Crisi bancarie: cause e reazioni
a cura di Concetta Brescia Morra per Huffington Post

Apr 12 2023
Crisi bancarie: cause e reazionia cura di Concetta Brescia Morra per Huffington Post

Nelle ultime settimane le crisi di due banche hanno dato origine a turbolenze nei mercati finanziari mondiali. La prima è una banca di medie dimensioni nel mercato statunitense, la Silicon Valley Bank (SVB). Il nome ricorda il luogo dove l’intermediario ha sede: a prescindere dalle dimensioni, è una banca strategica, per collocazione geografica e operativa, per le Big Tech americane. La seconda, Credit Suisse (CS), è uno dei due colossi dell’investment banking della Svizzera, con operatività internazionale. In entrambi i casi le autorità di supervisione e i governi nazionali hanno reagito prontamente, con misure straordinarie che hanno cancellato in poche ore consolidati standard regolamentari bancari e norme societarie.

Proviamo a rispondere a due domande: fatti simili potrebbero verificarsi in Europa? Autorità e governi reagirebbero come in USA e Svizzera? In entrambi i casi, sulla base di un’analisi comparata di regole di vigilanza e di gestione delle crisi possiamo azzardare una risposta negativa. Questo non vuole dire che l’Europa gode di una situazione migliore in assoluto. 

Le difficoltà della SVB sono nate dalla perdita sui titoli governativi a tasso fisso nel portafoglio della banca, causata dall’innalzamento dei tassi deciso dalla Federal Reserve per contrastare l’inflazione. Il problema non sono le scelte della politica monetaria, ma decisioni gestionali grossolanamente imprudenti dei manager. Le passività della banca erano largamente rappresentate da depositi, individualmente di grande entità, che possono fuggire via in pochi minuti, mentre l’attivo era impegnato in larga parte in titoli a reddito fisso a medio termine. Un bilancio come questo viola i più elementari principi di corretta gestione bancaria nella trasformazione delle scadenze. Un buon banchiere sa che in queste condizioni la diffusione di notizie su perdite sui titoli in portafoglio può causare una corsa al ritiro dei depositi, puntualmente verificatasi.

Le cause all’origine della crisi di CS sono più oscure. Certamente hanno contribuito alcuni scandali finanziari, inchieste giornalistiche su traffici illeciti che hanno avuto CS come attore nel riciclaggio di denaro sporco, e investimenti sbagliati come quelli in Greensill Capital e Archeogos. Anche in questo caso ci sono stati errori gestionali misti a irregolarità.

Le regole adottate dalla maggior parte dei paesi, affinate dopo la crisi finanziaria globale, esistevano: la loro attuazione puntuale avrebbe potuto evitare il deterioramento della situazione finanziaria delle banche. Si è trattato, in entrambi i casi, di un fallimento delle autorità di supervisione. Nel caso americano la vigilanza “soft” è stata favorita dalla scelta del Governo Trump di allentare i vincoli di vigilanza sulle banche non “sistematicamente globali”, considerati “inutili lacci e lacciuoli” che non aiutavano a far crescere l’economia. Occorre riflettere sul fatto che un presidio cruciale per evitare che si ripetano questi fallimenti è avere un’autorità di supervisione che agisca in maniera indipendente e forte, spezzando il pericoloso intreccio fra potere economico e potere politico. Il modello europeo, con la BCE, istituzione dell’Unione, caratterizzata da forte indipendenza, appare più rassicurante di quello statunitense e svizzero.

Nella reazione alla crisi le autorità e i governi statunitense e svizzero sono apparse efficienti, anche se in entrambi i casi hanno adottato provvedimenti straordinari, deviando da quanto stabilito da istituti giuridici consolidati. Negli Usa gli interventi di Federal Reserve e Federal Deposit Insurance Corporation (FDCIC) hanno sfruttato la systemic risk exception, consentendo ad autorità e governo di intervenire senza limiti per evitare l’instabilità finanziaria. Gli interventi sono stati affiancati da dichiarazioni di Biden che ha rassicurato i depositanti che sarebbero stati tutelati integralmente, anche oltre i limiti fissati dalla legge in 250.000 dollari, per preservare la fiducia nel sistema bancario, indispensabile per il finanziamento dell’economia. Nel suo discorso Biden ha messo insieme tutela dei risparmiatori ed esigenze di crescita dell’economia, ricordando il basso tasso di disoccupazione registrato negli ultimi anni.

La reazione di autorità e governo svizzero è stata ancora più sorprendente. In una notte CS è stato acquistato da UBS, l’altro colosso bancario del paese, in deroga a regole societarie e antitrust, e grazie a una garanzia pubblica. La concentrazione è avvenuta in assenza del consenso dell’assemblea degli azionisti, azzerando il valore di una particolare classe di obbligazioni subordinate, denominate AT1. Diversamente, non è stato azzerato il valore delle azioni, in deroga alle più elementari norme insegnate nei corsi di diritto commerciale in tutti paesi: gli azionisti sono i residual claimant in caso di fallimento, ossia sono pagati solo se resta qualcosa dopo che sono stati rimborsati tutti i creditori. Il comunicato stampa della FINMA (autorità di vigilanza svizzera), che dichiara l’operazione legittima sulla base delle clausole contrattuali che accompagnavano l’emissione delle obbligazioni AT1 nell’ordinamento svizzero, difficilmente potrà convincere i mercati. Non ha convinto neppure le autorità omologhe; la BCE e la Bank of England si sono affrettate in un comunicato stampa ad applaudire le iniziative a tutela della stabilità, ma hanno ricordato che le scelte riguardanti azionisti e possessori di obbligazioni subordinate sono inammissibili negli ordinamenti europeo e inglese.

Non si può tacere che in Europa negli anni 2013/2014 è stato varato un sistema di regole per la gestione delle crisi bancarie volto a limitare il costo pagato dai contribuenti. È stata una scelta politica che ha assegnato all’intervento pubblico il ruolo di ultima risorsa; il costo della crisi deve essere pagato in primo luogo da azionisti e creditori, inclusi i depositanti, con la sola eccezione dei depositi fino a 100.000 euro, che sono rimborsati dai sistemi di assicurazione. Le nuove regole non prevedono flessibilità, né una “sistemic risk exception” ampia come negli USA. Se si verificassero in Europa fallimenti con rischi di corsa al ritiro dei depositi, governi nazionali ed autorità avrebbero le “mani legate”, a meno di non adottare l’approccio svizzero di violare vistosamente le regole stabilite ex ante, con grave danno alla certezza del diritto, un bene prezioso per il buon funzionamento dei mercati e dell’economia.

Gold Prices Are Near All-Time Highs. 3 Reasons for the Rise.

Apr 09 2023

Gold prices are headed toward record highs Tuesday—and they might not stop there. At $2,042 an ounce—up 2.1% on Tuesday—the gold price has less than 1.5% to rise to hit its record high of $2,069.40 set in 2020. The shiny, yellow metal has gained 12% over the past month alone and is up 25% from its recent low in November. Gold prices are typically driven by three factors…

https://www.barrons.com/articles/gold-price-all-time-high-a76c85b9

Banca d’Italia: Bollettino Economico n. 2 – 2023

Apr 09 2023

Nel 2023 l’economia mondiale rallenterebbe, ma meno di quanto previsto lo scorso autunno. Nei primi mesi dell’anno sono proseguite la debolezza dell’economia mondiale e quella del commercio internazionale, connesse con la perdurante incertezza geopolitica e con la persistenza dell’inflazione su livelli elevati nelle principali economie avanzate…

https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/bollettino-economico/2023-2/index.html

This is the AI balancing act: between its huge potential and growing emissions

Apr 09 2023

The global artificial intelligence (AI) market is projected to post a CAGR (compound annual growth rate) of 38.1% and reach a value close to $1,600 billion by 2030 — a meteoric rise aided as much by big data as it is by software and hardware. According to Statista, the amount of data today’s digitised economy creates is growing annually by 40% and is expected to reach 163 trillion gigabytes by 2025, which will further fuel growth in AI…

https://www.weforum.org/agenda/2023/04/balancing-ais-carbon-footprint-and-its-potential-for-transformative-positive-climate-impact/

Il termometro dei mercati finanziari (07 aprile 2023)
a cura di E. Barucci e D. Marazzina

Apr 09 2023
Il termometro dei mercati finanziari (07 aprile 2023)a cura di E. Barucci e D. Marazzina

L’iniziativa di Finriskalert.it “Il termometro dei mercati finanziari” vuole presentare un indicatore settimanale sul grado di turbolenza/tensione dei mercati finanziari, con particolare attenzione all’Italia.

Significato degli indicatori

  • Rendimento borsa italiana: rendimento settimanale dell’indice della borsa italiana FTSEMIB;
  • Volatilità implicita borsa italiana: volatilità implicita calcolata considerando le opzioni at-the-money sul FTSEMIB a 3 mesi;
  • Future borsa italiana: valore del future sul FTSEMIB;
  • CDS principali banche 10Ysub: CDS medio delle obbligazioni subordinate a 10 anni delle principali banche italiane (Unicredit, Intesa San Paolo, MPS, Banco BPM);
  • Tasso di interesse ITA 2Y: tasso di interesse costruito sulla curva dei BTP con scadenza a due anni;
  • Spread ITA 10Y/2Y : differenza del tasso di interesse dei BTP a 10 anni e a 2 anni;
  • Rendimento borsa europea: rendimento settimanale dell’indice delle borse europee Eurostoxx;
  • Volatilità implicita borsa europea: volatilità implicita calcolata sulle opzioni at-the-money sull’indice Eurostoxx a scadenza 3 mesi;
  • Rendimento borsa ITA/Europa: differenza tra il rendimento settimanale della borsa italiana e quello delle borse europee, calcolato sugli indici FTSEMIB e Eurostoxx;
  • Spread ITA/GER: differenza tra i tassi di interesse italiani e tedeschi a 10 anni;
  • Spread EU/GER: differenza media tra i tassi di interesse dei principali paesi europei (Francia, Belgio, Spagna, Italia, Olanda) e quelli tedeschi a 10 anni;
  • Euro/dollaro: tasso di cambio euro/dollaro;
  • Spread US/GER 10Y: spread tra i tassi di interesse degli Stati Uniti e quelli tedeschi con scadenza 10 anni;
  • Prezzo Oro: quotazione dell’oro (in USD)
  • Euribor 6M: tasso euribor a 6 mesi.
  • Spread 10Y/2Y Euro Swap Curve: differenza del tasso della curva EURO ZONE IRS 3M a 10Y e 2Y;

I colori sono assegnati in un’ottica VaR: se il valore riportato è superiore (inferiore) al quantile al 15%, il colore utilizzato è l’arancione. Se il valore riportato è superiore (inferiore) al quantile al 5% il colore utilizzato è il rosso. La banda (verso l’alto o verso il basso) viene selezionata, a seconda dell’indicatore, nella direzione dell’instabilità del mercato. I quantili vengono ricostruiti prendendo la serie storica di un anno di osservazioni: ad esempio, un valore in una casella rossa significa che appartiene al 5% dei valori meno positivi riscontrati nell’ultimo anno. Per le prime tre voci della sezione “Politica Monetaria”, le bande per definire il colore sono simmetriche (valori in positivo e in negativo). I dati riportati provengono dal database Thomson Reuters. Infine, la tendenza mostra la dinamica in atto e viene rappresentata dalle frecce: ↑,↓, ↔  indicano rispettivamente miglioramento, peggioramento, stabilità rispetto alla rilevazione precedente.

Disclaimer: Le informazioni contenute in questa pagina sono esclusivamente a scopo informativo e per uso personale. Le informazioni possono essere modificate da finriskalert.it in qualsiasi momento e senza preavviso. Finriskalert.it non può fornire alcuna garanzia in merito all’affidabilità, completezza, esattezza ed attualità dei dati riportati e, pertanto, non assume alcuna responsabilità per qualsiasi danno legato all’uso, proprio o improprio delle informazioni contenute in questa pagina. I contenuti presenti in questa pagina non devono in alcun modo essere intesi come consigli finanziari, economici, giuridici, fiscali o di altra natura e nessuna decisione d’investimento o qualsiasi altra decisione.

Indice di turbolenza dei mercati (31 marzo 2023)
a cura di Gianni Pola e Antonello Avino

Apr 02 2023
Indice di turbolenza dei mercati (31 marzo 2023)a cura di Gianni Pola e Antonello Avino

Gli indici utilizzati sono:

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Le volatilità riportate sono storiche e calcolate sugli ultimi 30 trading days disponibili. Per ogni asset-class dunque sono prima calcolati i rendimenti logaritmici dei prezzi degli indici di riferimento, successivamente si procede col calcolo della deviazione standard dei rendimenti, ed infine si procede a moltiplicare la deviazione standard per il fattore di annualizzazione.

Per il calcolo della distanza di Mahalnobis si procede dapprima con la stima della matrice di covarianza tra le asset-class. Si considera l’approccio delle finestre mobili. Come con la volatilità, si procede prima con il calcolo dei rendimenti logaritmici e poi con la stima storica della matrice di covarianza, come riportato di seguito.

Supponendo una finestra mobile di  T periodi, viene calcolato il valore medio e la matrice varianza covarianza al tempo t come segue:

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La distanza di Mahalanobis è definita formalmente come:

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Le parametrizzazioni che sono state scelte sono:

  • Rilevazioni mensili
  • Tempo T della finestra mobile pari a 5 anni (60 osservazioni mensili)

Le statistiche percentili sono state calcolate a partire dalla distribuzione dell’indicatore di Mahalanobis dal Dicembre 1997 al Dicembre 2019 su rilevazioni mensili.

Ulteriori dettagli sono riportati in questo articolo.

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Il termometro dei mercati finanziari (31 marzo 2023)
a cura di E. Barucci e D. Marazzina

Apr 01 2023
Il termometro dei mercati finanziari (31 marzo 2023)a cura di E. Barucci e D. Marazzina

L’iniziativa di Finriskalert.it “Il termometro dei mercati finanziari” vuole presentare un indicatore settimanale sul grado di turbolenza/tensione dei mercati finanziari, con particolare attenzione all’Italia.

Significato degli indicatori

  • Rendimento borsa italiana: rendimento settimanale dell’indice della borsa italiana FTSEMIB;
  • Volatilità implicita borsa italiana: volatilità implicita calcolata considerando le opzioni at-the-money sul FTSEMIB a 3 mesi;
  • Future borsa italiana: valore del future sul FTSEMIB;
  • CDS principali banche 10Ysub: CDS medio delle obbligazioni subordinate a 10 anni delle principali banche italiane (Unicredit, Intesa San Paolo, MPS, Banco BPM);
  • Tasso di interesse ITA 2Y: tasso di interesse costruito sulla curva dei BTP con scadenza a due anni;
  • Spread ITA 10Y/2Y : differenza del tasso di interesse dei BTP a 10 anni e a 2 anni;
  • Rendimento borsa europea: rendimento settimanale dell’indice delle borse europee Eurostoxx;
  • Volatilità implicita borsa europea: volatilità implicita calcolata sulle opzioni at-the-money sull’indice Eurostoxx a scadenza 3 mesi;
  • Rendimento borsa ITA/Europa: differenza tra il rendimento settimanale della borsa italiana e quello delle borse europee, calcolato sugli indici FTSEMIB e Eurostoxx;
  • Spread ITA/GER: differenza tra i tassi di interesse italiani e tedeschi a 10 anni;
  • Spread EU/GER: differenza media tra i tassi di interesse dei principali paesi europei (Francia, Belgio, Spagna, Italia, Olanda) e quelli tedeschi a 10 anni;
  • Euro/dollaro: tasso di cambio euro/dollaro;
  • Spread US/GER 10Y: spread tra i tassi di interesse degli Stati Uniti e quelli tedeschi con scadenza 10 anni;
  • Prezzo Oro: quotazione dell’oro (in USD)
  • Euribor 6M: tasso euribor a 6 mesi.
  • Spread 10Y/2Y Euro Swap Curve: differenza del tasso della curva EURO ZONE IRS 3M a 10Y e 2Y;

I colori sono assegnati in un’ottica VaR: se il valore riportato è superiore (inferiore) al quantile al 15%, il colore utilizzato è l’arancione. Se il valore riportato è superiore (inferiore) al quantile al 5% il colore utilizzato è il rosso. La banda (verso l’alto o verso il basso) viene selezionata, a seconda dell’indicatore, nella direzione dell’instabilità del mercato. I quantili vengono ricostruiti prendendo la serie storica di un anno di osservazioni: ad esempio, un valore in una casella rossa significa che appartiene al 5% dei valori meno positivi riscontrati nell’ultimo anno. Per le prime tre voci della sezione “Politica Monetaria”, le bande per definire il colore sono simmetriche (valori in positivo e in negativo). I dati riportati provengono dal database Thomson Reuters. Infine, la tendenza mostra la dinamica in atto e viene rappresentata dalle frecce: ↑,↓, ↔  indicano rispettivamente miglioramento, peggioramento, stabilità rispetto alla rilevazione precedente.

Disclaimer: Le informazioni contenute in questa pagina sono esclusivamente a scopo informativo e per uso personale. Le informazioni possono essere modificate da finriskalert.it in qualsiasi momento e senza preavviso. Finriskalert.it non può fornire alcuna garanzia in merito all’affidabilità, completezza, esattezza ed attualità dei dati riportati e, pertanto, non assume alcuna responsabilità per qualsiasi danno legato all’uso, proprio o improprio delle informazioni contenute in questa pagina. I contenuti presenti in questa pagina non devono in alcun modo essere intesi come consigli finanziari, economici, giuridici, fiscali o di altra natura e nessuna decisione d’investimento o qualsiasi altra decisione.

Redditività, leva delle banche e tutela dei depositi non sono compatibili allo stato attuale
a cura di Emilio Barucci per Huffington Post

Apr 01 2023
Redditività, leva delle banche e tutela dei depositi non sono compatibili allo stato attualea cura di Emilio Barucci per Huffington Post

Dopo i crack di SVB Bank e Credit Suisse, le acque sembrano essersi calmate.

Scampato il pericolo, la tentazione potrebbe essere quella di derubricare le recenti crisi ad episodi senza riflettere sui limiti della regolamentazione. Del resto i fallimenti bancari ci sono sempre stati, sempre ci saranno e, quindi, capire se la regolamentazione sia efficace o meno è molto difficile: anche con la migliore regolamentazione possibile, i fallimenti bancari potrebbero accadere e, del resto, dimostrare che non sarebbero avvenuti grazie a regole diverse non è possibile.  

E invece non è così. I recenti eventi, come del resto la crisi del 2008, mostrano che l’assetto che sovraintende al funzionamento delle banche non funziona, l’approccio cosiddetto di Basilea non garantisce la stabilità finanziaria, non solo presenta delle falle, che si è cercato via via di tappare, ma è esso stesso fonte di instabilità. I recenti accadimenti mettono in dubbio la radice stessa della regolamentazione alzando un velo su scenari ed opzioni che potrebbero aprire ad un ridisegno del sistema finanziario così come lo conosciamo. Il punto è rappresentato dalla conciliazione tra ricerca del profitto da parte di intermediari di natura privata e la necessità di una qualche forma di tutela pubblica. Una conciliazione che ad oggi non sembra perseguibile.  

Per capire la ragione di questa affermazione c’è bisogno di tornare alla base: perché esistono le banche? Le banche esistono perché colmano il vuoto lasciato dal fallimento del mercato: arrivano dove il mercato non è in grado di arrivare. Io non sarò mai disposto a prestare tutti i miei risparmi al barista sotto casa che vuole ampliare il suo locale. Non lo faccio per più di un motivo: non voglio affidare tutti i miei denari ad una singola impresa, il prestito sarebbe a lungo termine e invece io potrei aver bisogno della liquidità in tempi molto ravvicinati, inoltre non so se il progetto del barista sia profittevole o meno e non so neppure cosa farebbe con i miei soldi dopo che glieli avessi prestati. Per questi motivi le famiglie, che tipicamente hanno un surplus di risparmio, non prestano denari direttamente agli imprenditori salvo casi molto limitati. Questa funzione è svolta dalle banche: noi depositiamo i nostri denari presso una banca, che ci permette di ritirarli alla bisogna e al contempo presta denaro a tanti imprenditori. Così facendo le banche fanno incontrare chi ha bisogno di denaro con chi ha un surplus di risorse.      

La regolamentazione bancaria così come la conosciamo oggi viene da lontano, è datata almeno quaranta anni fa. Una impostazione che fa il paio con la privatizzazione delle banche, un’ondata che ha investito quasi tutti i paesi sviluppati. Le banche hanno come scopo la massimizzazione del profitto ma al contempo colmano un vuoto lasciato dal mercato e così facendo svolgono una funzione sociale: fanno affluire denaro al sistema economico.

A salvaguardia dell’interesse pubblico si pongono due baluardi: la vigilanza bancaria e una forma di sussidio rappresentato dalla garanzia dei depositi fino a 100.000 euro (250.000 dollari negli Stati Uniti). Un sussidio che, se di limitate dimensioni, ha natura privata (ad esempio tramite il Fondo interbancario in Italia), nel caso di dimensioni significative il pubblico è chiamato in causa vuoi tramite una linea di assistenza straordinaria della banca centrale o i soldi del contribuente.

Il punto è capire se questi due baluardi siano efficaci o meno.

Il primo si fonda su quello che si chiama la vigilanza prudenziale che in buona sostanza si riduce al fatto che ogni banca può fare quello che vuole, può assumere i rischi che vuole a condizione che li sappia valutare correttamente e che abbia sufficiente capitale. E’ appunto l’impostazione di Basilea che è incentrata sull’utilizzo di modelli per la valutazione dei rischi che vengono supervisionati dalle autorità di vigilanza. Questo approccio rende di fatto le banche sempre più simili ad altri intermediari (fondi di investimento) con una valorizzazione delle attività finanziarie ai valori di mercato. Il sistema permette loro di operare a leva con una dimensione del bilancio pari a venti volte il capitale. Solo così le banche sono in grado di raggiungere un livello di redditività che è capace di incontrare i desiderata degli investitori. Questo equilibrio è insostenibile in quanto espone le banche alle bizze del mercato, come è successo nel caso di un brusco rialzo dei tassi per SVB bank che ha portato a perdite superiori al capitale, e permette alle stesse di effettuare operazioni molto rischiose navigando nelle maglie della regolazione, come è successo nel caso delle cartolarizzazioni dei mutui subprime e di Credit Suisse.

Il punto è che i rischi sono difficili da valutare e che le banche hanno una leva eccessiva e hanno una struttura di bilancio che può essere fonte di instabilità. Con la crisi del 2008 ce ne siamo accorti e siamo corsi ai ripari inasprendo le regole per la valutazione dei rischi e introducendo tre ulteriori ratio (leva, liquidità, trasformazione delle scadenze) che teoricamente dovrebbero essere all’attenzione dell’autorità di vigilanza. La realtà è che questi indicatori non mordono. C’è stata sì una diminuzione della leva finanziaria ma questa non è stata significativa e la possibilità di sfruttare imperfezioni del mercato per assumere rischi eccessivi è ancora alla portata delle banche.    

Non meglio se la passa il sussidio sotto forma di garanzia dei depositi. Le recenti crisi hanno mostrato che il limite sulla garanzia non regge. L’argomento per la sua introduzione era che un depositante sopra una certa soglia sarebbe in grado di valutare la solidità dell’intermediario e quindi è bene che paghi. La storia di SVB Bank e di Credit Suisse ci dice che chi deposita una grossa cifra in banca ha il coltello della parte del manico in quanto potrebbe innescare una crisi di liquidità di natura sistemica. Di fronte a questa minaccia, le banche centrali (e all’occorrenza gli stati) debbono aprire i cordoni della borsa. Qualcosa di simile era già successo in occasione del bail-in del Monte dei Paschi con il rimborso delle obbligazioni subordinate in possesso dei piccoli risparmiatori. Il meccanismo del bail-in messo a punto in sede Europea, che è stato applicato nel caso del Banco Popular, prevede di far pagare il conto di un fallimento bancario agli azionisti e agli obbligazionisti puntando ancora una volta – in una logica di mercato – sulla loro responsabilità. Il meccanismo vale sulla carta, dubito che sarebbe in grado di reggere l’urto anche solo della crisi di un istituto di credito di medie dimensioni.

Dobbiamo prendere atto che, allo stato attuale, l’intervento pubblico in un modo o nell’altro è cruciale per gestire una crisi bancaria. Questo ci porta a domandarci se l’assetto di regolamentazione funzioni o meno. Da qui ad invocare una nazionalizzazione delle banche ce ne passa. Non occorre più regolamentazione, occorre più capitale, banche più piccole e vincoli più forti alla loro operatività. Questo potrebbe comportare una minore redditività e un ridimensionamento del loro ruolo. Questo è lo scenario che potrebbe aprirsi. L’aspetto positivo è che, a differenza di un tempo, ci sono altri attori di mercato pronti a colmare questo vuoto: fondi di direct lending, prestatori di servizi di pagamento, compagnie di assicurazioni, credito al consumo, crowd funding. A fronte degli attuali giganti bancari, assisteremmo ad una frammentazione dell’attività bancaria che verrebbe svolta da un pluralità di attori. Un cambio di scenario che potrebbe portare qualcosa di buono sul fronte della stabilità finanziaria.  

ECB: Economic Bulletin Issue 2, 2023

Mar 30 2023

Inflation is projected to remain too high for too long. Therefore, on 16 March 2023 the Governing Council decided to increase the three key ECB interest rates by 50 basis points, in line with its determination to ensure the timely return of inflation to the 2% medium-term target. The elevated level of uncertainty reinforces the importance of a data-dependent approach to the Governing Council’s policy rate decisions…

https://www.ecb.europa.eu//pub/economic-bulletin/html/eb202302.en.html

Banca d’Italia: Rapporto sugli investimenti sostenibili e sui rischi climatici sul 2022

Mar 30 2023

In continuità con il precedente, questo Rapporto risponde a due degli impegni presi dalla Banca nel 2021 con la pubblicazione della Carta degli investimenti sostenibili: fornire con regolarità informazioni sui risultati raggiunti e sulle metodologie applicate per integrare i criteri ambientali, sociali e di governo societario nella gestione degli investimenti; contribuire alla diffusione della cultura della finanza sostenibile nel sistema finanziario e tra i cittadini…

https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/rapporto-investimenti-sostenibili/2023/index.html

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