tra il rendimento settimanale della borsa italiana e quello delle borse europee, calcolato sugli indici FTSEMIB e Eurostoxx;
- Spread ITA/GER: differenza tra i tassi di interesse italiani e tedeschi a 10 anni;
- Spread EU/GER: differenza media tra i tassi di interesse dei principali paesi europei (Francia, Belgio, Spagna, Italia, Olanda) e quelli tedeschi a 10 anni;
- Euro/dollaro: tasso di cambio euro/dollaro;
- Spread US/GER 10Y: spread tra i tassi di interesse degli Stati Uniti e quelli tedeschi con scadenza 10 anni;
- Prezzo Oro: quotazione dell’oro (in USD)
- Spread 10Y/2Y Euro Swap Curve: differenza del tasso della curva EURO ZONE IRS 3M a 10Y e 2Y;
- Euribor 6M: tasso euribor a 6 mesi.
I colori sono assegnati in un’ottica VaR: se il valore riportato è superiore (inferiore) al quantile al 15%, il colore utilizzato è l’arancione. Se il valore riportato è superiore (inferiore) al quantile al 5% il colore utilizzato è il rosso. La banda (verso l’alto o verso il basso) viene selezionata, a seconda dell’indicatore, nella direzione dell’instabilità del mercato. I quantili vengono ricostruiti prendendo la serie storica di un anno di osservazioni: ad esempio, un valore in una casella rossa significa che appartiene al 5% dei valori meno positivi riscontrati nell’ultimo anno. Per le prime tre voci della sezione “Politica Monetaria”, le bande per definire il colore sono simmetriche (valori in positivo e in negativo). I dati riportati provengono dal database Thomson Reuters. Infine, la tendenza mostra la dinamica in atto e viene rappresentata dalle frecce: ↑,↓, ↔ indicano rispettivamente miglioramento, peggioramento, stabilità rispetto alla rilevazione precedente.
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Tra le “buzzword” del momento, troviamo certamente “robo-for-advisor”. Ovvero strumenti d’analisi e costruzione di portafoglio in dotazione ai relationship manager. È tecnologia a supporto del professionista: lo potenzia, a tutto beneficio di produttività e qualità del servizio al cliente. Sembra essere il connubio uomo-tecnologia ottimale, visto che i roboadvisor puri sono relegati a una nicchia di mercato destinata a rimanere tale per un po’ e visto che “the human touch” sembrerebbe ineliminabile, almeno per ora.
Bello, in teoria.
In pratica, però, ho notato che svariate istituzioni finanziarie sono rimaste un filo indietro. E così sono corse ai ripari, magari sulla spinta delle reti, dotando in fretta e furia i loro relationship manager – ossia private banker, consulenti finanziari dipendenti e indipendenti, operatori di filiale – di strumenti di portfolio construction. Ne ho visto diversi, buoni e meno buoni. Molti soffrono di un (antico) problema sul quale mi sento di condividere alcune riflessioni.
Un antico tormentone
Il problema, che riemerge periodicamente (accadde già con la prima ondata di roboadvisor), è che gran parte di questi sistemi di robo-for-advisor si basano sull’applicazione naïve della Modern Portfolio Theory di Markowitz, in breve naïve-Markowitz.
È inquietante osservare come, a sprezzo di circa trent’anni di ricerca accademica, l’Homo sapiens riesca ad essere così superficiale da trasformare in pattume pseudoscientifico un’idea illuminante e geniale – in questo caso quella seminale di Harry Markowitz, che consisteva nel ricercare esplicitamente il trade-off tra rischio e rendimento, facendo tesoro di tecniche di programmazione matematica. Purtroppo, il naïve-Markowitz è invece metodologicamente agghiacciante, nonché praticamente pericoloso per i clienti, per i professionisti e per la reputazione delle azienda. Vediamo perché.
L’inghippo è che il processo naïve-Markowitz è semplice, ma dall’apparenza scientifica: si definisce l’universo investibile (asset class, fondi, etf, ecc), si prende qualche anno di serie storiche, se ne ignora bellamente la distribuzione di probabilità empirica, ipotizzando invece che sia gaussiana, poi si stimano a massima verosimiglianza dalla storia i parametri (matrice di covarianza e vettore delle medie), si sbatte tutto in un risolutore per problemi di programmazione quadratica, infine si pigia il bottone. Et voilà! S’ottiene la mitica frontiera efficiente dei portafogli, con tanto di curva scenografica e rendimenti attesi specificati al secondo numero decimale, magari anche al terzo, a seconda del software.
C’è però un problema: quei portafogli non hanno senso. Se non per caso. Letteralmente: i pesi di portafoglio sono de facto casuali.
Questo perché l’errore di stima dei parametri è tipicamente di tipo “monster[1]”. Inoltre i portafogli si fondano su una storia che probabilmente non si verificherà più. Infine, le ipotesi sottostanti sono lontane dalla realtà (i rendimenti arcinotoriamente non seguono affatto una distribuzione gaussiana e i parametri del “data generation process” non restano costanti nel tempo) – ma questo, lasciatemi dire, è il minore dei mali.
È intuitivo che, là fuori nel mondo reale, siffatti portafogli qualche problema siano destinati ad averlo. Così, alle prime legnate prese dai mercati, tutto sembrerà assai meno scientifico, tra le belluine proteste di clienti e le lamentele dei consulenti (“il sistema di robo-for-advisor non funziona”).
Sospetto che molti di voi ritengano che mi stia arrovellando intorno a una sottile questione tecnica, irrilevante nella pratica. Niente di più sbagliato: è sì una questione tecnica, ma tra poco, numeri alla mano, vi mostrerò la vastità del problema nella pratica. Cioè gli impatti di business.
In ogni caso, alla radice del problema non c’è la sfortuna dell’investitore e del suo consulente, bensì il “butterfly effect, cioè l’effetto farfalla, ben noto a priori se uno .
The butterfly effect
Si tratta di un rimarchevole concetto nativo della teoria del caos e dei sistemi complessi. L’idea, che probabilmente conoscete, è espressa coereograficamente così: un batter d’ali di una farfalla in Brasile può causare una catena di eventi nell’atmosfera tali da provocare un tornado in Texas. Generalizzando, piccole variazioni nelle variabili di un sistema possono arrivare a causare grandi effetti.
È proprio ciò che capita con i modelli naïve-Markowitz: gli errori nella stima degli input si fanno strada negli algoritmi che portano all’asset allocation finale, crescono e finiscono con avere un impatto enorme, tale da inficiare del tutto la validità dell’output. Tanto che l’applicazione del naïve Markowitz è nota come “maximization error model”. Siccome l’idea è un po’ cerebrale, tocchiamola con mano grazie ad un esempietto numerico.
Immaginate di essere il dio dei mercati finanziari. Considerate 25 asset class, per le quali bonariamente imponete che la distribuzione di probabilità dei log-rendimenti mensili sia gaussiana, con volatilità crescente da 1% a 25% e Sharpe ratio pari a 0.3 per tutte le asset class, matrice di covarianza a correlazione costante (ipotesi utili per creare un esempio ragionevole e comprensibile, nient’altro).
In queste condizioni, per un profilo di rischio medio, un portafoglio “ottimo” long-only secondo il modello naïve Markowitz ha i pesi delle varie asset class (ordinate in funzione della volatilità) mostrati nella figura seguente.

Già ad occhio il portafoglio sembra piuttosto ragionevole: i pesi sono ben distribuiti, le attività meno rischiose pesano di più (rammento che è un portafoglio a rischio medio), circa il 50% del portafoglio, mentre gli attivi più volatili cubano per un 20% circa. L’indice di diversificazione è 96%, altissimo.
In questo mondo immaginario questa è la verità assoluta, perché non c’è alcun errore di specificazione, legato alla scelta del modello, né errore di misura (stima) dei parametri: siamo di fronte al “vero” portafoglio ottimo.
Ora cambiamo prospettiva: siete un sistema di robo-for-advisory al quale viene dato in pasto un campione di cinque anni di dati generati dalla distribuzione di probabilità di cui sopra, quella del dio del mercato. Date le ipotesi, si può dimostrare come l’errore di specificazione del modello sia pari a zero. C’è solo errore di misura, puro errore campionario. Calcolate di nuovo i pesi ottimali secondo naïve Markowitz e li mettete da parte.
Poi, come in preda a un rewind temporale, vi vengono forniti altri 5 anni di dati generati sempre dalla stessa distribuzione multivariata. Un altro campione. Un altro “mondo possibile”. E così ripetete l’esercizio.
E ancora, per 10mila volte, 10mila scenari possibili.
Ora vediamo nel grafico seguente quanto si scostano i pesi di portafoglio stimati da quelli veri: per ogni asset class riporto l’intervallo che contiene gli estremi di variazione degli scostamenti. L’errore commesso rispetto al portafoglio “del dio” varia allegramente dal -12% a poco meno del 90%. L’indice di diversificazione di questi portafiogli ha valore mediano pari a 35% (rammneto che quello “vero” è 96%), il che vuol dire che l’idea stessa di diversificazione è largamente compromessa.

Se consideriamo per esempio l’asset 2 (a basso rischio, con volatilità 2% e rendimento atteso 0.6%), nel portafoglio ottimo “vero” il peso è 12%. Guardate invece come oscilla nelle varie ottimizzazioni fatte dal robo-for-advisor: assume sovente valore 0%, e qualsiasi valore ammissibile, arrivando anche a dominare il portafoglio. Non stupisce che la diversificazione vada gambe all’aria.

Penso vi sia chiara la madornale portata dell’errore associato al naïve Markowitz e la ragione dell’appellativo “maximization error model”: l’errore di stima genera portafogli casuali come quelli che potrebbe generare una scimmia. Non si tratta di mancanza di finezza matematico-statistica. No. Si tratta di risultati casuali e instabili (per chi è matematicamente orientato, per avere un’idea analitica dell’instabilità basta dare un’occhiata alla matrice jacobiana contenente tutte le derivate parziali dei pesi ottimi nella soluzione in forma chiusa di Markowitz, cioè w*, rispetto al rendimento atteso m, ossia ∂w*/∂m). Numeri spesso lontanissimi dalla vera soluzione ottima e quindi praticamente privi di valore. Classico “garbage-in, garbage-out”.
E considerate che la realtà è ben peggiore di così: nell’esempio c’è solo e soltanto l’errore legato alla stima campionaria, mentre nella pratica c’è anche un sostanzioso errore legato alla specificazione del modello, al quale s’aggiunge il fatto che i parametri di mercato cambiano di continuo.
Spero sia ora evidente quale immensa idiozia siano quelle belle frontiere efficienti e quei rendimenti attesi specificati al secondo decimale.
Utilizzare naïve Markowitz così – proprio ciò che stanno facendo con entusiasmo molti consulenti finanziari e private banker – alla fine della fiera porterà a una sola cosa: una disastro, per di più non facilmente spiegabile al cliente.
E quando si verificheranno i disastri, di chi sarà la colpa? Del roboadvisor/motore di portfolio construction in primis, in solido con il consulente che ci mette la faccia e con la casa madre che ha messo in piedi il baraccone. Un bel rischio operativo.
Soluzioni?
C’è una buona notizia: si può evitare di sprecare budget in una raffinata macchina per produrre spazzatura finanziaria e dare invece qualche strumento agli advisor.
I meta-ingredienti occorrenti sono due:
- una metodologia, che non può essere un singolo modello one-size-fits-all, bensì una “ricetta d’investimento” fatta di una combinazione di metodi di portfolio construction e stimatori robusti, inseriti in un processo d’investimento razionale, disciplinato e finanziariamente ben fondato, con uno storytelling chiaro nel confronti del cliente;
- un governo centrale e competente del processo, che parta dalla casa madre. Senza un metodo solido e un presidio forte sulla costruzione dei portafogli è inevitabile che qualche consulente finanziario o private banker con l’indole del Warren Buffet della Brianza o del Ray Dalio della Ciociaria prima o poi combinerà qualche disastro.
Non è difficile fare le cose per bene. Occorre solo
conoscenza di processo e un po’ di know-how teorico-pratico di modellizzazione statistica
e finanziaria che vada oltre Markowitz e uno scolastico Black-Litterman. Sfortunatamente,
sembra che non poche organizzazioni ne siano sprovviste.
[1] Questo problema è ampiamente riconosciuto e studiato, sia teoricamente che empiricamente; si vedano, tra i molti, Best e Grauer (1991), “On the Sensitivity of Mean Variance Efficient Portfolios to Changes in Asset Means: Some Analytical and Computational Results”, Review of Financial Studies, nonché Chopra e Ziemba (19939, “The Effects of Errors in Means, Variances and Covariances on Optimal Portfolio Choice”, Journal of Portfolio Management.
31 January 2019
- Credit terms tightened for all counterparts, but non-price terms offered to hedge funds remained stable
- Banks and dealers increased resources and attention dedicated to managing concentrated credit exposures
- Liquidity and general trading conditions for underlying collateral deteriorated slightly, following improvement recorded in previous survey
- Reduction in market-making activities was particularly visible for other government, sub-national and supra-national bonds, high-quality financial corporate bonds and derivatives
Credit terms offered to almost all counterparties, both in the provision of finance collateralised by euro-denominated securities and in over-the-counter (OTC) derivatives markets, became somewhat less favourable between September 2018 and November 2018. Non-price terms for hedge funds were the only component that remained stable. Looking ahead, a small net percentage of respondents now expect price terms to ease for most counterparty types. Non-price terms are expected to remain stable, although some tightening is expected for insurance companies, non-financial corporations and investment funds. Survey respondents further increased the resources and attention they dedicate to managing concentrated credit exposures both to central counterparties and to banks and dealers.
https://www.ecb.europa.eu/press/pr/date/2019/html/ecb.pr190131~24b0735baa.en.html
Switzerland-based crypto hardware wallet maker Tangem says it has been selected by the Republic of the Marshall Islands to produce the “physical blockchain notes” for the nation’s planned national digital currency.
Tangem announced the news Monday, saying the blockchain notes will be used to store the republic’s Sovereign (SOV) digital currency, which is being launched as an alternative legal tender in the country. Once issued, the SOV will be officially accepted alongside the U.S. dollar.

L’iniziativa di Finriskalert.it “Il termometro dei mercati finanziari” vuole presentare un indicatore settimanale sul grado di turbolenza/tensione dei mercati finanziari, con particolare attenzione all’Italia.

Significato degli indicatori
- Rendimento borsa italiana: rendimento settimanale dell’indice della borsa italiana FTSEMIB;
- Volatilità implicita borsa italiana: volatilità implicita calcolata considerando le opzioni at-the-money sul FTSEMIB a 3 mesi;
- Future borsa italiana: valore del future sul FTSEMIB;
- CDS principali banche 10Ysub: CDS medio delle obbligazioni subordinate a 10 anni delle principali banche italiane (Unicredit, Intesa San Paolo, MPS, Banco BPM);
- Tasso di interesse ITA 2Y: tasso di interesse costruito sulla curva dei BTP con scadenza a due anni;
- Spread ITA 10Y/2Y : differenza del tasso di interesse dei BTP a 10 anni e a 2 anni;
- Rendimento borsa europea: rendimento settimanale dell’indice delle borse europee Eurostoxx;
- Volatilità implicita borsa europea: volatilità implicita calcolata sulle opzioni at-the-money sull’indice Eurostoxx a scadenza 3 mesi;
- Rendimento borsa ITA/Europa: differenza tra il rendimento settimanale della borsa italiana e quello delle borse europee, calcolato sugli indici FTSEMIB e Eurostoxx;
- Spread ITA/GER: differenza tra i tassi di interesse italiani e tedeschi a 10 anni;
- Spread EU/GER: differenza media tra i tassi di interesse dei principali paesi europei (Francia, Belgio, Spagna, Italia, Olanda) e quelli tedeschi a 10 anni;
- Euro/dollaro: tasso di cambio euro/dollaro;
- Spread US/GER 10Y: spread tra i tassi di interesse degli Stati Uniti e quelli tedeschi con scadenza 10 anni;
- Prezzo Oro: quotazione dell’oro (in USD)
- Spread 10Y/2Y Euro Swap Curve: differenza del tasso della curva EURO ZONE IRS 3M a 10Y e 2Y;
- Euribor 6M: tasso euribor a 6 mesi.
I colori sono assegnati in un’ottica VaR: se il valore riportato è superiore (inferiore) al quantile al 15%, il colore utilizzato è l’arancione. Se il valore riportato è superiore (inferiore) al quantile al 5% il colore utilizzato è il rosso. La banda (verso l’alto o verso il basso) viene selezionata, a seconda dell’indicatore, nella direzione dell’instabilità del mercato. I quantili vengono ricostruiti prendendo la serie storica di un anno di osservazioni: ad esempio, un valore in una casella rossa significa che appartiene al 5% dei valori meno positivi riscontrati nell’ultimo anno. Per le prime tre voci della sezione “Politica Monetaria”, le bande per definire il colore sono simmetriche (valori in positivo e in negativo). I dati riportati provengono dal database Thomson Reuters. Infine, la tendenza mostra la dinamica in atto e viene rappresentata dalle frecce: ↑,↓, ↔ indicano rispettivamente miglioramento, peggioramento, stabilità rispetto alla rilevazione precedente.
Disclaimer: Le informazioni contenute in questa pagina sono esclusivamente a scopo informativo e per uso personale. Le informazioni possono essere modificate da finriskalert.it in qualsiasi momento e senza preavviso. Finriskalert.it non può fornire alcuna garanzia in merito all’affidabilità, completezza, esattezza ed attualità dei dati riportati e, pertanto, non assume alcuna responsabilità per qualsiasi danno legato all’uso, proprio o improprio delle informazioni contenute in questa pagina. I contenuti presenti in questa pagina non devono in alcun modo essere intesi come consigli finanziari, economici, giuridici, fiscali o di altra natura e nessuna decisione d’investimento o qualsiasi altra decisione deve essere presa unicamente sulla base di questi dati.
Developed and deep capital markets can play a key role in financing economic growth as well as influencing financial stability and the transmission of monetary policy. As economies develop and investment projects become larger and more complex, efficient resource allocation and risk-sharing are facilitated by the information aggregation activity and variety of financial claims provided by capital markets. Moreover, capital markets have played an important role in financing the recovery from the Great Financial Crisis (GFC), a reminder of their “spare tyre” role in the financial system.
Consistent with the mandate of the Committee on the Global Financial System to further the understanding of financial markets’ underpinnings and promote improvements to their functioning and stability, this report assesses recent trends in capital market development and identifies both key drivers in the enabling environment and other factors more specific to capital market functions. It concludes by providing policy recommendations that aim to enhance the effectiveness of capital markets in serving the real economy. The breadth of the recommendations reflects the broader role of central banks in promoting capital market development in addition to their direct regulatory responsibilities.
There still remain significant differences in the size of capital markets across economies. Indicatively, the largest equity, government bond and corporate bond markets relative to GDP in advanced economies (AEs) are approximately twice the size of those at the 75th percentile, which in turn are twice the size of those at the 25th percentile. A similar pattern holds across markets in emerging market economies (EMEs).
Fixed income markets have seen strong growth over the past two decades, bringing current amounts outstanding closer to equity market capitalisation. In terms of market functioning, market participants report the least concerns about government securities markets and the greatest concerns about markets for corporate bonds, with equities somewhere in between.
EME capital markets are catching up, but a gap relative to AE markets remains. In EME government securities markets, the instrument mix and liquidity have improved. At the same time, EME corporate securities markets have experienced a broad deepening. However, they remain on average smaller than those in AEs and their growth has been somewhat flattered by issuances from state-owned firms and companies with large insider holdings. Moreover, EME corporates still have less access to longer-maturity, local currency debt securities; and compared with AEs, fewer small firms access EME equity markets. Overall, EME markets still appear less resilient to volatility than AE markets.
This diversity in capital market development across AEs and EMEs and capital markets’ evolution over time is explained by a number of factors. Underlying much of the heterogeneity in capital market development are differences in the strength of the enabling environment. An environment of low and stable inflation and sustainable fiscal management contributes to lowering the costs of capital market finance for both public and private sector issuers. Market autonomy to determine allocations, free from repressive policies such as excessive requirements to hold government securities or paternalistic management of stock prices through initial public offering (IPO) quotas, facilitates information creation and investor base diversity.
A supportive legal environment ensures the efficient and fair enforcement of arm’s length financial contracts and transactions, while efficient and predictable insolvency regimes provide greater assurance about the recovery value of distressed assets. Finally, independent regulators with well defined objectives, adequate resources and credible enforcement powers are better able to protect investors, lower issuance costs and ensure that capital markets are fair, effective and transparent.
Beyond the enabling environment, there are other drivers which are more closely linked to capital market-specific functions. High quality and timely information is the lifeblood of effective and viable capital markets. Thus, the provision of high-quality information at low cost through well developed disclosure regimes gives investors the means to value securities. A broad and diversified investor base provides a source of stable demand that supports liquidity, depth and stability. Greater bi-directional openness to international investors and issuers expands the pool of savings and investment products as well as promoting implementation of international best practices and standards.
But openness may also increase the sensitivity of domestic capital markets to global spillovers. Deeper complementary markets such as those for derivative, repo and securities lending spur liquidity and broader participation by facilitating the hedging and funding of capital market positions. Finally, robust and efficient market infrastructures with fair and open access boost liquidity by making it safer and cheaper to trade, hold and value capital market securities.
The report concludes with six broad policy recommendations. The relevance of these policy takeaways varies by economy, and some of them fall outside direct central bank control. Nevertheless, they impact the vibrancy of capital markets and central banks’ ability to meet their objectives. The broad range of drivers identified also suggests that comprehensive initiatives that take into account the range of dimensions identified are likely to prove more successful in developing viable capital markets.
First, greater market autonomy would enhance capital market pricing and funding allocations. In particular, policymakers need to address vestiges of financially repressive policies and fix market failures. These include policies that create preferential financing terms for the public sector as well as paternalistic policies that override private allocations. In many cases, repressive measures exacerbate market volatility by reducing investor diversity and suppressing securities issuance.
Second, capital market development can be placed on firmer foundations by strengthening legal and judicial systems for investor protection. Policies that ease access to legal recourse lower the cost of private contract enforcement and sanctioning breaches of duty. In addition, raising the efficiency, consistency and fairness of legal proceedings, eg through the creation of specialised financial courts, could usefully boost investor protection, as would policies that raise the predictability and efficiency of insolvency procedures.
Third, enhancing regulatory independence and effectiveness is a key factor in striking a balance between investor protection and issuer costs. Clear and well focused objectives and strong governance frameworks for regulators strengthen operational autonomy, thereby protecting against unwarranted influence. Enhancing investigative powers as well as ensuring the adequacy of resources would facilitate effective enforcement of regulations and timely diagnosis of market failures and vulnerabilities. Regulators can also strengthen investor protection by raising accounting and disclosure standards, and promoting best practices in corporate governance. In addition, authorities can supplement regulatory efforts by encouraging the private sector to develop standards and codes that may help market practices keep pace with evolving market innovations.
Fourth, many economies have scope to increase the depth and diversity of the domestic institutional investor base. Policies to promote greater penetration on the part of institutional investors such as pension funds and insurance companies can dampen volatility as well as create a domestic constituency that raises corporate governance standards and the broader efficiency of capital markets. Achieving greater financialisation of household savings by facilitating cost-effective, transparent and well regulated collective investment products and fostering greater financial literacy would further boost capital market development.
Fifth, a broad and bi-directional opening of capital markets can exert a general positive influence on domestic capital market development. But to reap the benefits, policymakers need to actively engage with potential market entrants and prepare for spillover risks. Calibrating the pace and sequencing of opening and creating macro policy buffers can help contain the associated risks and provide margins for coping with volatility.
Finally, enhancing market ecosystems by developing deep complementary markets for derivative, repo and securities lending requires a coordinated effort along multiple dimensions. These include a supportive legal and regulatory environment, regulatory coordination to broaden the investor base in these markets, and robust and efficient market infrastructures such as central counterparties and trade repositories to manage potential financial stability risks.