La Banca d’Italia pubblica con cadenza semestrale un Rapporto sulla stabilità finanziaria. Oltre ad informazioni note ai più e diffuse dalla stampa specializzata ci sono alcune informazioni che meritano di essere segnalate. Senza alcuna pretesa di organicità, riportiamo quelle che abbiamo annotato:
- L’Italia detiene in larga parte il proprio debito pubblico. Soltanto il 36.7% del debito pubblico è detenuto da non residenti; tra i paesi più rilevanti dell’area euro ha la quota più bassa: Germania, 61%; Francia, 64%; Spagna, 40%; Grecia, 86%.
- I flussi di capitali esteri in Italia sono stati positivi per i titoli pubblici (a partire da metà 2012) e per le azioni e le obbligazioni private (a partire dall’autunno del 2013), rispettivamente -80 miliardi e +40 miliardi il dato cumulato a marzo 2014 rispetto a giugno 2011; tra fasi alterne, la raccolta delle banche italiane delle banche dall’estero è stata negativa: -170 miliardi il dato cumulato a marzo 2014 rispetto a giugno 2011.
- La correlazione tra i tassi di interesse sui titoli di stato italiani e tedeschi (decennali) ha conosciuto tre diversi periodi negli ultimi anni: forte correlazione positiva (prossima a 1) dall’avvio dell’UEM alla crisi Lehman; forte diminuzione della correlazione fino a divenire anche significativamente negativa nel periodo che va dal settembre 2008 all’estate 2012; correlazione positiva, anche se su valori inferiori rispetto al primo periodo, dopo l’annuncio del programma OMT nell’estate 2012.
- L’esposizione delle banche italiane nei confronti dei paesi emergenti, che potrebbero rappresentare una fonte di rischio, è molto limitata rispetto a quella delle banche tedesche, francesi e spagnole. L’esposizione è inoltre perlopiù concentrata verso i paesi dell’Europa centrale ed orientale ed è minima nei confronti dei paesi emergenti più colpiti dalle recenti tensioni.
- In un periodo di stretta del credito, il mercato obbligazionario ha rappresentato un canale alternativo a quello del credito bancario soltanto per le imprese di grande dimensioni: nel periodo 2002-2007 le emissioni in media sono state di 23 miliardi per anno, nel periodo 2009-2013 sono state in media pari a 32 miliardi; per le aziende di medie dimensioni invece le emissioni obbligazionarie sono diminuite (da 550 milioni a 320 milioni, in media per anno).
- Più che di alternativa si deve parlare in realtà di sostituzione: su un campione di 260 gruppi industriali, tra il 2009 e il 2013, quelli che hanno fatto ricorso al mercato obbligazionario hanno ridotto l’indebitamento con le banche di circa il 42%: i collocamenti di titoli, al netto di rimborsi, sono stati di circa 68 miliardi mentre i prestiti bancari si sono ridotti di 33 miliardi.
- Le condizioni di tasso di interesse sulle nuove erogazioni mutui alle famiglie da parte delle banche italiane sono state inferiori a quelle dell’area euro fino all’ottobre 2011; le condizioni di tasso di interesse sulle nuove erogazioni prestiti alle imprese da parte delle banche italiane sono state inferiori a quelle dell’area euro fino al giugno 2011. Fino a metà 2011 il rischio di credito in Italia percepito dagli intermediari era minore di quello degli altri paesi dell’area euro.
- Da luglio 2013 a marzo 2014 le vendite nette di titoli di Stato da parte delle banche italiane sono state pari a 22 miliardi. A fine marzo i titoli pubblici nei portafogli delle banche italiane ammontavano a 382 miliardi (10% del totale attivo).
- La raccolta bancaria sta subendo una trasformazione significativa. Si osserva: una riduzione delle passività nei confronti dell’Eurosistema, una raccolta obbligazionaria al dettaglio negativa, una raccolta obbligazionaria all’ingrosso che è tornata positiva nell’ultimo trimestre del 2013, i depositi da residenti continuano a crescere mentre quelli da non residenti continuano a diminuire.
- La raccolta al dettaglio delle banche è negativa a partire da metà del 2013 mentre i prestiti sono in calo oramai dall’inizio del 2012. Questo fa sì che il funding gap sia tornato sui livelli del 2005.
- Le quindici banche italiane oggetto del comprehensive assessment presentano un CET1 ratio medio superiore rispetto ai valori europei: 9.9% contro il 9%. Sul fronte del leverage ratio, le banche italiane dimensione significativa presentano un rapporto del 4% contro un 3% delle banche europee di maggiore dimensione. Le banche italiane di dimensione significativa si confermano dunque solide da un punto di vista patrimoniale e con un minore livello di leverage rispetto a quelle europee.
- In termini di leverage le banche esposte più della media sono nell’ordine quelle tedesche, francesi, danesi e olandesi. Il grado di leverage è in diminuzione per due canali distinti: rafforzamento patrimoniale, diminuzione di titoli e derivati del settore privato.