Sofferenze bancarie: evoluzione recente e problemi irrisolti
di Carlo Milani

Giu 01 2016
Sofferenze bancarie: evoluzione recente e problemi irrisolti  di Carlo Milani

Da inizio anno le banche europee sono stato oggetto di forte volatilità sui mercati azionari. L’indice bancario Stoxx Europe 600 ha perso, ad oggi, circa il 15 per cento del suo valore dalla fine del 2015 (grafico 1). A incidere su questa dinamica ha influito, in particolare, la bassa redditività degli attivi, compressa dalla politica monetaria fortemente espansiva voluta dalla BCE per contrastare la deflazione (Milani, 2016). Accanto all’allargamento del quantitative easing e alla nuova tornata delle TLTRO, i tassi di riferimento sono stati ulteriormente ridotti, diventando ancor più negativi nel caso di quelli applicati sulle deposit facilities. Le banche si trovano quindi con dei margini di guadagno sulla tradizionale operatività bancaria, ovvero reperimento di risorse attraverso i depositi ed erogazione di finanziamenti, molto esegui. In questo quadro europeo, tutt’altro che roseo, le banche italiane sono ancora più in difficoltà: da inizio anno la perdita registrata sull’indice bancario FTSE è più che doppia rispetto a quella europea (-33 per cento).

Grafico 1. Andamento degli indici azionari bancari
100=1 gennaio 2016

Cosa sta penalizzando il nostro sistema rispetto a quello europeo?

Essenzialmente il problema si concentra sulla qualità del credito. Secondo gli ultimi dati relativi al terzo trimestre 2015, l’incidenza delle sofferenze lorde rispetto al totale dei finanziamenti è pari a oltre il 16 per cento in Italia, contro il 6,2 per cento medio dell’Area euro, il 5,7 della Spagna, il 3,7 della Francia e il 2,1 della Germania. Fa peggio di noi in Europa solo la Grecia (34 per cento).

In valore assoluto le sofferenze lorde delle banche italiane sono pari a circa 200 miliardi di euro a fine 2015, che toccano i 375 miliardi di euro nel caso in cui si consideri l’intero ammontare dei crediti con qualche forma più o meno grave di insolvenza.

Dall’analisi del flusso di nuove sofferenze si osserva comunque qualche segnale di miglioramento. Il numero di imprese entrate in difficoltà nel corso del 2015 è diminuito rispetto a un anno prima. Dalle quasi 82 mila unità del 2014 si è scesi a 75 mila, un valore ancora elevato se confrontato con quello osservato agli inizi della crisi (65 mila nel 2009) ma pur sempre in diminuzione. Il miglioramento si registra soprattutto nei confronti delle imprese di medio-grandi dimensioni (società non finanziarie; -11 per cento), mentre è più contenuto sulle piccole (famiglie produttrici; -4 per cento).  Anche in termini di importi si osserva un progresso, seppur più contenuto (-2,7 per cento). In questo caso, però, la flessione è attribuibile esclusivamente alle imprese medio-grandi (-3,3 per cento), mentre per le piccole imprese l’ammontare delle nuove sofferenze è ancora in crescita (+2,5 per cento).

Grafico 2. Cartolarizzazioni di prestiti alle imprese
In percentuale dello stock di finanziamenti alle imprese

Anche il numero di imprese insolventi su cui le banche hanno riconosciuto l’impossibilità di recuperare il credito, registrando quindi in bilancio una perdita, è in riduzione: dalle 77 mila unità del 2014 si è passati alle 56 mila unità del 2015 (circa 30 mila nel 2009).

In sintesi, dalle informazioni più recenti sulla qualità del credito delle banche italiane, soprattutto dal lato delle imprese, si osserva qualche primo segnale di miglioramento, troppo presto però per dire se siamo di fronte a una effettiva inversione di tendenza. Inoltre, se la crescita delle nuove sofferenze sembra essersi finalmente arrestata, si pone il problema della gestione dell’ingente ammontare dello stock di sofferenze preesistenti.

I problemi irrisolti

Il primario strumento di mercato utilizzato per la pulizia dei bilanci bancari dai crediti insoluti sono le cartolarizzazioni. Considerando quelle cartolarizzazioni che hanno riguardato i finanziamenti alle imprese, sia in bonis che in sofferenza, si riscontra come in Italia il loro utilizzo sia andato fortemente crescendo negli ultimi anni, mentre nella media dell’Area euro sia rimasto sostanzialmente stabile (grafico 2). Anche prendendo in esame le sole cartolarizzazioni che hanno implicato la totale cancellazione dal bilancio dei finanziamenti, escludendo quindi quelle operazioni di ingegneria finanziaria che implicano la cartolarizzazione e il mantenimento in bilancio del relativo titolo finanziario, si nota come in Italia l’utilizzo sia stato molto più diffuso che nel resto dell’Area euro (grafico 3). Si nota, inoltre, come vi sia stata un’accelerazione in corrispondenza dell’asset quality review (AQR) e degli stress test condotti da EBA e BCE nel 2014 (Barucci e Milani, 2014).

Anche le cartolarizzazioni che hanno riguardato le sole sofferenze, sia verso imprese che altri tipi di clientela, con cancellazione dal bilancio della relativa posta, sono state in Italia rilevanti: circa 50 miliardi di euro secondo i dati relativi a marzo 2016, 30 miliardi nel giugno 2010.

Grafico 3. Cartolarizzazioni di prestiti alle imprese cancellati dai bilanci bancari
In percentuale dello stock di finanziamenti alle imprese

In definitiva, dai dati ufficiali sembra emergere come i processi di cartolarizzazione siano stati abbastanza attivi in Italia, soprattutto se paragonati con il resto d’Europa. Due elementi di criticità si possono però individuare: da un lato, il ritardo con il quale il problema delle sofferenze è stato affrontato, che ha implicato tra l’altro la mancata occasione del varo di una bad bank di sistema (Barucci e Milani, 2015). L’altro aspetto è la difficoltà di accelerare l’utilizzo delle cartolarizzazioni dopo il già ampio utilizzo fatto in questi anni. Un aiuto potrebbe arrivare al riguardo dal Fondo Atlante (Barucci e Milani, 2016), ma le scarse risorse messe in campo (poco più di un miliardo di euro), e l’obiettivo dichiarato di acquistare a prezzi più alti di quelli di mercato, fanno essere abbastanza scettici sull’effettiva possibilità che questo fondo riesca a smobilizzare ingenti pacchetti di crediti cartolarizzati.

Bibliografia

Barucci E., Milani C., La brutta pagella del comprehensive assessment, FinRiskAlert.it del 30 Ottobre 2014.

Barucci E., Milani C., L’infinito dibattito sulla bad bank, FinRiskAlert.it del 1 Aprile 2015.

Barucci E., Milani C., Finalmente il fondo Atlante: sarà piccolo ma è pur sempre una bad bank, FinRiskAlert del 20 aprile 2016.

Milani C., Le armi spuntate di Draghi, FinRiskAlert.it del 23 Marzo 2016.

MiFID II: pubblicato Parere ESMA sulle attività ancillari

Giu 01 2016

L’ESMA ha pubblicato un Parere in risposta alla richiesta della Commissione Europea di modifica dei criteri per i quali l’attività di negoziazione di derivati su materie prime da parte di un’istituzione non finanziaria possa considerarsi ancillare rispetto al business principale. La richiesta della Commissione, in particolare, riguarda l’introduzione di condizioni patrimoniali tra i criteri di individuazione della natura ancillare dell’attività di negoziazione.

Sebbene il Parere evidenzi alcune criticità riguardanti l’introduzione di possibili criteri patrimoniali, l’ESMA propone di consentire alle istituzioni interessate di poter scegliere la tipologia di verifiche da effettuare (tra quelle di natura patrimoniale suggerite dalla Commissione e quelle business-related formulate dall’ESMA), con l’obiettivo di non penalizzare eccessivamente le entità di piccole e medie dimensioni.

Comunicato stampa
Parere ESMA

Consultazione ESMA sulle misure di implementazione del Regolamento sui benchmark finanziari

Giu 01 2016

L’ESMA ha pubblicato in consultazione la versione preliminare del Technical Advice riguardante le disposizioni di implementazione del Regolamento dei benchmark finanziari. Il documento di consultazione concerne i seguenti aspetti:

– Definizione di benchmark;

– Misurazione dell’utilizzo dei benchmark definiti critici e significativi;

– Criteri per l’identificazione dei benchmark critici;

– Benchmark di paesi terzi;

– Disposizioni transitorie.

La consultazione avrà termine il 30 giugno 2016.

Comunicato stampa
Technical Advice

CRR/CRD IV: la Commissione Europea avvia 2 consultazioni

Giu 01 2016

La Commissione Europea ha pubblicato 2 nuovi documenti di consultazione riguardanti proposte di modifica alla normativa CRR/CRD IV. In particolare, le 2 consultazioni hanno ad oggetto:

1) L’introduzione del principio di proporzionalità nella disciplina dei requisiti patrimoniali a fronte del rischio di mercato, la revisione del metodo dell’esposizione originaria e introduzione dell’approccio SA-CCR per il rischio di credito di controparte;

2) Il trattamento di aspetti specifici legati all’implementazione dell’NSFR (Net Stable Funding Ratio).

Le consultazioni avranno termine il 24 giugno 2016.

Documento di consultazione 1
Documento di consultazione 2

ESMA: pubblicati nuovi RTS sugli accordi di compensazione indiretti per le operazioni in derivati

Giu 01 2016

L’ESMA ha pubblicato la versione finale di 2 RTS (Regulatory Technical Standards) sugli accordi di compensazione indiretti (indirect clearing) per le transazioni aventi ad oggetto derivati negoziati in mercati regolamentati (Exchage Traded Derivatives o ETD) e over-the-counter (OTC) ai sensi, rispettivamente, del Regolamento MiFIR e del Regolamento EMIR.

Le disposizioni, in particolare, hanno ad oggetto:

– La gestione del default di un’istituzione che fornisce il servizio di compensazione indiretta;

– La scelta della struttura dei conti da offrire ai clienti indiretti;

– Le cosiddette long chains (catene di compensazione indiretta che coinvolgono più di 4 entità diverse).

L’Autorità di vigilanza ha inviato gli RTS alla Commissione Europea che avrà ora 3 mesi per esprimere un giudizio sulle disposizioni proposte.

Comunicato stampa
RTS ESMA su indirect clearing

Pubblicata Peer Review FSB sul sistema bancario ombra

Giu 01 2016

Il Financial Stability Board (FSB) ha pubblicato un’analisi riguardante lo stato di applicazione del “Policy Framework for Shadow Banking Entities” da parte delle giurisdizioni membri. Il Policy Framework rappresenta quadro di riferimento che delinea i principi di vigilanza da adottare per una effettiva e completa supervisione del sistema bancario ombra.
Nonostante i progressi compiti dalle autorità competenti, l’analisi mostra che l’implementazione del Policy Framework risulta ancora ad una fase iniziale. Ulteriore lavoro, infatti, dovrà essere compiuto per far sì che le giurisdizioni membri FSB siano in grado di valutare e gestire prontamente i rischi posti dal sistema bancario ombra. Alla luce dei risultati dello studio, inoltre, l’FSB ha ritenuto necessario formulare una serie di raccomandazioni rivolte alle autorità di vigilanza con l’obiettivo di promuovere la completa implementazione delle disposizioni rientranti nel perimetro del Policy Framework.

Comunicato stampa
Peer Review FSB sul sistema bancario ombra

IVASS: avviata consultazione su 2 Schemi di Regolamento

Giu 01 2016

L’IVASS ha pubblicato 2 nuovi Documenti di consultazione in materia di regolamentazione del settore assicurativo:

1) Documento di consultazione n. 9/2016 contenente lo Schema di Regolamento concernente l’applicazione degli accordi di riassicurazione passiva al sottomodulo del rischio di sottoscrizione per l’assicurazione danni in recepimento delle linee guida EIOPA sui requisiti finanziari del regime Solvency II (requisiti di 1° Pilastro). In consultazione fino al 25 luglio 2016.

 2) Documento di consultazione IVASS n. 10/2016 che introduce uno Schema di disciplina per la semplificazione della nota informativa precontrattuale delle polizze di assicurazione danni.  Il documento, inoltre, contiene la proposta di modifica al Regolamento ISVAP n. 35 del 26 maggio 2010 sulla disciplina degli obblighi di informazione e della pubblicità dei prodotti assicurativi. In consultazione fino al 20 giugno 2016.

Documento di consultazione IVASS n. 9/2016
Documento di consultazione IVASS n. 10/2016

Pubblicate Linee guida EBA sugli stress test per i sistemi di garanzia dei depositi

Giu 01 2016

L’EBA ha pubblicato la versione finale delle Linee guida in materia di stress test per i sistemi di garanzia dei depositi (Deposit Guarantee Schemes o DGSs) ai sensi della Direttiva 2014/49/UE (Deposit Guarantee Schemes Directive). Le Linee guida forniscono i principi di base per la definizione e lo svolgimento degli stress test, individuando – tra l’altro – le varie fasi del processo, gli scenari simulati e gli indicatori che devono essere presi in considerazione.
Le Linee guida troveranno applicazione in occasione del primo esercizio di stress test dedicato ai sistemi di garanzia dei depositi programmato per il 3 luglio 2017.

Comunicato stampa
Linee guida EBA su stress test per i sistemi di garanzia dei depositi

I sottoscrittori di fondi comuni italiani – Aggiornamento 2015
di Alessandro Rota e Riccardo Morassut

Mag 19 2016
I sottoscrittori di fondi comuni italiani – Aggiornamento 2015  di Alessandro Rota e Riccardo Morassut

 Partecipazione al mercato dei fondi 

• Tra il 2002 e il 2005 il totale dei sottoscrittori di fondi comuni  italiani si è mantenuto sopra i 9 milioni, per poi ridursi fino al 2012 in parallelo con l’andamento negativo della raccolta netta. Dal 2013 la ripresa dei flussi si è accompagnata ad un incremento dei sottoscrittori il cui numero complessivo a fine 2015 si attesta a 6,4 milioni.

• Negli anni l’incidenza del numero dei sottoscrittori sul totale della popolazione italiana residente (partecipazione) è passata dal 17% del periodo 2002-2003 al minimo del 9% del 2012. Successivamente la ripresa delle sottoscrizioni ne ha riportato il valore attorno al 10,5%.

• Con riferimento alla distribuzione del patrimonio, si evidenzia un’elevata concentrazione nei quantili più elevati: il 10% dei soggetti sottoscrittori più ricchi detiene quasi la metà del patrimonio complessivo; metà dei sottoscrittori investe meno di 14.707 euro (patrimonio mediano).

Caratteristiche anagrafiche dei sottoscrittori 

•Si assiste a un lento ma costante calo della proporzione degli uomini a favore delle donne, che nel 2015rappresentano quasi il 46% dei sottoscrittori.

• L’età media dei sottoscrittori a fine 2015 è di 59 anni. La quota dei sottoscrittori di età compresa tra i 26 e i 35 anni è scesa dal 15% al 7%, quella degli investitori più anziani (oltre i 75 anni) è invece cresciuta passando dal 9% al 18%.

• Il 6% degli individui di età compresa tra i 26 e i 35 anni investe in fondi, valore che sale al 10% (36-45 anni) e poi al 14% (46-55 anni) per attestarsi al 19% a partire dai 65 anni.

Distribuzione geografica

• Su tutto il periodo di rilevazione la distribuzione dei sottoscrittori nelle cinque macro aree del Paese è stabile: il 65% circa degli investitori risiede al Nord, il 18% nel Centro, e il restante 17% nel Sud e nelle Isole.

• A fine 2015 i livelli di partecipazione regionale più alti si registrano in Emilia-Romagna (16,2%), Liguria (15,8%) e Lombardia (15,7%); questi valori calano a mano a mano che ci si sposta verso Sud.

• La partecipazione su scala regionale risulta correlata con il livello di penetrazione dei canali distributivi.

Scelte allocative e modalità di investimento 

• Nel corso del tempo l’incidenza dell’investimento nel comparto azionario e nei fondi bilanciati ha subito una progressiva erosione: a fine 2015, l’8% e il 4% dei sottoscrittori concentrava i propri investimenti su questi due segmenti.

• I fondi flessibili hanno registrato la dinamica di crescita più pronunciata e oggi rappresentano la scelta principale del 36% dei sottoscrittori, superando per la prima volta i fondi obbligazionari. Questi ultimi sono stati da sempre molto presenti nelle scelte degli investitori italiano toccando punte superiori al 40% dei sottoscrittori. Le percentuali raggiunte negli ultimi anni dai fondi obbligazionari e flessibili sono collegate al crescente successo riscosso dai fondi  target date .

• Per quanto riguarda le modalità di sottoscrizione, il 70% dei sottoscrittori predilige il versamento unico (Pic); tuttavia, nel corso degli anni il numero di sottoscrittori che ha fatto riscorso in via esclusiva ai piani di accumulo (Pac) è cresciuto e rappresenta a fine 2015 il 18%.

• La maggior parte dei sottoscrittori di fondi italiani sottoscrive attraverso il canale bancario (93% a fine 2015), mentre la rimanente proporzione si è affidata alle reti di promotori finanziari.