Le asimmetrie regolamentari nella Banking Union: la vigilanza bancaria unica
di Carlo Milani

Giu 23 2017
Le asimmetrie regolamentari nella Banking Union: la vigilanza bancaria unica  di Carlo Milani

La regolamentazione bancaria ha subito negli ultimi 10 anni circa un profondo processo di cambiamento. Ad essere interessate sono state soprattutto le banche europee che, con l’introduzione dell’Unione Bancaria Europea, hanno visto mutare notevolmente l’assetto e la struttura della regolamentazione. I cambiamenti hanno anche riguardato le regole di Basilea, con l’avvio del terzo accordo.

Il processo di cambiamento regolamentare non può però considerarsi un’opera compiuta. Molti sono gli elementi mancanti, o mal congegnati, che rendono il mercato bancario europeo disomogeneo e ancora fortemente segmentato. Di questi temi si è discusso in un recente evento organizzato a Bruxelles presso il Parlamento Europeo, ed ospitato dall’on. Marco Zanni, per la presentazione di una ricerca condotta dal Centro Europa Ricerche (2017).

In questo intervento mi concentrerò sul primo dei temi affrontati dallo studio, ovvero il Single Supervisory Mechanism (SSM). L’SSM è l’unico pilastro della Banking Union entrato pienamente a regime e si basa sul principio cardine di affidare la vigilanza dei gruppi bancari di maggiore rilievo alla BCE. Le banche sottoposte al controllo unico della Banca Centrale Europea sono quelle per cui si applica almeno uno dei seguenti criteri:

– avere un totale attivo superiore ai 30 miliardi di euro;

– rappresentare più del 20% del Pil domestico, a meno che il totale attivo sia inferiore ai 5 miliardi di euro;

– essere una delle tre principali banche del paese membro;

– il valore totale delle attività supera i 5 miliardi di euro e il rapporto tra le attività transfrontaliere in più di un altro Stato membro partecipante e le attività totali è superiore al 20% o il rapporto tra le passività transfrontaliere in più di un altro Stato membro partecipante e le passività totali è superiore al 20%.

Sulla base di questi criteri le banche europee che sono soggette alla vigilanza della BCE sono circa 130, che complessivamente coprono l’80/85% del totale attivo dell’intera Area euro. Le restanti banche sono rimaste sotto il controllo dei rispettivi supervisori nazionali (Banca d’Italia per le banche italiane), rimanendo sempre aperta la possibilità per la BCE di avocare a sé il controllo qualora emergano elementi che richiedano la sua supervisione.

La decisione di non accentrare in BCE la vigilanza di tutte le circa 6 mila banche operanti nell’Area euro, attività che avrebbe potuto in ogni caso svolgere con il supporto dei singoli supervisori nazionali, è un elemento che determina delle asimmetrie di trattamento tra i diversi paesi europei.

Aver lasciato in essere una vigilanza decentrata permette di applicare criteri di controllo diversi. La legislazione europea sulle supervisioni bancarie consente infatti circa 150 possibili opzioni di scelta (Dombret, 2016), minando in tal modo il level playing field e rendendo più difficile un’operatività bancaria trans-europea. Inoltre, Maddaloni e Scopelliti (2016) hanno posto in evidenza come le discrezionalità nella regolamentazione prudenziale e nella vigilanza possano minare la stabilità finanziaria di un paese.

In aggiunta, la stessa selezione degli enti significativi attraverso i parametri soprarichiamati produce una diverso trattamento tra paesi europei. Nel grafico 1 è riportata la differenza tra le quote per nazione del impieghi delle banche sotto la diretta vigilanza della BCE e le quote della stessa variabile ma riferite al totale dei sistemi bancari dell’Area euro. Valori positivi indicano un sovradimensionamento nel campione direttamente vigilato rispetto al peso che quel settore bancario ha nell’intero mercato. Dal grafico si nota come Francia, Spagna, Olanda e Finlandia mostrino un sovradimensionamento nel panel di banche vigilato direttamente dalla BCE. Sul lato opposto, Germania e Austria mostrano invece una copertura della vigilanza diretta più bassa rispetto al loro effettivo peso sul mercato bancario europeo.

Nello specifico, gli impieghi consolidati del sistema bancario tedesco rappresentano il 26,4% del totale impieghi dell’Area euro, mentre per il sottoinsieme di banche sottoposto a vigilanza diretta questa quota scende al 18,2% (considerazioni analoghe si possono fare con riferimento al peso in termini di totale attivo o di depositi). In definitiva, il panel BCE non appare adeguatamente rappresentativo della dimensione delle singole industrie bancarie nazionali. Per essere ribilanciato bisognerebbe aumentare il novero di banche tedesche e austriache vigilata direttamente.

La frammentazione dell’industria bancaria

La differenza tra universo bancario dell’Area euro e campione soggetto a vigilanza diretta della BCE si spiega con la struttura di alcuni mercati del credito, e in particolar modo dalla loro frammentazione. È infatti molto diffuso in Europa il fenomeno di istituti di credito che presi singolarmente hanno una dimensione estremamente contenuta – da cui non possono derivare rischi sistemici né per il singolo paese in cui questi operano né, conseguentemente, per l’intera Area euro – che sono però tra loro fortemente interconnessi. È il caso, ad esempio, delle due tipologie di banche pubbliche tedesche, le Landesbanken e le Sparkassen. Delle prime operano in Germania 7/8 istituti, di cui solo cinque di dimensioni tali da rientrare nel novero della vigilanza della BCE; delle seconde sono presenti circa 400 banche, tutte di dimensioni sufficientemente contenute per cui soltanto una sarà soggetta alla vigilanza della BCE. Tra queste banche, pur se giuridicamente distinte, esiste un legame di reciproca assistenza in caso di difficoltà, difficoltà che effettivamente non sono mancate nel periodo più recente e che hanno riguardato soprattutto alcune Landesbanken. Inoltre, nell’azionariato delle Landesbanken partecipano, oltre ai Lander di riferimento, anche le stesse Sparkassen. L’interconnessione tra le Sparkassen e l’intreccio azionario con le Landensbanken, in presenza di turbolenze finanziarie o di situazioni ancor più gravi, può però determinare dei rischi sistemici, sia per la Germania sia per l’intera Eurozona, se si tiene conto che il totale attivo delle due tipologie di banche pubbliche, considerato congiuntamente, è pari a circa il 70% del Pil tedesco.

Al riguardo, un esempio lampante di quanto anche i piccoli istituti di credito possano avere riflessi sistemici è offerto dalla crisi delle Saving and Loans (di seguito S&L) avvenuta negli Usa durante gli anni ’80 (Milani, 2015). Le S&L agli inizi degli anni ’80 erano poco meno di 4 mila istituti, operanti prevalentemente nel mercato dei mutui immobiliari, con una dimensione media molto ridotta (circa 150 milioni di dollari di totale attivo). La crisi del mercato immobiliare statunitense provocò però il fallimento di ben 118 istituti e la fusione di circa 500 nell’arco di appena 3 anni; dopo meno di 10 anni i fallimenti di S&L si attestarono a circa 560 unità. Nel complesso le perdite registrate da questa crisi ammontarono a più di 160 miliardi di dollari (pari a circa il 6% del Pil Usa di inizio anni ’80), di cui circa 130 a carico dei contribuenti.

Conclusioni

L’esperienza delle S&L avrebbe dovuto spingere verso un sistema di vigilanza completamente accentrato, anche perché con i criteri dimensionali stabiliti si tende ad escludere dalla vigilanza della BCE i sistema bancari più frammentati, cioè quelli con una maggiore incidenza di banche di media-piccola dimensione che non sono necessariamente sinonimo di efficienza e stabilità finanziaria.

Per ovviare a questa asimmetria di trattamento tra i diversi sistemi bancari, una delle proposte avanzate da CER (2017) è quella di modificare i criteri di selezione delle banche vigilate direttamente dalla BCE imponendo una quota minima del mercato bancario domestico che deve essere soggetta alla vigilanza accentrata. In tal modo il numero di banche vigilate direttamente aumenterebbe per i sistemi bancari frammentati fino a raggiungere la soglia minima.

Bibliografia

Centro Europa Ricerche, (2017), “Le asimmetrie nella nuova regolamentazione bancaria europea: analisi e proposte”.

Dombret A., 2016, A success story? Reflecting on one year of European Banking Supervision in “The SSM at 1”, edito da J. Ulbrich, CC. Hedrich e M. Balling, SUERF Conference Proceedings 2016/3, Larcier.

Maddaloni, A. e Scopelliti, A. D., 2016, Rules and Discretion(s) in Prudential Regulation and Supervision: Evidence from EU Banks in the Run-Up to the Crisis, Working Paper.

Milani C., 2015, “Alle radici della crisi finanziaria: origini, effetti e risposte”, Egea Editore.

Percorso Executive in Finanza Quantitativa

Giu 15 2017

28 – 06 – 2017 | 18:00

Ti invitiamo all’evento di presentazione dell’VIII Edizione del Percorso Executive in Finanza Quantitativa che inizierà a Ottobre 2017, dove il Direttore, Prof. Emilio Barucci, presenterà il programma e le caratteristiche del corso.

Avrai la possibilità di visitare la nostra Business School e confrontarti con il Direttore, un ex Alumnus e il Recruitment Staff. Durante la presentazione, interverrà anche il Dott. Gianni Pola, Head of Systematic Strategies & Quantitative Research, Multiasset, ANIMA SGR nonché parte della Faculty.

La serata si concluderà con un aperitivo di networking.

Per ulteriori informazioni ed iscrizioni all’evento, clicca qui

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The Effect of Lending Technologies on the Italian Banking Market
di Carlo Milani

Giu 09 2017
The Effect of Lending Technologies on the Italian Banking Market  di Carlo Milani

The 2007–2008 global financial crisis has signalled how bad the consequences could be of separating information production from risk taking by applying the originate-to-distribute model. Non-performing loans skyrocket after the trigger of deep recessions, house prices collapse, dwelling bubbles burst. Financial intermediation needs to deal with this new framework, and to be compliant with the more stringent prudential regulations. Is relationship lending able to overcome these problems in the middle of financial turmoil? Does transactional lending help to prevent bankruptcies when macroeconomic conditions are unstable? Are community banks more suitable for selecting superior borrowers when concern about private debt sustainability raised?

I tried to give some answers to these questions in one of my recent paper (Milani, 2017).

Characteristics of household debt in Italy

My empirical analysis is based on data from the Survey on Italian Households’ Income and Wealth (SHIW) gathered by the Bank of Italy. This survey collected social, financial and economic characteristics of about 8,000 Italian households. The 2012 survey is used, providing an opportunity to test for the effect of lending technologies during a very turbulent financial period of Italian history.

Table 1 summarises the social and economic characteristics of Italian households with liabilities to banks and/or financial companies and, among them, those that are behind with financial payments by more than 90 days.

Households with debts to banks and/or financial companies make up 23.1% of the total sample; 8.5% of them are behind with financial payments (3.6% in 2008 and 5.4% in 2010).

When considering the individual demographic characteristics of householders, I notice that men are more indebted than women. However, the incidence of past dues by gender is similar.

With regard to the geographical macro-area, households living in the centre of Italy are the most indebted (27.9%), while those in the south are the least (19.1%). Nevertheless, those with the highest incidence of past dues live in the north-west area (13.2%), while households living in the islands show the least incidence of past dues (4.1%).

Families with householders who are middle-aged (35–54 years old) are those with the highest incidence of financial debts (35% on average). The same households, together with the youngest ones, show the highest incidence of expired instalments (9–10%).

Furthermore, I notice that individuals with an educational qualification up to secondary-school certificate are less indebted (16.3%) than those with higher education (30%). Nonetheless, the former show the highest frequency of past dues (10.8%).

No relevant differences are found with respect to the incidence of indebtedness by the size of town of residence. On the other hand, a higher frequency of past dues is found for households living in small towns (up to 40,000 inhabitants).

Higher-income categories are those with the highest incidence of financial debts. Conversely, the poorer ones are those with more difficulties in keeping up with payments. The same indications apply when property assets are divided into categories of ownership.

Empirical evidence

In the empirical analysis, I evaluate ways in which interactions between banks and their customers affect the probability of households becoming insolvent. Specifically, the paper tests two different approaches: the relationship and transactional lending technologies. In the first case, banks tend to lend to their customers based on private information, collected thanks to face-to-face contacts (so-called soft information). On the other hand, when transactional lending technologies are applied, the underwriting procedure is based on data collected by public or private registers (so-called hard data), and elaborated on through statistical models (credit scoring models).

I find that while both technologies help in reducing defaults, the effect of transactional lending is stronger. However, the selection and monitoring processes improve when relationship and transactional lending are combined.

Moreover, the paper also tests for the impact of a higher presence of smaller banks with a focus on local business (so-called community banks). In fact, as remarked by Stein (2002), Berger et al. (2005) and Berger and Udell (2006), small banks have a relative advantage in collecting soft information, while large ones are in a better position to use hard information. In this respect, Italy is an interesting  laboratory for my study due to a high presence of cooperative and mutual banks (Panetta, 2015).  Italian community banks have increased their market share in terms of branches from the pre-crisis to the post-crisis period (figure 1), helping to overcome constraints to credit access for SMEs.

I find that where community banks are more common bankruptcies increase. However, this outcome is mainly driven by households living in small towns, where the competitive pressure from medium-large banks is lower.

Policy implications

The policy implications of the paper are important. The banking consolidation process, driven by the economic and financial crisis, could have a negative effect on financial stability. In fact, the consequent increase in physical and cultural distance between borrowers and lenders, and the decline in competition, could lead banks to engage in less accurate loan screening and monitoring.

References

Berger A.N. – G.F. Udell (2006), ‘A More Complete Conceptual Framework for SME Finance’. Journal of Banking and Finance, 30(11), pp. 2945-66.

Berger A.N. – N.H. Miller – M.A. Petersen – M.G. Rajan – J.C. Stein (2005), ‘Does function follow organizational form? Evidence from the lending practices of large and small banks’. Journal of Financial Economics, 76(2), pp. 237-69.

Milani C. (2017), ‘Lending Technologies and Community Banks: What are the Effects on Italian Households’ Default Risk During Financial Turmoil?’, Economic Notes, forthcoming.

Panetta F. (2015), ‘The transition towards a more stable financial system’. Address by the Deputy Governor of the Bank of Italy.

Stein J.C. (2002), ‘Information Production and Capital Allocation: Decentralized versus Hierarchical Firms’. The Journal of Finance, 57(5), pp. 1891-921.

Fintech: pubblicata risposta ESMA alla consultazione della Commissione Europea

Giu 09 2017

L’ESMA ha rilasciato la propria risposta al documento di consultazione della Commissione Europea dal titolo “Fintech: a more competitive and innovative financial sector”.

Nella sua risposta, l’ESMA fornisce informazioni su alcune delle tematiche oggetto della consultazione, tra cui:

  • Intelligenza artificiale – se da un lato l’ESMA ne riconosce i potenziali vantaggi, dall’altro lato ritiene anche che l’utilizzo di tali tecnologie possa causare una serie di preoccupazioni. L’ESMA sottolinea che i risparmi sui costi tecnologici dovrebbero essere trasmessi ai consumatori. Inoltre, l’ESMA sottolinea che ogni eventuale legislazione specifica in questo settore dovrebbe essere affiancata da una approfondita valutazione d’impatto;
  • Crowdfunding – l’ESMA ribadisce la sua richiesta di un specifico regime di crowdfunding a livello comunitario che garantisca che gli investitori in tutta l’UE siano ugualmente protetti e che consenta alle piattaforme di crowdfunding di operare a livello transfrontaliero sulla base di un quadro regolamentare comune;
  • Outsourcing e cloud computing – l’ESMA sottolinea che gli accordi di outsourcing dovrebbero essere implementati in modo tale che siano conformi alla legislazione europea, anche in materia di sicurezza dei dati e norme in materia di protezione dei dati;
  • Distributed ledger technology – a seguito della pubblicazione del proprio report nel febbraio 2017, l’ESMA continua a monitorare gli sviluppi di mercato relativamente al DLT e verifica se una risposta regolamentare possa diventare necessaria;
  • Ruolo dell’industria: standard e interoperabilità – l’ESMA sostiene fortemente l’obiettivo della standardizzazione e armonizzazione dei dati.

 La risposta dell’ESMA comprende anche un’indagine sulle piattaforme di crowdfunding basate sugli investimenti nello Spazio Economico Europeo, fornendo una panoramica delle attività e delle tendenze attuali.

 Risposta ESMA alla consultazione della Commissione Europea sul Fintech

L’EBA presenta la metodologia per lo stress test europeo 2018

Giu 09 2017

L’EBA ha pubblicato, in via preliminare, la metodologia che intende attuare per lo stress test 2018. L’esercizio coprirà il 70% del settore bancario dell’UE e valuterà la capacità delle banche di rispettare i requisiti di vigilanza durante uno shock economico negativo. L’esercizio fornirà inoltre una maggiore trasparenza in modo che i partecipanti al mercato possano confrontare e valutare la resilienza delle banche dell’UE in modo coerente. I risultati confluiranno nel processo di supervisione SREP, in base al qual verranno prese eventuali decisioni in materia di interventi di capitalizzazione necessari.

 Il test di stress 2018 sarà condotto al più alto livello di consolidamento su un campione di 49 banche UE, di cui 35 rientranti nel meccanismo di vigilanza unico (SSM). Non è definita alcuna soglia patrimoniale da rispettare, in quanto le banche saranno valutate sulla base dei rispettivi indici patrimoniali.

Per le banche che inizieranno ad applicare il principio contabile IFRS 9 nel 2018, l’esercizio terrà conto dell’impatto causato.

 La metodologia finale sarà pubblicata in occasione del lancio dell’esercizio di stress test (inizio 2018).

 Contestualmente, l’EBA ha pubblicato l’elenco delle istituzioni che parteciperanno all’esercizio.

Comunicato stampa
Versione preliminare della metodologia per lo stress test EBA 2018

Lettera al mercato IVASS in materia di autovalutazione dei rischi di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo.

Giu 09 2017

L’IVASS ha diffuso in data 5 giugno 2017 una Lettera al mercato con la quale richiede alle imprese di assicurazione un’autovalutazione dell’esposizione al rischio di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo. A tal fine, l’Autorità di vigilanza ha definito una metodologia per individuare i criteri utili per l’analisi della rischiosità intrinseca e del livello di rischio residuo da parte delle compagnie che operano nei rami vita. È stato altresì individuato un insieme di informazioni che le imprese dovranno inviare all’IVASS, strutturate in 6 sezioni: modello organizzativo, premi, prestazioni liquidate, gestione e controllo, intermediari, matrice rischio residuo.

Ove dall’autovalutazione emergano carenze o inadeguatezze le compagnie dovranno assicurare tempestivamente le iniziative di adeguamento.

Le informazioni dovranno essere trasmesse:

– entro il 30 giugno 2017 limitatamente alla sezione 5 (Intermediari);

– entro il 10 novembre 2017 in relazione a tutte le altre sezioni.

Nel caso di gruppi assicurativi, la capogruppo è tenuta a inviare i dati riferiti al gruppo assicurativo e un foglio distinto per singola compagnia.

Lettera al mercato IVASS del 5 giugno 2017

La BCE avvia una consultazione pubblica relativa alla revisione del Regolamento della BCE sui contributi per le attività di vigilanza

Giu 09 2017

La Banca centrale europea (BCE) ha avviato una consultazione pubblica relativa alla revisione del Regolamento della BCE sui contributi per le attività di vigilanza. La consultazione ha l’obiettivo di raccogliere le osservazioni delle parti interessate al fine di valutare possibili miglioramenti. Le risposte pervenute forniranno alla BCE importanti elementi conoscitivi per predisporre, ove ritenuto opportuno, un aggiornamento formale del Regolamento. La revisione sarà incentrata sulla metodologia e sui criteri di calcolo del contributo annuale per le attività di vigilanza a carico di ciascun soggetto e gruppo vigilato.

La consultazione avrà termine il 20 luglio 2017

Documento di consultazione

Applicazione della network analysis ai mercati finanziari

Giu 06 2017
Applicazione della network analysis ai mercati finanziari

Il  31 maggio 2017, ore 16.30, si è tenuto il terzo evento del Polimi Fintech Journey

Applicazione della network analysis ai mercati finanziari 

Attraverso i link qui sotto riportati potete scaricare le presentazioni dei relatori

Relatori:

  1. Michele Tumminiello (Università di Palermo)
    Analisi di rete di dati massivi: comportamento criminale e identificazione di potenziali frodi
  2.  Claudio Tebaldi  (Università Bocconi)
    Il finanziamento delle reti di imprese
  3. Paolo Giudici (Università di Pavia)
    Network models to improve credit risk measurement

Discussant:

  1. Francesca Ieva (Politecnico di Milano)
  2.  Michele Bonollo (Numerix)

Il prossimo evento

Distributed Ledger Technology e capital markets

si terrà martedì 27 Giugno 2017. Per informazioni ed iscrizioni: www.mate.polimi.it/fintech

Pillole dal Rapporto sulla Stabilità Finanziaria della Banca d’Italia
di Emilio Barucci

Giu 02 2017
Pillole dal Rapporto sulla Stabilità Finanziaria della Banca d’Italia  di Emilio Barucci

 

  • La propensione al risparmio sul reddito disponibile delle famiglie italiane è pari all’8,5% contro il 12,2% prima della crisi.
  • Rispetto al dato prima della crisi, nel portafoglio delle famiglie italiane cresce la quota dei depositi, delle polizze assicurative, dei fondi comuni, cala la quota dei titoli pubblici e delle obbligazioni bancarie.
  • La quota delle famiglie italiane vulnerabili (a rischio di deterioramento del credito) è pari al 2% (13.4% sul totale dei debiti). Nel caso di aumento di 1% dell’euribor nel 2017 il tasso passerebbe al 2,4%.
  • La leva finanziaria delle imprese italiane, seppur in flessione rispetto agli ultimi anni, è pari al 45% quattro punti percentuali al di sopra della media dell’area euro.
  • Da settembre 2016 a aprile 2017 il rifinanziamento presso l’Eurosistema delle controparti italiane è passato sa 186 a 257 miliardi (principalmente TLTRO2). La quota di attività disponibili per ottenere liquidità addizionale è scesa dal 34% al 24%.
  • Il flusso di crediti deteriorati delle banche italiane è pari al 2,3% ed è oramai prossimo al valore prima della crisi. Il tasso di ingresso in sofferenze continua invece ad essere superiore in misura significativa.
  • Le emissioni nette di obbligazioni delle banche continuano ad essere negative. Per soddisfare il requisito MREL le banche italiane dovranno tornare ad aumentare la raccolta all’ingrosso.
  • I titoli di debito pubblico in possesso delle banche italiane sono diminuiti di 36 miliardi e sono pari a 339 miliardi, in rapporto all’attivo il peso è passato dal 10,4% al 9,6%. Lo stock di titoli di debito pubblico in possesso delle compagnie assicurative è pari a 360 miliardi.
  • I principali intermediari bancari italiani detengono il 21% di attività valutate al fair value (29% a livello europeo). Il 66% delle attività valutate a fair value sono di livello 1 mentre la media a livello europeo è 34%.
  • La riduzione media dell’eccedenza delle attività su passività nello scenario low for long delle compagnie di assicurazioni italiane è del 5% mentre a livello europeo il valore è pari al 18%. Nello scenario double hit la diminuzione è dell’ordine del 30% ed è in linea con quanto osservato in media in Europa.
  • L’impatto del volatility adjustments per le compagnie assicurative italiane sul solvency ratio è pari a 19 punti base, ammontare ben più basso rispetto ad altri paesi europei (media europea 34 punti base).