L’iniziativa di Finriskalert.it “Il termometro dei mercati finanziari” vuole presentare un indicatore settimanale sul grado di turbolenza/tensione dei mercati finanziari, con particolare attenzione all’Italia.
Significato degli indicatori
Rendimento borsa italiana: rendimento settimanale dell’indice della borsa italiana FTSEMIB;
Volatilità implicita borsa italiana: volatilità implicita calcolata considerando le opzioni at-the-money sul FTSEMIB a 3 mesi;
Future borsa italiana: valore del future sul FTSEMIB;
CDS principali banche 10Ysub: CDS medio delle obbligazioni subordinate a 10 anni delle principali banche italiane (Unicredit, Intesa San Paolo, MPS, Banco BPM);
Tasso di interesse ITA 2Y: tasso di interesse costruito sulla curva dei BTP con scadenza a due anni;
Spread ITA 10Y/2Y : differenza del tasso di interesse dei BTP a 10 anni e a 2 anni;
Rendimento borsa europea: rendimento settimanale dell’indice delle borse europee Eurostoxx;
Volatilità implicita borsa europea: volatilità implicita calcolata sulle opzioni at-the-money sull’indice Eurostoxx a scadenza 3 mesi;
Rendimento borsa ITA/Europa: differenza tra il rendimento settimanale della borsa italiana e quello delle borse europee, calcolato sugli indici FTSEMIB e Eurostoxx;
Spread ITA/GER: differenza tra i tassi di interesse italiani e tedeschi a 10 anni;
Spread EU/GER: differenza media tra i tassi di interesse dei principali paesi europei (Francia, Belgio, Spagna, Italia, Olanda) e quelli tedeschi a 10 anni;
Euro/dollaro: tasso di cambio euro/dollaro;
Spread US/GER 10Y: spread tra i tassi di interesse degli Stati Uniti e quelli tedeschi con scadenza 10 anni;
Prezzo Oro: quotazione dell’oro (in USD)
Spread 10Y/2Y Euro Swap Curve: differenza del tasso della curva EURO ZONE IRS 3M a 10Y e 2Y;
Euribor 6M: tasso euribor a 6 mesi.
I colori sono assegnati in un’ottica VaR: se il valore riportato è superiore (inferiore) al quantile al 15%, il colore utilizzato è l’arancione. Se il valore riportato è superiore (inferiore) al quantile al 5% il colore utilizzato è il rosso. La banda (verso l’alto o verso il basso) viene selezionata, a seconda dell’indicatore, nella direzione dell’instabilità del mercato. I quantili vengono ricostruiti prendendo la serie storica di un anno di osservazioni: ad esempio, un valore in una casella rossa significa che appartiene al 5% dei valori meno positivi riscontrati nell’ultimo anno. Per le prime tre voci della sezione “Politica Monetaria”, le bande per definire il colore sono simmetriche (valori in positivo e in negativo). I dati riportati provengono dal database Thomson Reuters. Infine, la tendenza mostra la dinamica in atto e viene rappresentata dalle frecce: ↑,↓, ↔ indicano rispettivamente miglioramento, peggioramento, stabilità rispetto alla rilevazione precedente.
Disclaimer: Le informazioni contenute in questa pagina sono esclusivamente a scopo informativo e per uso personale. Le informazioni possono essere modificate da finriskalert.it in qualsiasi momento e senza preavviso. Finriskalert.it non può fornire alcuna garanzia in merito all’affidabilità, completezza, esattezza ed attualità dei dati riportati e, pertanto, non assume alcuna responsabilità per qualsiasi danno legato all’uso, proprio o improprio delle informazioni contenute in questa pagina. I contenuti presenti in questa pagina non devono in alcun modo essere intesi come consigli finanziari, economici, giuridici, fiscali o di altra natura e nessuna decisione d’investimento o qualsiasi altra decisione deve essere presa unicamente sulla base di questi dati.
La crisi finanziaria ha posto al centro dell’attenzione la necessità di individuare indicatori di turbolenza finanziaria. A partire da gennaio 2020, www.finriskalert.it propone con cadenza mensile l’indicatore di Mahalanobis di turbolenza nei mercati finanziari a livello europeo e mondiale. L’indicatore, la cui pubblicazione è a cura di Antonello Avino e Gianni Pola, si è affermato sia nell’industria che nella accademia per la sua capacità di cogliere i momenti di tensione.
Tutti gli investimenti comportano un certo grado di rischio. Nella costruzione di portafoglio la diversificazione dei rischi gioca un ruolo fondamentale per evitare un’esposizione eccessiva a singole scommesse: concentrare il patrimonio su un unico mercato o strumento finanziario è rischioso nella misura in cui si rimane eccessivamente legati alle sorti di quest’ultimo. Al contrario, comporre un portafoglio diversificato consente di ridurre i rischi, dare più stabilità ai risultati e ampliare le opportunità di rendimento.
Generalmente
gli investitori, al fine di diversificare la propria esposizione ed effettuare
una efficiente ripartizione del proprio patrimonio, prendono in considerazione
i livelli di correlazione che sussistono tra più mercati o classi di
investimento. Normalmente, mercati diversi tendono a comportarsi in modo diverso
a seconda del momento, risultando fra loro non correlati. Poiché è difficile
riuscire a prevedere quale sarà quello vincente, investendo in classi
differenti è possibile compensare l’eventuale andamento negativo di una
componente con quello positivo di un’altra, e viceversa. Tuttavia, in genere,
gli investitori non dovrebbero considerare solo le correlazioni osservate
storicamente in media quando cercano di valutare i benefici della diversificazione,
poiché le correlazioni medie tendono ad essere fuorvianti. Ad esempio, quando
sia le azioni europee che quelle non europee producono rendimenti maggiori di
una deviazione standard al di sopra delle proprie medie, la loro correlazione
potrebbe risultare molto inferiore rispetto a quando entrambi i mercati
producono rendimenti maggiori (in valore assoluto) di una deviazione standard
al di sotto delle proprie medie. La differenza tra le correlazioni in queste
due situazioni può spiegare perché così tanti investitori, fiduciosi nella
diversificazione dei loro portafogli, hanno subito perdite importanti durante
le crisi finanziarie passate. Tali perdite sarebbero state ridotte utilizzando
misure che evidenziano come la relazione tra gli attivi rischiosi sia
dipendente dal tempo, dunque un portafoglio può risultare ben diversificato in uno
specifico scenario di mercato o risultare molto più concentrato in un altro
contesto. In altre parole, la diversificazione di portafoglio dipende dalle
condizioni di mercato e dalla costruzione di portafoglio ad opera del gestore.
Un
indicatore che permettere di catturare effetti di irregolarità dei prezzi di
mercato è stato introdotto per la prima volta nel 1999 da Chow, Jacquier,
Kritzman e Lowry che definirono il concetto di turbolenza finanziaria come una
condizione in cui i prezzi degli asset presentano un comportamento inusuale rispetto
a due elementi: movimenti estremi dei prezzi di mercato, cambiamenti nella
struttura di correlazione dei rendimenti. Matematicamente, la turbolenza si
basa su una misura proposta da Mahalanobis già nel 1927 per analizzare i caratteri
del cranio al fine di determinare le distanze e le somiglianze tra le varie
caste e tribù in India. Tale misura, conosciuta come distanza di Mahalanobis,
consiste nel rilevare la distanza di una data osservazione da una media campionaria
rispetto alla varianza del campione. Sulla base di questa idea, l’indicatore di
turbolenza finanziaria è stato proposto sostituendo i rendimenti degli
strumenti finanziari alle caratteristiche del cranio. In tal modo, è possibile
determinare i momenti in cui i prezzi/indici di mercato si muovono in maniera
inusuale misurando la distanza multivariata tra i rendimenti e i rispettivi
rendimenti medi/attesi, nonché considerando i differenti pattern delle
correlazioni tra i rendimenti. La misura statistica della turbolenza
finanziaria o “indice di turbolenza” è formalmente definita come:
Supponiamo di osservare il rendimento di un asset r al tempo t. Un modo per valutare l’effetto della sua deviazione dall’andamento ordinario consiste nel relazionare la differenza quadrata tra il rendimento al tempo t e il rendimento atteso con la varianza associata al rendimento dell’asset:
Quanto più elevato è il valore così calcolato, tanto maggiore sarà il grado di turbolenza associato all’asset in questione. Prendendo in considerazione un portafoglio costituito da n asset è possibile generalizzare tale misura come segue:
I limiti di un approccio di questo
tipo sono che (i) non considera la dipendenza tra gli attivi rischiosi e (ii)
non considera il segno della deviazione rispetto alle medie storiche.
Al fine di rendere espliciti questi limiti, consideriamo un esempio. Al tempo t due asset altamente correlati tra di loro mostrano deviazioni positive dai rendimenti attesi. Al tempo t+1 entrambi i rendimenti sono alla stessa distanza dai rendimenti attesi, ma il primo è superiore al suo rendimento atteso, mentre l’altro è inferiore. La misura appena definita produrrebbe la stessa deviazione in entrambi i casi, la distanza di Mahalanobis è invece in grado di catturare l’effetto della correlazione (per asset altamente correlati è più insolito deviare dai loro rendimenti attesi in direzioni opposte).
Al fine di stimare il valore medio e la matrice varianza-covarianza è possibile utilizzare un approccio a finestra mobile. Supponendo una finestra mobile di T periodi, viene calcolato il valore medio e la matrice varianza covarianza al tempo t come segue:
Quindi, le
principali peculiarità della distanza di Mahalanobis nel misurare la turbolenza
sui mercati finanziari, sono:
la capacità
di catturare l’effetto delle deviazioni dei rendimenti mettendoli in relazione
con le correlazioni;
la capacità
di sintetizzare tali informazioni in un singolo valore.
Vale la pena di osservare che l’indicatore
di Mahalanobis (1) si riconduce alla (2) nel caso di titoli dai rendimenti
incorrelati.
Gli studi hanno dimostrato che valori storici relativamente alti di questa misura coincidono con periodi turbolenti, ovvero periodi caratterizzati da rendimenti irregolari, correlazioni anomale, illiquidità, svalutazione: Kritzman, M., and Y. Li. (2010), come riportato nella figura di seguito, hanno mostrato come, dal 1980 al 2009, tale misura possa essere associata ad eventi di instabilità di vario genere (e.g. stagflazione, bolle speculative, crisi finanziarie, guerre e attentati) tali per cui l’indicatore di Mahalanobis (calcolato su ritorni mensili di titoli azionari US e non US, titoli obbligazionari US e non US, commodities e asset immobiliari US) presenta dei vertiginosi picchi in prossimità di questi periodi di turbolenza.
Quindi, si evince che la distanza di
Mahalanobis risulta essere un discreto metodo per rilevare valori anomali o irregolarità
nei mercati finanziari.
Come
evidenziato da Kritzman,
M., and Y. Li. (2010), l’indice di turbolenza finanziaria,
misurata tramite la distanza di Mahalanobis, presenta due importanti
caratteristiche empiriche. La prima caratteristica è che i rendimenti degli
asset sono sostanzialmente inferiori durante periodi turbolenti rispetto a
periodi non turbolenti, indipendentemente dalla fonte di turbolenza. La seconda
caratteristica è che la turbolenza è estremamente persistente; potrebbe
presentarsi inaspettatamente, ma non placarsi immediatamente, in genere potrebbe
continuare per settimane finché gli investitori non reagiscono alla turbolenza
sui mercati.
Bibliografia
Chow, G., E.
Jacquier, M. Kritzman, and K. Lowry (1999). “Optimal Portfolios in Good
Times and Bad.” Financial Analysts Journal
55.3: 65-73.
Kritzman, M., and
Y. Li. (2010). “Skulls, Financial Turbulence, and Risk Management.” Financial
Analysts Journal 66.5: 30-41.
L’indicatore di Mahalanobis permette di evidenziare periodi di stress nei mercati finanziari. Si tratta di un indicatore che dipende dalle volatilità e dalle correlazioni di un particolare universo investimenti preso ad esame. Nello specifico ci siamo occupati dei mercati azionari europei e dei settori azionari globali.
Gli indici utilizzati sono:
Le volatilità riportate sono storiche e calcolate sugli
ultimi 30 trading days disponibili. Per ogni asset-class dunque sono prima
calcolati i rendimenti logaritmici dei prezzi degli indici di riferimento,
successivamente si procede col calcolo della deviazione standard dei
rendimenti, ed infine si procede a moltiplicare la deviazione standard per il
fattore di annualizzazione.
Per il calcolo della distanza di Mahalnobis si procede
dapprima con la stima della matrice di covarianza tra le asset-class. Si
considera l’approccio delle finestre mobili. Come con la volatilità, si procede
prima con il calcolo dei rendimenti logaritmici e poi con la stima storica
della matrice di covarianza, come riportato di seguito.
Supponendo una finestra mobile di T periodi, viene calcolato il valore medio e la matrice varianza covarianza al tempo t come segue:
La distanza di Mahalanobis è definita formalmente come:
Le parametrizzazioni
che sono state scelte sono:
Rilevazioni mensili
Tempo T della finestra mobile pari a 5 anni (60 osservazioni mensili)
Le statistiche percentili sono state calcolate a partire dalla distribuzione dell’indicatore di Mahalanobis dal Dicembre 1997 al Dicembre 2019 su rilevazioni mensili.
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L’iniziativa di Finriskalert.it “Il termometro dei mercati finanziari” vuole presentare un indicatore settimanale sul grado di turbolenza/tensione dei mercati finanziari, con particolare attenzione all’Italia.
Significato degli indicatori
Rendimento borsa italiana: rendimento settimanale dell’indice della borsa italiana FTSEMIB;
Volatilità implicita borsa italiana: volatilità implicita calcolata considerando le opzioni at-the-money sul FTSEMIB a 3 mesi;
Future borsa italiana: valore del future sul FTSEMIB;
CDS principali banche 10Ysub: CDS medio delle obbligazioni subordinate a 10 anni delle principali banche italiane (Unicredit, Intesa San Paolo, MPS, Banco BPM);
Tasso di interesse ITA 2Y: tasso di interesse costruito sulla curva dei BTP con scadenza a due anni;
Spread ITA 10Y/2Y : differenza del tasso di interesse dei BTP a 10 anni e a 2 anni;
Rendimento borsa europea: rendimento settimanale dell’indice delle borse europee Eurostoxx;
Volatilità implicita borsa europea: volatilità implicita calcolata sulle opzioni at-the-money sull’indice Eurostoxx a scadenza 3 mesi;
Rendimento borsa ITA/Europa: differenza tra il rendimento settimanale della borsa italiana e quello delle borse europee, calcolato sugli indici FTSEMIB e Eurostoxx;
Spread ITA/GER: differenza tra i tassi di interesse italiani e tedeschi a 10 anni;
Spread EU/GER: differenza media tra i tassi di interesse dei principali paesi europei (Francia, Belgio, Spagna, Italia, Olanda) e quelli tedeschi a 10 anni;
Euro/dollaro: tasso di cambio euro/dollaro;
Spread US/GER 10Y: spread tra i tassi di interesse degli Stati Uniti e quelli tedeschi con scadenza 10 anni;
Prezzo Oro: quotazione dell’oro (in USD)
Spread 10Y/2Y Euro Swap Curve: differenza del tasso della curva EURO ZONE IRS 3M a 10Y e 2Y;
Euribor 6M: tasso euribor a 6 mesi.
I colori sono assegnati in un’ottica VaR: se il valore riportato è superiore (inferiore) al quantile al 15%, il colore utilizzato è l’arancione. Se il valore riportato è superiore (inferiore) al quantile al 5% il colore utilizzato è il rosso. La banda (verso l’alto o verso il basso) viene selezionata, a seconda dell’indicatore, nella direzione dell’instabilità del mercato. I quantili vengono ricostruiti prendendo la serie storica di un anno di osservazioni: ad esempio, un valore in una casella rossa significa che appartiene al 5% dei valori meno positivi riscontrati nell’ultimo anno. Per le prime tre voci della sezione “Politica Monetaria”, le bande per definire il colore sono simmetriche (valori in positivo e in negativo). I dati riportati provengono dal database Thomson Reuters. Infine, la tendenza mostra la dinamica in atto e viene rappresentata dalle frecce: ↑,↓, ↔ indicano rispettivamente miglioramento, peggioramento, stabilità rispetto alla rilevazione precedente.
Disclaimer: Le informazioni contenute in questa pagina sono esclusivamente a scopo informativo e per uso personale. Le informazioni possono essere modificate da finriskalert.it in qualsiasi momento e senza preavviso. Finriskalert.it non può fornire alcuna garanzia in merito all’affidabilità, completezza, esattezza ed attualità dei dati riportati e, pertanto, non assume alcuna responsabilità per qualsiasi danno legato all’uso, proprio o improprio delle informazioni contenute in questa pagina. I contenuti presenti in questa pagina non devono in alcun modo essere intesi come consigli finanziari, economici, giuridici, fiscali o di altra natura e nessuna decisione d’investimento o qualsiasi altra decisione deve essere presa unicamente sulla base di questi dati.
It’s not just China that’s issued a green light to blockchain, if not bitcoin: all across South-East Asia, officials have issued similar blessings, and crypto projects have eagerly stepped up to the plate…
La Direttiva
2014/65/UE, meglio conosciuta come MiFID II, entrata in vigore il 3 gennaio
2018, disciplina i mercati finanziari dell’Unione Europea con l’obiettivo di
assicurare trasparenza e protezione a favore dell’investitore. Essa introduce
una serie di requisiti applicati sia ai rapporti tra gli intermediari
finanziari ed i risparmiatori sia a quelli tra i produttori ed i distributori
di strumenti finanziari. Una delle novità più rilevanti della Direttiva è
stata l’introduzione dell’obbligo per le imprese d’investimento di sottoporre
ai clienti un prospetto relativo ai costi applicati quali commissioni di
deposito, di gestione, di consulenza ed ogni altro onere che grava sulla
performance per l’investitore. Tale informativa deve essere consegnata sia ex-ante,
in tempi utili prima dell’apertura del contratto, sia ex-post, con
riferimento al rendiconto di fine periodo.
In questo contesto, la School of Management del Politecnico di Milano insieme a Moneyfarm ha condotto una ricerca focalizzata sulle modalità informative e sui contenuti dei documenti presentati alla clientela. Lo studio, realizzato tra febbraio e ottobre 2019, ha analizzato la reportistica ex-ante (ovvero prima dell’investimento, per capire quali costi sarebbero stati caricati all’investitore) ed ex-post (ovvero a consuntivo, per capire i costi effettivi) prodotta da 20 tra i maggiori intermediari finanziari operanti in Italia e focalizzati su una clientela retail e mass affluent (Tabella 1).
Obiettivo dell’indagine è stato
quello di identificare le “best practice”, adottate dagli intermediari
finanziari, anche andando al di là dei requisiti minimi previsti dalla
Direttiva. Si è trattato di verificare: (1) se la documentazione, fornita agli
investitori, fosse formalmente in linea con quanto previsto da MiFID II e dai
regolamenti attuativi; (2) se la documentazione fosse presentata
all’investitore in modo semplice ed esplicito; (3) se i costi e gli oneri
fossero espressi chiaramente così che tutti, anche persone poco avvezze agli
investimenti, potessero capire quanto pagassero agli intermediari e quanto
impattassero i costi sul rendimento del loro investimento.
Dall’analisi dell’informativa ex-ante
è risultata la necessità, per gli intermediari finanziari, di migliorare
l’informativa su costi e oneri in linea con lo spirito della Direttiva MiFID
II. In generale, è emerso che nel 75% dei casi per i servizi di consulenza in
materia di investimenti e di gestione di portafogli gli intermediari finanziari
non erano pienamente in linea con le raccomandazioni della Tabella 1- Allegato II
del Regolamento Delegato (UE) 2017/565. Più in dettaglio, i costi sono stati
espressi in valore assoluto solo nel 45% dei casi per la consulenza sugli
investimenti e nel 19% per la gestione di portafogli. Nel 40% dei casi la
documentazione relativa al servizio di consulenza sugli investimenti è stata
consegnata in formato digitale o cartaceo, mentre nel 69% nel caso della
gestione di portafogli.
Anche per l’informativa ex-post si sono registrate luci e ombre. In particolare, solo nel 50% dei casi l’effetto cumulativo dei costi sul rendimento dell’investimento è stato completamente indicato e solo il 67% ha riportato correttamente le imposte di bollo e l’IVA a carico del cliente. Nessun intermediario è stato in grado di seguire tutte le “best practice” indicate da ESMA nelle Q&A e dalle associazioni di categoria. Ad esempio, l’indicazione di ESMA di inviare le informative ex-post “il prima possibile” non è stata seguita da nessuno. Nella maggior parte dei casi gli investitori hanno ricevuto nell’estate 2019, periodo di ferie, le informazioni sugli investimenti effettuati nell’anno 2018. Inoltre, alcuni intermediari hanno scelto di pubblicare report molto brevi, altri invece hanno preferito informative molto più lunghe (fino a quasi 40 pagine) e solo nel 44% dei casi erano presenti le parole “costi” e/o “oneri” nell’intestazione del documento.
Guardando la classifica finale espressa
su scala 0-30 (in Figura 1), solo tre report hanno raggiunto un
punteggio superiore a 26/30 e quattro non hanno neanche raggiunto la
sufficienza. Complessivamente, il ‘voto’ medio è stato pari a 21,4.
Il comportamento eterogeneo degli intermediari finanziari, sia in termini di dati forniti sia in termini di modalità di comunicazione, non aiuta gli investitori a confrontare le condizioni economiche applicate dai diversi operatori. Vi è quindi ancora strada da fare per dare piena trasparenza ai risparmiatori italiani sui costi che pagano per gestire i loro investimenti, che è uno dei principali obiettivi della Direttiva per proteggere gli investitori.
In conclusione, è la prima volta che
questo tipo di informazioni viene trasmesso dagli intermediari finanziari ai
clienti. La ricerca ha messo in luce elementi di interesse per tutti gli attori
del mercato: dagli investitori agli operatori del settore della gestione
patrimoniale, dall’autorità al legislatore. L’intento dello studio è stato
quello di fornire un quadro generale da un punto di vista di benchmark
in modo che tutti potessero valutare autonomamente sé stessi e migliorare il
report successivo rispetto alle proprie prestazioni.
In tale contesto, la Consob sta
analizzando le segnalazioni inviate ai clienti e rilascerà un documento che
indicherà agli intermediari alcune buone pratiche. Anche nel resto dell’Europa
è stato riscontrato un analogo comportamento degli intermediari finanziari. A
seguito dell’ondata di critiche, come riportato dal Financial Times, la Commissione
Europea starebbe già lavorando su un processo di revisione della normativa.
Possiamo quindi immaginare che la MiFID II rimarrà una questione molto attuale
per andare verso un approccio comune a livello europeo.
The European Securities and Markets Authority (ESMA) has today announced that it has extended the recognition decisions for the three central counterparties…
The predictions for 2019 were numerous: it was to be the year of the DAO, the year of the STO, the year of the decentralized exchange, the year of enterprise blockchain, and the year of dapps…
L’iniziativa di Finriskalert.it “Il termometro dei mercati finanziari” vuole presentare un indicatore settimanale sul grado di turbolenza/tensione dei mercati finanziari, con particolare attenzione all’Italia.
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Rendimento borsa italiana: rendimento settimanale dell’indice della borsa italiana FTSEMIB;
Volatilità implicita borsa italiana: volatilità implicita calcolata considerando le opzioni at-the-money sul FTSEMIB a 3 mesi;
Future borsa italiana: valore del future sul FTSEMIB;
CDS principali banche 10Ysub: CDS medio delle obbligazioni subordinate a 10 anni delle principali banche italiane (Unicredit, Intesa San Paolo, MPS, Banco BPM);
Tasso di interesse ITA 2Y: tasso di interesse costruito sulla curva dei BTP con scadenza a due anni;
Spread ITA 10Y/2Y : differenza del tasso di interesse dei BTP a 10 anni e a 2 anni;
Rendimento borsa europea: rendimento settimanale dell’indice delle borse europee Eurostoxx;
Volatilità implicita borsa europea: volatilità implicita calcolata sulle opzioni at-the-money sull’indice Eurostoxx a scadenza 3 mesi;
Rendimento borsa ITA/Europa: differenza tra il rendimento settimanale della borsa italiana e quello delle borse europee, calcolato sugli indici FTSEMIB e Eurostoxx;
Spread ITA/GER: differenza tra i tassi di interesse italiani e tedeschi a 10 anni;
Spread EU/GER: differenza media tra i tassi di interesse dei principali paesi europei (Francia, Belgio, Spagna, Italia, Olanda) e quelli tedeschi a 10 anni;
Euro/dollaro: tasso di cambio euro/dollaro;
Spread US/GER 10Y: spread tra i tassi di interesse degli Stati Uniti e quelli tedeschi con scadenza 10 anni;
Prezzo Oro: quotazione dell’oro (in USD)
Spread 10Y/2Y Euro Swap Curve: differenza del tasso della curva EURO ZONE IRS 3M a 10Y e 2Y;
Euribor 6M: tasso euribor a 6 mesi.
I colori sono assegnati in un’ottica VaR: se il valore riportato è superiore (inferiore) al quantile al 15%, il colore utilizzato è l’arancione. Se il valore riportato è superiore (inferiore) al quantile al 5% il colore utilizzato è il rosso. La banda (verso l’alto o verso il basso) viene selezionata, a seconda dell’indicatore, nella direzione dell’instabilità del mercato. I quantili vengono ricostruiti prendendo la serie storica di un anno di osservazioni: ad esempio, un valore in una casella rossa significa che appartiene al 5% dei valori meno positivi riscontrati nell’ultimo anno. Per le prime tre voci della sezione “Politica Monetaria”, le bande per definire il colore sono simmetriche (valori in positivo e in negativo). I dati riportati provengono dal database Thomson Reuters. Infine, la tendenza mostra la dinamica in atto e viene rappresentata dalle frecce: ↑,↓, ↔ indicano rispettivamente miglioramento, peggioramento, stabilità rispetto alla rilevazione precedente.
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