L’EBA ha pubblicato un documento di analisi riguardante il funding risk all’interno dell’Unione Europea. Il report è stato prodotto in seguito alla richiesta della Commissione Europea di valutare la possibilità di utilizzare il core stable funding ratio (CFR) come metrica alternativa al Net Stable Funding Ratio (NSFR) nella valutazione del funding risk delle banche.
La conclusione alla quale perviene il documento EBA è che, in generale, l’uso esclusivo del CFR porterebbe a risultati fuorvianti e alla mancata percezione di potenziali forme di funding gap. A sostegno della tesi, il report mostra l’esistenza di una scarsa correlazione tra i valori e i risultati basati su NSFR e CFR per l’intero campione di banche esaminate (si tratta dello stesso dataset di 279 banche utilizzato per il report sull’NSFR del dicembre 2015) ed in particolare per quelle più piccole. Questo è dovuto alla natura parziale del CFR che, infatti, prende in considerazione solo i dati di bilancio relativi alle passività. Per questi motivi, l’EBA ritiene che il CFR non possa compiutamente rimpiazzare l’NSFR quale indicatore per la valutazione del funding risk.
La Direttiva sulla Distribuzione Assicurativa ha lo scopo di rafforzare la protezione del cliente e di armonizzare le disposizioni nazionali relative alla distribuzione dei prodotti assicurativi. Per supportare l’implementazione della Direttiva, la Commissione Europea e l’EIOPA sono state delegate a redigere regole tecniche per integrare la Direttiva in varie aree. Tra queste vi è il compito di sviluppare, entro il 23 Agosto 2017, le Linee Guida per la valutazione dei prodotti assicurativi con componente di investimento che, per via della loro struttura articolata, possano portare il cliente ad una errata o incompleta valutazione dei rischi. Come prima cosa, l’Autorità di vigilanza del settore assicurativo ha lanciato un’indagine online per ricevere pareri ed input dagli stakeholder sullo scopo delle Linee Guida e sui tipi di prodotti assicurativi rientranti nel campo di applicazione delle Linee Guida.
La BCE ha rilasciato un parere sulla bozza di circolare della Banca d’Italia che implementa la riforma delle banche di credito cooperative.
La Banca Centrale Europea valuta favorevolmente che lo schema di circolare preveda che la capogruppo costituisca il gruppo bancario cooperativo assoggettandolo ai suoi poteri di direzione e coordinamento, precisati nel contratto di coesione stipulato tra la capogruppo e le banche cooperative affiliate. Tali poteri sono finalizzati ad assicurare unità di direzione strategica e del sistema dei controlli interni del gruppo bancario cooperativo, nonché l’osservanza dei requisiti prudenziali ad esso applicabili.
Come rilevato in un precedente parere, la costituzione di un gruppo bancario cooperativo pone la capogruppo di fronte a sfide significative in termini di gestione del rischio e sistemi di controllo. In particolare, la BCE ha evidenziato che la capogruppo dovrebbe poter dirigere e coordinare il gruppo bancario cooperativo, anche impartendo istruzioni dirette alle banche affiliate in ogni circostanza al fine di assicurare l’osservanza delle norme prudenziali e dei requisiti di vigilanza applicabili e garantire che le operazioni e le strategie dei componenti del gruppo bancario cooperativo siano in linea con le politiche e gli obiettivi di quest’ultimo. È di estrema importanza che i gruppi bancari cooperativi abbiano funzioni di controllo ben congegnate, ivi compresi la gestione del rischio, il controllo di conformità, l’audit interno e la pianificazione, facenti capo esclusivamente alla capogruppo.
Il Gruppo dei Governatori e dei Capi della vigilanza (GHOS), organo di sorveglianza del Comitato di Basilea, ha rilasciato un comunicato stampa in relazione allo stato dei lavori delle riforme regolamentari post-crisi. In particolare, nella nota diffusa dal GHOS, si evidenziano i progressi compiuti nel definire le misure volte a ridurre l’eccessiva variabilità degli attivi ponderati per il rischio (risk-weighted assets o RWAs). Secondo Mario Draghi, capo del GHOS e Presidente della BCE, la finalizzazione delle nuove disposizioni completerà la disciplina di Basilea III ed aiuterà a ridare fiducia negli indicatori di capitale delle banche.
Il Comitato congiunto delle Autorità di Supervisione Europee (ESAs) ha pubblicato un report sui Rischi e le Vulnerabilità del Sistema Finanziario dell’Unione Europea. Il report si sofferma sull’analisi dell’attuale situazione caratterizzata da bassi tassi di crescita e di rendimento, con particolare attenzione sui potenziali effetti che tali condizioni possono avere sulla redditività e sulla qualità degli asset delle istituzioni finanziarie. Il report evidenzia altresì delle criticità relative alla crescente interconnessione tra il settore finanziario al di fuori di quello bancario, delle assicurazioni e dei fondi pensione ed il più ampio Sistema finanziario dell’Unione Europea.

A distanza di quasi un mese dalla diffusione degli stress test condotti nel corso del 2016 dall’EBA è possibile provare a valutare la loro credibilità considerando la reazione dei mercati finanziari. Seguendo un approccio consolidato in letteratura (si veda ad esempio Barucci, Baviera e Milani, 2016), abbiamo analizzato come gli esiti degli stress test abbiano influenzato la volatilità delle quotazioni azionarie dei titoli bancari presi in esame dall’EBA (tra i 51 gruppi bancari esaminati, 32 sono quelli quotati).
Per valutare la credibilità/l’effetto sui mercati finanziari degli stress test abbiamo considerato due diversi orizzonti temporali: il periodo precedente alla diffusione degli stress test e quello successivo. Ai fini del calcolo della volatilità dei rendimenti giornalieri, abbiamo considerato quindici giorni di Borsa prima e dopo il rilascio dei risultati (29 luglio).
Grafico 1
Nel grafico 1 si mette a confronto il Common Equity Tier 1 (CET1) ratio fully loaded (il ratio patrimoniale che non incorpora gli effetti derivanti dalle discrezionalità nazionali nel computo dei requisiti di capitale) che emergerebbe nel 2018 sotto effetto degli esercizi di stress e la volatilità dei rendimenti azionari nei due periodi presi in esame. La relazione è negativa mostrando come i corsi azionari dei tioli (o meglio le loro volatilità) riflettano la solidità patrimoniale delle banche: le banche con un ratio patrimoniale più basso mostrano una volatilità superiore. Si può notare come l’inclinazione della retta di regressione non sia molto difforme nel periodo pre e nel periodo post stress test. Questa evidenza sembrerebbe indicare che gli operatori finanziari non sono stati molto sorpresi dagli esiti degli stress test: le banche che avevano una volatilità dei rendimenti azionari più elevata prima della diffusione dei risultati sono proprio quelle che hanno evidenziato un CET1 ratio più basso sotto stress. Di fatto i mercati avevano già incorporato l’esito dell’esercizio in merito al livello di patrimonializzazione. Si nota comunque una inclinazione maggiore nel periodo post-diffusione dei test ed un R2 maggiore. Questo dato sta a significare che il rilascio dei risultati degli stress test ha comunque avuto un effetto sui mercati finanziari.
Grafico 2
Considerando la differenza tra il CET1 ratio fully loaded emerso nello scenario di stress nel 2018 (misura riportata nelle ascisse del grafico 1) e il suo valore a fine del 2015, si osserva un’inclinazione della retta di regressione ben più marcata nel caso di volatilità post stress test rispetto alla volatilità ante esercizio e un R2 ben più elevato (grafico 2).
Il confronto tra i due grafici sembra significare che i mercati non sono stati influenzati (in termini di volatilità) dal livello assoluto di CET1 ratio sotto stress quanto dal delta di capitale generato dall’esercizio. In definitiva sembra che gli operatori fossero consapevoli del grado di solidità patrimoniale dei principali gruppi bancari europei, mentre erano meno informati in merito alla capacità di queste banche di sopportare lo scenario di stress.
A differenza degli stress test del 2014, nell’ultimo esercizio non è stata prevista una soglia minima di capitale al fine di determinare il superamento o meno dell’esercizio. Nelle intenzioni delle autorità, l’assenza di tale soglia avrebbe permesso una maggiore flessibilità nel definire le misure di rafforzamento del capitale per le singole banche. I mercati finanziari sembrano aver reagito definendo in autonomia una soglia minima per il CET1 ratio stressato. Nel grafico 3 si mettono a confronto il CET1 ratio fully loaded nello scenario di stress nel 2018 e la differenza tra la volatilità dei rendimenti azionari giornalieri nel periodo post e pre-diffusione dei test. Si osserva come la relazione sia negativa per quelle banche che hanno evidenziato un CET1 ratio stressato inferiore all’8%, le banche con un CET1 ratio superiore all’8% non mostrano invece alcuna relazione tra delta di volatilità e CET1 ratio. Il mercato sembra aver considerato l’8% come la soglia minima di patrimonializzazione, una soglia ben più elevata rispetto al 5,5% stabilito nella tornata degli stress test condotta nel 2014.
Grafico 3
Bibliografia
– Barucci E. e R. Baviera, C. Milani Is the Comprehensive Assessment able to capture banks’ risks?, Finance Research Letters, 2016.
L’ESMA ha reso pubblico il documento “Trends, Risks and Vulnerabilities Report No. 2 2016” che riporta le dinamiche e i fattori di rischio dei mercati finanziari europei per il primo semestre del 2016.
L’analisi mostra il perdurare di alti livelli di rischio: l’ESMA ha confermato – rispetto al semestre precedente – il livello very high (il più alto possibile) per l’indicatore di rischio di mercato e il livello high per l’indicatore di rischio di liquidità. L’outlook però passa da stabile a negativo a causa delle tensioni economiche e politiche dovute all’esito del referendum in Regno Unito sulla permanenza all’interno dell’Unione Europea. I primi mesi dell’anno, come illustrato dal Report, sono stati caratterizzati da elevata volatilità sui mercati azionari e delle materie prime causata soprattutto da un rallentamento della crescita delle economie emergenti e dalle dinamiche del prezzo del petrolio. Verso la fine del semestre, poi, la situazione politica inglese ha avuto un impatto significativo sui tassi di cambio e sui mercati azionari.
L’analisi è completata dalla pubblicazione del documento trimestrale “Risk Dashboard No. 3 2016” riguardante il secondo trimestre 2016.
Comunicato stampa
Trends, Risks and Vulnerabilities Report No. 2 2016
Risk Dashboard No. 3 2016
L’Autorità Europea di vigilanza del mercato assicurativo (EIOPA) ha aggiornato la sezione Q&A (Questions and Answers) del proprio sito istituzionale. Le novità riguardano:
– Linee guida sull’attività di reporting e trasparenza;
– Comunicazione di informazioni alle autorità di vigilanza;
– Report finanziari e solvibilità;
– Linee guida per il riconoscimento e la valutazione di attività e passività diverse dalle poste tecniche;
– Linee guida sulla trasmissione di informazioni ai fini della stabilità finanziaria.
In occasione dell’incontro del G20 del 4 e 5 settembre a Hangzhou, il Comitato di Basilea ha pubblicato un report sullo stato dei lavori di implementazione del nuovi regime di Basilea 3. Il documento, che rappresenta l’aggiornamento del Report presentato ai leader del G20 nel novembre dello scorso anno, mostra come tutte le giurisdizioni membri abbiano già adottato le componenti principali della nuova disciplina in tema di requisiti di capitale e liquidità. Si segnala, però, la necessità di ulteriori sforzi nell’adozione delle disposizioni riguardanti il leverage ratio e il Net Stable Funding Ratio.
Comunicato stampa
Report del Comitato di Basilea per il G20 di Hangzhou
Il Comitato di Basilea ha pubblicato una selezione di FAQ (Frequently Asked Questions) dedicate ai requisiti di trasparenza adottati nel gennaio 2015 e rientranti nel cosiddetto Terzo Pilastro della nuova disciplina di Basilea 3. Le FAQ saranno periodicamente aggiornate in modo da facilitare e promuovere un’adeguata implementazione dei requisiti
Comunicato stampa
FAQ Comitato di Basilea su requisiti di Terzo Pilastro